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La Germania del dopo Merkel si affida ad una coalizione-semaforo

Dopo settimane di trattative ha preso forma il nuovo governo tedesco del dopo Merkel. Anche questa volta sarà un governo di coalizione, anche se la Cdu-Csu rimane fuori, e verrà sostituita da una alleanza tra i socialdemocratici della Spd, i Verdi e i Liberali.

La triade di comando vede come cancelliere Olaf Scholz della Spd, ex numero due del governo di coalizione uscente, l’ecologista Annalena Baerbock ministra degli esteri, il liberale Christian Lindner alla guida del ministero delle Finanze. Dunque la politica estera sarà nelle mani di una “Verde” filo Nato che non farà rimpiangere il bombardiere verde Joscha Fischer e l’economia nelle mani dei custodi dell’ordoliberismo tedesco. Ai Verdi andrà anche il ministro dell’Ambiente che potrebbe avere più poteri che in passato sull’economia.

Il nuovo governo giurerà sul suo insediamento il prossimo 6 dicembre. L’agenda politica di quella che viene definita Ampelkoalition (coalizione-semaforo e non più Grosse Koalition) sarà caratterizzata dagli interventi sulla transizione ecologica, legalizzazione della cannabis ed estensione del diritto di voto ai 16enni, salario minimo  come già annunciato da Scholz in campagna elettorale. Il salario minimo legale potrebbe essere aumentato a dodici euro all’ora (attualmente è a 9,60 euro).

Il giornale Der Spiegel dà voce alle cautele con le quali il padronato tedesco guarda al nuovo governo. Il presidente della BDA (la Confindustria tedesca, ndr)  Rainer Dulger ha elogiato, l’abbandono da parte della coalizione-semaforo degli aumenti delle tasse e, contestualmente, il rispetto del freno all’indebitamento. “Purtroppo, alla Ampelkoalition è mancato il coraggio di andare oltre lo status quo per creare nuove libertà per aziende e dipendenti e rafforzare la responsabilità personale”.

Caute critiche sono arrivate anche dalla potente Camera di commercio e industria tedesca (DIHK). Il contratto di governo è stato “formato da uno spirito costruttivo per il futuro”, ha affermato il presidente della DIHK Peter Adrian. Tuttavia, ci sono ancora incertezze per la pratica commerciale. Fondamentale è soprattutto “la questione poco chiara del finanziamento di molti progetti”.

Secondo la DW, invece, alcune ONG hanno espresso una cauta approvazione dei piani del nuovo governo. Gli attivisti contro il commercio di armi hanno accolto con favore il fatto che il governo stia progettando una nuova legge sul controllo delle esportazioni, pur riservando il giudizio per vedere cosa conterrà. E i gruppi anti-lobbismo sono stati contenti di vedere alcuni piccoli ma cruciali passi verso una migliore trasparenza su chi ha accesso ai parlamentari.

Ma il nuovo governo dovrò misurarsi da subito con l’emergenza pandemica, che in Germania sta colpendo molto pesantemente, ed anche con una situazione economica niente affatto positiva, come segnalato qualche giorno proprio dalla Bundesbank.

Infine ci sono tutte le tensioni geopolitiche interne ed esterne. Sul piano interno all’Unione Europea, la Germania dovrà decidere come e se adeguarsi al ritmo di marcia impresso dalla Francia di Macròn sull’autonomia strategica e la politica militare comune.

Sul fronte esterno la Germania dovrà decidere se arruolarsi alla nuova Guerra Fredda – e alle guerre ibride che ne derivano – contro la Russia scatenata dagli Usa e dalla Nato. L’aumento delle spese militari già avviato da giugno non promette nulla di buono. Si tratta di verificare se è un tributo al pressing degli Stati Uniti nella Nato o un viatico per i progetti di esercito europeo perseguiti dalla Francia.

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