Duro colpo per il governo di destra e per un’intera classe politica che continua imperterrita la sua guerra contro la sinistra basca. Una guerra fatta di arresti, illegalizzazioni, torture, violazioni dei diritti umani e politici.
Dopo mesi di attesa, infatti, questa mattina il Tribunale Europeo dei Diritti Umani ha respinto il ricorso presentato dall’esecutivo di Madrid contro una sentenza emessa dallo stesso tribunale internazionale nel luglio del 2012. Più di un anno fa infatti la Corte di Strasburgo aveva bocciato il carattere retroattivo di una legge spagnola – la 197/2006 – che viola il Trattato Europeo sui Diritti Umani. Con il pronunciamento di oggi il Tribunale Europeo conferma la sua decisione e ordina l’immediata messa in libertà della prigioniera politica basca, arrestata 26 anni fa e rimasta in carcere a causa della ‘dottrina Parot’, un meccanismo repressivo adottato da Madrid alcuni anni fa e che conteggia i benefici penitenziari sul totale degli anni di condanna inflitti ai prigionieri – nel caso di Ines del Rio circa 3000 (!) – e non sul numero massimo di anni di carcerazione previsti dalla legge spagnola, cioè 30.
Alla militante dell’ETA, che da anni soffre di una forma molto aggressiva di cancro, la ‘dottrina Parot’ venne applicata a partire dal giugno 2008, quando secondo le leggi vigenti mancava poco alla sua scarcerazione. Il ricorso al tribunale internazionale, accettato da Strasburgo, accusava la Spagna di violare vari articoli del Trattato Europeo sui Diritti Umani, in particolare il 14 che proibisce leggi discriminatorie applicate per motivazioni politiche solo ad una certa categoria di prigionieri, in questo caso i prigionieri politici baschi.
Il ricorso del governo spagnolo è stato respinto all’unanimità da tutti e diciassette i giudici del tribunale internazionale, mentre dieci di loro – contro sette – hanno deciso che l’esecutivo di Madrid debba risarcire entro 3 mesi Ines del Rio con 30 mila euro, in quanto la prigioniera politica di Tafalla ha subito un danno morale. All’unanimità i giudici impongono al governo spagnolo di pagare le spese processuali per un totale di 1500 euro.
La notizia risuona a Madrid come un vero e proprio affronto, una bocciatura netta di una delle ennesima leggi d’emergenza inventate ad hoc dai governi degli scorsi anni per inasprire una legislazione speciale già pesantemente criticata da alcune istituzioni internazionali (non da UE e USA naturalmente, che hanno sempre appoggiato incondizionatamente la repressione contro la sinistra basca).
La sentenza di Strasburgo, oltretutto adottata all’unanimità, delegittima la politica ‘della fermezza’ del governo Rajoy e soprattutto crea una potenziale spaccatura all’interno della destra spagnola. Già nel settembre del 2012 i settori più reazionari del Partito Popolare, raccolti attorno a Jaime Mayor Oreja e alle varie associazioni delle ‘vittime del terrorismo’, avevano scatenato una forte campagna contro la decisione da parte del governo di scarcerare un prigioniero politico basco – Josu Uribetxeberria Bolinaga – perché malato terminale di cancro ed in fin di vita.
L’accoglimento del ricorso di Ines del Rio non avrà effetto solo nel suo caso, ma anche su altre decine di prigionieri politici della sinistra indipendentista tenuti in carcere attraverso l’applicazione della Doctrina Parot, introdotta nel 2006. Già nei giorni scorsi, consapevole della bocciatura da parte del Tribunale dei Diritti Umani, Rajoy e i suoi avevano lanciato una campagna allarmistica denunciando che la decisione di Strasburgo avrebbe rimesso in libertà 61 ex militanti dell’ETA, sei membri del gruppo armato antifascista spagnolo Grapo, un militante dell’Esercito Guerrigliero del Popolo Galiziano Libero ed altri 15 prigionieri ‘sociali’. Annunciando comunque che l’esecutivo avrebbe adottato tutte le misure a sua disposizione per non obbedire ad una eventuale sentenza sfavorevole puntualmente giunta. Per il pomeriggio di oggi ministri e dirigenti del Partito Popolare hanno annunciato riunioni straordinarie e conferenze stampa: l’intenzione del PP è rifiutare l’applicazione in blocco della sentenza del tribunale internazionale ma far si che la magistratura spagnola – la stessa che ha inventato la Doctrina Parot – analizzi uno per uno eventuali ricorsi presentati dai condannati tenuti in carcere sulla base di un procedimento contrario alla legge. La preoccupazione del Partito Popolare è grande. In particolare il timore è che un suo eventuale ‘cedimento’ di fronte alla sentenza proveniente da Strasburgo sollevi una ondata di indignazione nei settori più reazionari e fascistoidi dell’opinione pubblica spagnola, che di risolvere il conflitto basco con giustizia e attraverso una via politica e democratica non ne vogliono proprio sapere e che potrebbero far pagare cara a Rajoy una sua eventuale posizione ‘accomodante’ nei confronti di quanto deciso dal Tribunale dei Diritti Umani.
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