Un camion pieno di esplosivo è esploso dopo essersi lanciato contro un centro addestramento della polizia a Zliten, in Libia. L’attentato ha provocato la morte di una sessantina di poliziotti (che salirebbero a cento secondo altre fonti). I feriti nel centro di addestramento di Al-Jahfal sono decine. Secondo Al Jazeera tutti i quattro ospedali della zona sono in emergenza in seguito all’attentato, anche l’ospedale di Misurata, distante circa 60 chilometri da Zliten, ha chiesto ai cittadini di donare sangue per i feriti nell’attentato. Il ministero della Sanità ha dichiarato lo stato di emergenza anche a Tripoli e Misurata per fronteggiare l’alto numero di morti e feriti. Il camion-bomba è stato rivendicato come una “operazione di martirio”, da un gruppo in Libia collegato all’Isis, il quale però non ha ancora rivendicato direttamente l’attentato terroristico.. Sull’agenzia Amaq, ritenuto uno dei media ufficiali del califfato, si afferma che l’attentato è stato messo a segno “da uno degli eroi dello Stato islamico a Zliten”. La città di Zliten sorge nei pressi di Misurata, a una settantina di chilometri a ovest, in un’area sotto il controllo delle milizie locali che vengono ritenute vicine al governo islamista “di Tripoli”, legato al network dei Fratelli Musulmani e dunque avversario del network saudita al quale fa invece riferimento l’Isis.
Ma quello a Zliten non è stato l’unico episodio di guerra in Libia. Una decina di morti e sette cisterne in fiamme si sono registrati presso alcuni terminal petroliferi libici a causa di combattimenti fra guardie delle installazioni e jihadisti dell’Isis. A riferirlo è l’agenzia libica Jana citando un portavoce della Compagnia petrolifera nazionale (Noc). Ci sono cinque cisterne in fiamme a Sidra e due a Ras Lanuf, terminal situati ad est di Sirte e e interessati da combattimenti sin da lunedì. I vigili del fuoco non riescono a raggiungere i porti per domare le fiamme. I combattimenti intorno ai terminali petroliferi erano iniziati lunedi scorso.
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