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Grecia, occupazione solo per pochi

I mercati oscillano paurosamente tra il precipizio fiscale degli Stati Uniti e la bancarotta di Atene, ma c’è chi è già finito sfracellato fuoristrada. È la popolazione greca, poco più di 11 milioni di persone di cui la maggioranza in età lavorativa non è più al lavoro. Accade in un paese dell’Europa, non chissà dove: secondo gli ultimi rilevamenti fermi ad agosto scorso, in Grecia la disoccupazione ha investito 1,3 milioni di persone, con un tasso del 58% fra i giovani con meno di 24 anni. A questi vanno aggiunti 3,4 milioni di adulti registrati come inattivi. Vuol dire che 4,7 milioni di persone oggi in Grecia non sono al lavoro, contro 3,7 milioni ancora occupati. Una tragedia senza fine.
Con questi numeri, il parlamento greco si appresta domani a votare la legge di bilancio. E a ricevere lunedì prossimo il giudizio dell’Eurogruppo, da cui dipende l’arrivo di nuovi aiuti finanziari, pari a 31,5 miliardi di euro, su cui la Germania ha però tirato il freno a mano (ricordano che c’è di mezzo un voto anche del parlamento tedesco). Ma sempre per non farsi mancare nulla, martedì la banca centrale greca emetterà titoli di Stato a breve termine per rimborsare i 4,1 miliardi di bond in scadenza il 16 novembre ed evitare un default sul debito. Atene metterà in asta bond a 1 e 6 mesi per un totale di 3,125 miliardi. Chiaro che le borse europee hanno chiuso ieri assai contrastate, in un clima di incertezza assoluta.
E’ difficile dire dove può andare un paese in cui la maggioranza della popolazione in età lavorativa non lavora più. E dove chi ha ancora un posto si vede tagliare giorno per giorno stipendi e servizi. In settimana, dopo una notte di violenti scontri di piazza e una settimana di scioperi, il parlamento ha approvato una nuova tornata di misure di austerità per 13,5 miliardi, imposte da Ue, Bce e Fmi. Per evitare il fallimento, pur se a un prezzo sempre più insostenibile.
L’ultimo pacchetto di misure è contenuto in un disegno di legge di 600 pagine, una nuova mannaia sul paese nel quinto anno consecutivo di recessione. Salari, pensioni, sussidi vari e impiegati statali finiscono nuovamente per mettere la testa sotto una finanziaria di medio termine (2013-2016) che cancella tutti i bonus extra per pensionati e dipendenti statali, introduce nuovi tagli sino al 25% alle pensioni e riduce i cosiddetti «stipendi speciali» (polizia, magistratura, forze armate, personale medico degli ospedali statali, docenti universitari, diplomatici) fino al 27%. Se non bastasse, la legge apre al licenziamento di altri duemila statali e all’abolizione della previdenza sociale pubblica, sostituita da indennità collegate al reddito.
Alla troika viene offerto il sacrificio del pagamento di tutti gli extra nei salari dei dipendenti del settore pubblico, un taglio retroattivo al luglio scorso dal 3 al 27% agli «stipendi speciali», il congelamento – dal primo gennaio 2013 alla fine del 2016 – del pagamento di tutti gli incentivi di produzione agli statali e un tetto massimo di 1.900 euro per i salari di tutti i dipendenti di agenzie ed enti delle amministrazioni pubbliche. Tagli lineari poi degli stipendi dei dipendenti di comuni, regioni e dei ministeri. Sempre in base al pacchetto, le pensioni del settore privato saranno ridotte fino al 25% mentre sarà pure innalzata di due anni (da 65 a 67) l’età pensionabile, saranno aboliti i bonus extra per i pensionati statali, le pensioni dei parlamentari e delle autorità comunali a partire dalle prossime elezioni. Già che c’era, il varo delle misure contiene anche un taglio dei diritti dei lavoratori pubblici e il licenziamento o il trasferimento dei dipendenti statali il cui ente sia stato abolito. L’effetto (studiato) si porterà via duemila posti di lavoro entro il 2012.
Ma cosa salveranno gli aiuti internazionali? L’Eurogruppo di lunedì già mette le mani avanti, «per finalizzare la decisione servirà una nuova riunione», dicono a Bruxelles, anche se, bontà loro, aggiungono che il 16 novembre, giorno della scadenza dei bond greci, «per la Grecia non ci sarà nessun default, né premeditato, né accidentale». Solo il lavoro va in default, ma la troika è sorda da questo orecchio.

da “il manifesto”

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