Cinquanta morti e almeno altrettanti feriti. Questo il primo bilancio della sparatoria avvenuta alle 2 di notte (ora locale) in un gay club di Orlando, in Florida.
Ad aprire il fuoco è stato Omar Mateen, classe 1986, cittadino statunitense di Port St. Lucie, di genitori afgani. L’uomo, a quanto riportano fonti locali, sarebbe entrato nel club armato di un fucile, di una pistola e di un ordigno esplosivo addosso, mentre pare che una seconda bomba fosse nell’auto dell’uomo. Stando a una prima ricostruzione dei fatti, Mateen sarebbe entrato nel locale intorno alle 2 del mattino, mentre all’interno era in corso una serata a base di musica latina. L’uomo si sarebbe chiuso nella discoteca e avrebbe sostanzialmente sequestrato tutti i presenti.
Tre ore dopo, grazie all’intervento di polizia e Swat, il killer sarebbe stato freddato dagli agenti, ma dentro era già andata in scena la carneficina. Ancora in via d’accertamento i motivi che hanno portato il 29enne, di professione guardia giurata, a compiere la strage: l’Fbi lascia trapelare che potrebbe trattarsi di un atto di terrorismo – a tal proposito si mormora che l’uomo in passato abbia avuto contatti con alcuni gruppi islamisti radicali, anche se le voci non hanno ancora trovato conferme –, anche se l’ipotesi che va per la maggiore è che l’uomo abbia deciso di agire motivato dall’odio nei confronti della comunità omosessuale, proprio nel giorno in cui in tutto il mondo sono andate in scena i cortei del Pride.
Alla Nbc News, il padre di Mateen avrebbe sostanzialmente confermato questa ipotesi: «Il movente religioso non c’entra nulla, un paio di mesi fa ha visto due gay che si baciavano a Miami ed era molto arrabbiato. In questo momento siamo scioccati come il resto dell’America».
Unanime il cordoglio della comunità internazionale: oltre al presidente Barack Obama che ha espresso la propria vicinanza e ha chiesto di essere costantemente informato, parole di solidarietà sono arrivate anche dai principali leader mondiali, tra cui anche il presidente del consiglio italiano Matteo Renzi, che in un tweet ha parlato di «Solidarietà e commozione del governo italiano per l’atroce strage di Orlando in Florida. Il nostro cuore è con i nostri fratelli americani».
In attesa che si faccia chiarezza sul movente, appare chiaro che siamo davanti all’ennesima strage a mano armata compiuta negli Stati Uniti: soltanto nel 2016, infatti, da quelle parti le sparatorie registrate sono state ben 132, per un bilancio finale di 156 morti. Il paese della armi facili, ancora una volta, si scopre debole al suo interno: l’estrema facilità con cui è possibile procurarsi un fucile, una pistola o addirittura un’arma d’assalto si sta rivelato un nemico molto più pericoloso di tutti gli altri messi insieme.
Mario Di Vito
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