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Varoufakis: “Atene punita per minacciare Roma e Parigi”. Tsipras: “nessun piano B”

Il premier greco Alexis Tsipras, chiamato a difendersi nei giorni scorsi in occasione del ‘question time’ davanti al Parlamento, ha ammesso che il suo governo ha in segreto approntato un piano di emergenza nel caso le trattative con i Paesi creditori fossero fallite, ma ha anche detto di non aver mai fatto piani tesi a portare la Grecia fuori dall’euro. Così il premier ha difeso il suo operato dopo le polemiche sul cosiddetto “Piano B” innescate dalle rivelazioni dell’ex ministro delle Finanze Yanis Varoufakis mentre all’interno del suo partito Syriza continua a montare l’onda del dissenso e nel Paese si profilano i primi scioperi pesanti dopo quasi sei mesi di relativa calma sindacale, interrotta dallo sciopero nel settore pubblico e nei trasporti convocato dopo l’accettazione del governo del pesantissimo Terzo Memorandum.
Tsipras ha spiegato ai deputati di aver agito “in maniera responsabile” dando personalmente ordine a Varoufakis di preparare un piano di emergenza nel caso in cui i creditori avessero pianificato una Grexit. “Se i nostri partner e creditori avessero preparato una Grexit, noi come governo non avremmo dovuto approntare una difesa?”, ha chiesto Tsipras all’Assemblea paragonando il piano alle difese che un Paese dovrebbe preparare in caso di guerra.
Il premier non ha citato direttamente il piano di Varoufakis, che era presente in aula, ma ha detto che l’idea di creare una banca dati per fornire ai greci dei codici per effettuare pagamenti arretrati (al governo) difficilmente può essere considerata “un piano segreto e satanico per tenere il Paese fuori dall’euro”. Tsipras ha poi in qualche modo difeso il suo ex ministro che continua comunque a lanciare bordate nei confronti del governo dopo essere stato estromesso dall’esecutivo ai primi di luglio perché contrario all’accettazione del Terzo Memorandum. “Varoufakis può aver fatto degli errori, come tutti noi ne abbiamo fatti – ha detto il premier -. Potete criticarlo per tutto… ma non potete accusarlo di aver rubato i soldi dei greci o di avere un piano segreto per portare la Grecia verso il baratro”.
Mentre Tsipras era impegnato in Parlamento, i rappresentanti dei creditori – Ue, Bce e Fmi più l’Esm, già ribattezzati “la Quadriga” – dopo i contatti dei giorni scorsi fra i tecnici di entrambe le parti, hanno avviato i primi colloqui ad alto livello con il ministro delle Finanze, Euclid Tsakalotos, e con quello dell’Economia, Giorgos Stathakis, cominciando a discutere sui dettagli del cosiddetto “piano di salvataggio” della Grecia per un valore di circa 85 miliardi di euro.
Intanto in un’intervista concessa al quotidiano spagnolo El Pais l’ex ministro delle Finanze è tornato a definire impraticabile e destinato al rapido fallimento il piano imposto alla Grecia, avvertendo Roma e Parigi che rischiano di fare la stessa fine di Atene. 
“Noi avevamo offerto all’Fmi, alla Bce e alla Commissione l’opportunità di tornare ad essere le istituzioni che erano in origine; ma hanno insistito per ripresentarsi come Troika. Ma l’ultimo accordo si basa sulla prosecuzione di una farsa, ma si tratta solo di procrastinare la crisi con nuovi prestiti insostenibili, facendo finta di risolvere il problema. Ma si può ingannare la gente, si possono ingannare i mercati per qualche tempo, non all’infinito” esordisce Varoufakis, che poi a proposito del “piano di salvataggio” afferma: “L’accordo è programmato per fallire. E fallirà. Siamo sinceri: il ministro tedesco Wolfgang Schaeuble non è mai stato interessato a un’intesa in grado di funzionare. Ha affermato categoricamente che il suo piano è ridisegnare l’eurozona: un piano che prevede l’esclusione della Grecia. Io lo considero come un gravissimo errore, ma Schaeuble pesa molto in Europa. Una delle maggiori mistificazioni di queste settimane è stata quella di presentare il patto tra il nostro governo e i creditori come un’alternativa al piano di Schaeuble. Non è così. L’accordo è parte del piano Schaeuble. (…) Mi aspetto molto rumore, e poi rinvii, mancato raggiungimento di obiettivi che di fatto sono irraggiungibili, e l’aggravamento della recessione, che finirà per tradursi in problemi politici. Allora si vedrà se l’Europa vuole davvero continuare a portare avanti il piano di Schaeuble oppure no”. 
A proposito dei piani del superministro tedesco Varoufakis spiega: “Schaeuble vuole mettere da parte la Commissione e creare una sorta di super-commissario fiscale dotato dell’autorità di abbattere le prerogative nazionali, anche nei Paesi che non rientrano nel programma. Sarebbe un modo per assoggettarli tutti al programma. Il piano di Schaeuble è di imporre dovunque la Troika: a Madrid, a Roma, ma soprattutto a Parigi”. Secondo l’ex ministro delle Finanze di Atene “Parigi è il piatto forte. È la destinazione finale della Troika. La Grexit servirà a incutere la paura necessaria a forzare il consenso di Madrid, di Roma e di Parigi”.
Secondo l’economista, però, la Germania e il blocco di alleanze che Berlino ha costruito starebbe tirando troppo la corda: “Nessuno è libero quando anche una sola persona è ridotta in schiavitù: è il paradosso di Hegel. L’Europa dovrebbe stare molto attenta. Nessun Paese può prosperare, essere libero, difendere la sovranità e i suoi valori democratici quando un altro Stato membro è privato della prosperità, della sovranità e della democrazia”.
Nell’ultima parte dell’intervista a El Pais, poi, Varoufakis interviene sui dissensi tra lui e il primo ministro che hanno portato alle sue dimissioni. Riferendosi al primo ministro, afferma: “Il suo lavoro era quello di un premier. Il mio, nella mia qualità di ministro, era di mettere a punto i migliori strumenti per quando avremmo preso quella decisione. C’erano buoni argomenti per farlo, come c’erano per non premere quel pulsante”. Concludendo comunque che “Fin da quando ero giovanissimo, ho sempre respinto nella mia concezione politica il discorso thatcheriano dell'”assenza di alternative”. C’è sempre un’alternativa”.
Intanto contro il governo e le sue decisioni comincia a crescere la rabbia all’interno della società, e dopo i lavoratori pubblici e quelli dei trasporti tocca in questi giorni ad altri settori incrociare le braccia. 
Il sindacato dei medici dell’Ente nazionale per la Prestazione dei Servizi Sanitari (Eopyy) ha annunciato che da venerdì i propri iscritti sono in sciopero e ci rimarranno finché non saranno pagati loro gli stipendi arretrati. Dal canto suo, il sindacato dei controllori di volo ha reso noto di aver indetto per mercoledì prossimo, 5 agosto, uno sciopero di avvertimento dalle 14 alle 18 locali. L’agitazione bloccherà per quattro ore tutti i voli in arrivo ed in partenza dalla Grecia.

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