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La Francia al voto per le elezioni politiche

Oggi, 12 giugno, si vota per il primo turno delle elezioni legislative francesi.

Accederanno al secondo turno, il 19 giugno, solo le formazioni che politiche avranno raggiunto il 12,5% delle preferenze degli iscritti alle liste elettorali nei singoli seggi.

Questo significa che più alta sarà l’astensione – fu poco più del 50% alle precedenti legislative – più elevata sarà la soglia di sbarramento per accedere al secondo turno, verosimilmente attorno ad una forbice del 20-25%.

Probabilmente, nella stragrande maggioranza dei collegi, sarà una sfida a due, tra la coalizione della vecchia compagine governativa neo-liberista, Ensemble e quella della sinistra radicale NUPES (La France Insoumise, polo ecologista, PCF, PSI) in un clima di forte polarizzazione politica.

L’astensione sarà, specie al secondo turno, determinante per comprendere se tra le classi popolari, dove il primo partito è composto da coloro che non vanno a votare, si deciderà o meno di convogliare le proprie preferenze verso la “sinistra radicale”.

Verranno eletti 577 deputati all’Assemblea nazionale, sui 6300 candidati che si presentano al primo turno.

L’attuale presidente Macron – recentemente rieletto – “dovrà” scegliere come capo dell’esecutivo la formazione che avrà la maggioranza al secondo turno delle legislative, anche se diversa da quella che ha vinto le presidenziali.

Si tratterebbe, come più volte avvenuto nella storia politica francese della V Repubblica, di una “coabitazione” che ha visto presidenti socialisti e governi gollisti – e viceversa – dal 1958 ad oggi.

Questa volta si tratterebbe però di una cohabitation piuttosto inedita, non tra centro-destra e centro-sinistra, ma probabilmente tra un presidente che ha coniugato politiche-neoliberiste e autoritarie, come Macron, ed il leader di una coalizione della sinistra radicale apertamente anti-liberista, la NUPES: Jean-Luc Mélenchon.

Un’ipotesi tutt’altro che peregrina, considerato che dal 2002 – quando è stato cambiato il calendario elettorale, e sono state “sincronizzate” le elezioni presidenziali e quelle legislative – il presidente della Repubblica potrebbe non ottenere la maggioranza all’assemblea Nazionale.

Fino qui, Chirac nel 2002, Sarkozy nel 2007, Hollande nel 2012, e Macron nel 2017, non avevano avuto difficoltà – guadagnate le elezioni presidenziali – ad ottenere la maggioranza.

Tutti i sondaggi danno però la coalizione di maggioranza Ensemble – che riunisce Renaissance (l’ex-LREM, creatura politica di Macron nata per le elezioni del 2017), i MoDem di F.Bayrou e Horizons di É. Philippe – in difficoltà nei confronti della NUPES.

La coalizione che raggruppa la vecchia maggioranza di governo, a seconda dei sondaggi, è tra i 260 ed i 300 deputati, mentre la NUPES tra i 175 ed i 215.

Un dato che deve essere preso “con le pinze”, considerato lo storico scarto tra le indagini di opinione e la realtà del voto, ma che certifica le difficoltà di Macron, soprattutto tenuto conto che i sondaggi avevano fortemente penalizzato la LFI alle presidenziali.

Il “Presidente dei ricchi”, dopo avere vinto senza convincere il secondo turno delle presidenziali, ha condotto una campagna per le legislative assolutamente incolore, senza mai voler chiarire gli orientamenti del proprio programma, ma semplicemente screditando il RN della Le Pen e la NUPES in particolare, rinnovando il canovaccio degli “opposti estremismi”.

Ma soprattutto, la dinamica è a favore della sinistra: sondaggi e proiezioni non danno più la maggioranza assoluta – fissata a 289 deputati – alla coalizione presidenziale e non fanno che diramare stime al rialzo per il numero dei deputati che potrebbe ottenere la NUPES.

Secondo il sondaggio del 9 giugno di IPSOS France, la NUPES avrebbe la maggioranza con il 28%, mentre Ensemble il 27%, e il RN (ex-FN) della Le Pen solo il 19,6%.

Se dovessimo descrivere sinteticamente la campagna elettorale condotta fin qui dovremmo dire che Macron ed il suo entourage non sono mai usciti dall’impasse di una vittoria al secondo turno alle presidenziali ottenuta, come 5 anni fa, per fare barrage alla Le Pen.

Le Pen si pressoché disinteressata delle legislative, mentre l’ultima evoluzione politica dei gollisti – LR – dopo non avere raggiunto la soglia del 5% al primo turno delle presidenziali – spera di limitare il proprio drastico calo di consensi con il forte ancoraggio locale-clientelare; ma le proiezioni di voto li danno tra i 35 ed i 55 deputati eletti, rispetto ai 136 della scorsa legislatura.

Una marginalizzazione politica, quindi, che sembra inevitabile, così come la nuova uscita di scena della Le Pen, ormai utile solo come spauracchio per far vincere Macron.

La NUPES ha inanellato una campagna elettorale di successo, che da subito ha avuto   due aspetti come valore aggiunto.

Il primo è la realizzazione all’aspirazione all’ “unità della sinistra”, che ha una lunga storia in Francia, realizzando un programma condiviso – che abbiamo integralmente tradotto  – ed una formula che garantisse alle singole componenti una propria relativa autonomia in Parlamento, con propri gruppi all’Assemblea nazionale e la possibilità di fare proposte, ridando nuovamente centralità ad un Parlamento maltrattato dalla “monarchia presidenziale” di Macron.

Il secondo è l’essere stata in grado di dare una degna rappresentanza politica a ciò che i movimenti sociali – le tematiche da loro poste – hanno espresso negli ultimi 5 anni, con un ruolo pressoché egemonico (per ciò che concerne i nodi della politica interna) degli insoumise.es.

La LFI era stata del resto la formazione che con quasi il 22% aveva sfiorato il ballottaggio alle presidenziali, ed aveva fatto incetta di voti tra i quartieri popolari, tra le giovani generazioni e nei Territori d’Oltremare (DOM-TOM).

La campagna elettorale della NUPES è riuscita a mobilitare una parte importante di attivisti, ha avuto una risonanza mediatica grazie alle notevoli capacità comunicative del suo leader, ha creato un proprio Parlamento che ha dato spazio a differenti figure dell’attivismo politico-sociale (sindacalisti, attivisti dei diritti umani, militanti ecologisti, femministe) ed ha dettagliato “cifre alla mano” il proprio programma economico, dopo quello politico.

Il risultato del primo turno ci dirà se si conferma la polarizzazione politica tra Macron e Mélenchon come sbocco ad una crisi ventennale che ha destrutturato il vecchio bipolarismo e marginalizzato le famiglie politiche tradizionali.

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