Giovedì 10 febbraio, la presidentessa della Commissione europea, Ursula von der Leyen, si è recata in visita a Dakar, in Senegal, dove è stata ricevuta in pompa magna dal capo di Stato Macky Sall, appena subentrato alla presidenza dell’Unione Africana. Oltre al rafforzamento della cooperazione bilaterale con il Senegal, sul tavolo c’era la preparazione del sesto vertice tra Unione Europea e Unione Africana in programma per il 17-18 febbraio a Bruxelles.
Un vertice che arriva in momento ed in un contesto di forte tensione in tutto il Sahel, in particolare per quel che riguarda i rapporti tra la Francia e il Mali, dopo l‘espulsione dell’ambasciatore francese e il braccio di ferro imposto dalle autorità maliane sull’allargamento della Task Force Takuba ai contingenti militati degli alleati europei.
Al tempo stesso, la concomitanza tra la presidenza dell’Unione Africana da parte di Macky Sall (per un anno) e il semestre di presidenza del Consiglio dell’UE da parte di Emmanuel Macron, oltre alle ottime relazioni politiche e alla convergenza globale di vedute sulle questioni internazionali tra i due capi di Stato, potrebbe essere un fattore di maggior intesa sulle incombenti sfide politiche, economiche e militari che riguardano le due sponde del Mediterraneo.
Tutto ciò senza escludere i secondi fini politici nell’esercizio delle rispettive funzioni di presidenza. Macky Sall e il suo partito di governo hanno perso nelle elezioni municipali di fine gennaio la capitale Dakar e diverse altre città, con Ousmane Sonko (presidente del PASTEF, eletto a Ziguinchor) che si candida ad essere il principale rivale nelle prossime elezioni presidenziali del 2024.
Per Emmanuel Macron la scadenza elettorale è decisamente più ravvicinata, con il primo turno delle presidenziali che si terrà il prossimo 10 aprile e che lo vede al momento favorito nei sondaggi.
Parlando del “rapporto duraturo, solido e amichevole” tra l’Unione Europea e il Senegal, il presidente Macky Sall si è felicitato dell’assegnazione da parte della UE di circa 3,2 miliardi di franchi (4,9 milioni di euro) come parte di un accordo destinato a finanziare il progetto MADIBA (Manufacturing in Africa for Disease Immunization and Building Autonomy) all’Istituto Pasteur di Dakar.
Questo progetto – inserito nel programma “Team Europe” lanciato dall’UE – riguarda la creazione di un impianto di produzione di vaccini nel paese africano con l’intento di “ridurre la dipendenza del 99% dell’Africa dalle importazioni di vaccini e rafforzare la futura resilienza alle pandemie nel continente”, come ha dichiarato in una nota la Commissione europea.
Ricordando i settori di cooperazione tra l’Unione Europea e il Senegal, come “la governance e l’economia, la transizione energetica e lo sviluppo dell’agricoltura sostenibile, l’acqua, la pace e la sicurezza”, il presidente Macky Sall ha invocato un “partenariato rinnovato” tra l’Europa e l’Africa nel reciproco “interesse a lavorare insieme”.
A tal proposito, Ursula Von Der Leyen ha annunciato “più di 150 miliardi di euro di investimenti attraverso il programma Africa-Europa, il primo piano regionale in assoluto del Global Gateway”, aggiungendo che questo piano è radicato nei “valori cari all’Europa e all’Africa, come la trasparenza, la sostenibilità, il buon governo e la preoccupazione per il benessere delle persone”.
La nuova strategia europea di investimento “Global Gateway”, lanciata a dicembre 2021, dovrebbe mobilitare fino a 300 miliardi di euro di fondi pubblici e privati entro il 2027 in progetti di infrastrutture nei settori digitale, energetico e dei trasporti in tutto il mondo. Il finanziamento avviene attraverso una combinazione di fondi UE, investimenti degli stati membri e capitale raccolto dalle banche d’investimento europee (EIB e della EBRD).
La sua declinazione all’interno del “Africa–Europe Investment Package” fissa l’orizzonte al 2030 e mira a “sostenere l’Africa per una ripresa e trasformazione forte accelerando la transizione verde, la transizione digitale, la crescita sostenibile e la creazione di posti di lavoro dignitosi, il rafforzamento dei sistemi sanitari e il miglioramento dell’istruzione e della formazione”.
“Per tutto questo, abbiamo bisogno del settore privato, delle sue competenze e dei suoi forti investimenti, abbiamo anche bisogno della volontà politica al più alto livello”, ha detto Ursula von der Leyen, certa di poter contare sull’appoggio del presidente senegalese Macky Sall, sodale del suo omologo francese Emmanuel Macron e attore di rilievo nei rapporti diplomatici e politici tra la Francia e la CEDEAO.
L’UE può contare anche su un altro alleato fidato e fedele per la sua strategia di investimento in Africa: il Marocco. Infatti, prima della sua visita in Senegal, Ursula von der Leyen si è anche recata in visita ufficiale a Rabat, dove ha incontrato il primo ministro marocchino Aziz Akhannouch ed annunciato un “partenariato verde” tra la UE e il Marocco.
Va notato che il Marocco è il primo partner economico dell’UE in Africa e come tale beneficia di vantaggi commerciali da oltre 20 anni. Tutto questo in barba alle accuse internazionali sul mancato rispetto dei diritti umani da parte del regime del sovrano Mohammed VI, sulla repressione politica nei confronti di giornalisti indipendenti come Omar Radi e Souleiman Raissouni o ancora sul riconoscimento del diritto all’autodeterminazione del popolo saharawi.
L’ambizione dell’UE è di fare di questi due paesi – il Marocco e il Senegal – delle “teste di ponte” per il nuovo partenariato strategico con numerosi paesi del continente africano e rafforzarsi ulteriormente come soggetto forte e di primo piano nella competizione interimperialista.
Nonostante i tentativi smaccati di Ursula von der Leyen di accreditare “l’Europa [come] il partner più affidabile per l’Africa e di gran lunga il più importante”, è chiaro che questa nuova strategia di investimento dell’UE è una risposta diretta alla Nuova Via della Seta cinese lanciata nel 2013. Una sfida aperta che non riguarda esclusivamente il piano economico e di investimento, ma anche quello delle relazioni politiche internazionali.
L’ultimo summit del Forum on China-Africa Cooperation si è svolto proprio a Dakar, in Senegal, il 29-30 novembre 2021, e si è concluso con l’adozione di un “piano d’azione” per il periodo 2022-2024 in cui vengono tracciati gli assi per una cooperazione che miri a creare “una sinergia tra la Visione di cooperazione Cina-Africa 2035, gli Obiettivi a lungo termine per il 2035 della Cina, l’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite, e l’Agenda 2063 dell’Unione Africana”.
È evidente come l’Africa – con tutte le sue sfaccettature multidimensionali, peculiarità regionali e specificità locali – stia diventando un teatro importante per la competizione internazionale in un mondo sempre più multipolare.
Nel frattempo, il vertice tra Unione Europea e Unione Africana del prossimo 17-18 febbraio non vedrà la partecipazione non solo del Mali – sotto embargo economico e finanziario per le sanzioni della CEDEAO – , ma anche della Guinea e del Burkina Faso, sospesi a seguito dei recenti colpi di Stato.
La presenza del gruppo paramilitare russo Wagner in Mali è stata più volte considerata “inaccettabile” e “incompatibile” sia Francia che dall’UE nel suo complesso, anche per i timori di un potenziale effetto domino che possa coinvolgere gli altri paesi del Sahel.
Le preoccupazioni circa la “stabilità politica” dei vari governi dell’Africa occidentale, dopo un tentativo fallito di colpo si Stato in Guinea-Bissau la settimana scorsa, così come le resistenze alla presenza militare francese e alla sua “europeizzazione” con la missione Takuba, saranno al centro delle discussioni non solo del vertice ma anche delle relazioni internazionali dei prossimi mesi tra Unione Europea e Unione Africana.
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