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Pioggia di bombe su Gaza, gli Usa puntano su Abu Mazen

Raid aerei molto violenti sono in corso da ieri sera sul centro-nord di Gaza. Si concentrerebbero su Jabaliya, Gaza city (nei quartieri di Al Nasr, Rimal Shujayeh, Tel Al Hawa e al Jalaa) ma anche più a sud a Khan Yunis.

Fonti israeliane scrivono su X (ex Twitter) che sono stati compiuti oltre 100 bombardamenti in appena 30 minuti.

Durante la notte scorsa un bombardamento israeliano avrebbe causato la morte di 51 persone nel campo profughi di al-Maghazi.

Il Ministero della Sanità palestinese ha annunciato ieri che il bilancio delle vittime a Gaza ha raggiunto quota 9.770, cifra che comprende 4.800 bambini. Più di 24.000 persone a Gaza sono state ferite nei bombardamenti.

Nella Cisgiordania, invece, dal 7 ottobre 152 palestinesi sono stati uccisi dalle forze di occupazione e dai coloni israeliani, mentre 2.100 sono stati feriti. Numerosi gli arresti tra gli attivisti, compresa Ahed Tamimi, chiamata anche “la bionda” per via della folta chioma di capelli riccissimi.

Nel 2018, a soli 17 anni, scontò 8 mesi di carcere inflitti dal tribunale militare per aver schiaffeggiato due soldati israeliani nel villaggio cisgiodano Nebi Saleh. Un gesto che l’aveva trasformata in un simbolo della lotta popolare palestinese contro l’occupazione israeliana. Con lei era stata condannata la madre Narimam.

Nel frattempo le comunicazioni telefoniche e la rete internet sono di nuovo ferme. come accaduto nei giorni passati prima di altri massicci attacchi aerei israeliani. La Mezzaluna Rossa comunica di aver perduto ogni contatto con i suoi team medici e le ambulanze.

Proseguono anche i combattimenti tra soldati israeliani e militanti di Hamas mentre i reparti corazzati dello Stato ebraico hanno o avrebbero completato l’accerchiamento di Gaza city. Il portavoce militare comunica che 33 soldati sono stati uccisi durante gli scontri a fuoco dall’inizio dell’offensiva di terra.

La tensione è in forte aumento anche al confine tra Israele e il Libano. I media libanesi riferiscono che un drone israeliano ha colpito un’auto civile nella zona di Bint Jbeil, uccidendo tre bambini tra gli 8 e i 14 anni e la loro nonna, e ferendo gravemente la madre. Il parlamentare di Hezbollah Hassan Fadallah ha affermato che l’attacco è uno “sviluppo pericoloso” che avrà ripercussioni.

Poco fa l’esercito israeliano ha riferito che Hezbollah ha ucciso un civile israeliano con un razzo anticarro sparato lungo il confine. Hezbollah si è assunto la responsabilità del lancio di numerosi razzi contro la città di Kiryat Shmona come rappresaglia per l’attacco aereo israeliano in Libano.

Abu Mazen “disponibile” a gestire Gaza in futuro

Ma la notizia più importante sembra decisamente quella secondo cui il presidente palestinese Mahmoud Abbas avrebbe espresso domenica la sua disponibilità ad aiutare a gestire la Striscia di Gaza dopo la rimozione del Movimento di Resistenza Palestinese Hamas da parte di Israele. Lo riferisce l’agenzia Reuters citando un funzionario statunitense.

Secondo quanto riferito, i commenti sono stati fatti durante un incontro tra il segretario di Stato americano Antony Blinken e il leader dell’Autorità palestinese Mahmoud Abbas a Ramallah domenica, il secondo del suo genere dall’inizio della guerra israeliana a Gaza.

Reuters ha citato un alto funzionario statunitense, il quale ha affermato che durante l’incontro Blinken ha detto al leader palestinese che l’Autorità Palestinese dovrebbe svolgere un ruolo centrale nel futuro di Gaza.

Il futuro di Gaza non è stato al centro dell’incontro, ma l’Autorità palestinese sembrava pronta a svolgere un ruolo“, ha detto il funzionario statunitense, sottolineando che Blinken ha ringraziato Abbas per averlo aiutato a mantenere la calma in Cisgiordania.

Blinken ha suggerito che la soluzione più logica nella Striscia sarebbe quella di una “Autorità palestinese rivitalizzata” che alla fine la gestisca, ma ha riconosciuto che nel frattempo è probabile che altri Stati e agenzie internazionali svolgano un ruolo nella sicurezza e nella governance.

Un’altra agenzia di stampa, AFP, ha citato fonti secondo cui Abu Mazen avrebbe collegato il ritorno dell’Autorità Palestinese nella Striscia di Gaza a una “soluzione politica globale“.

Abu Mazen durante l’incontro, durato circa un’ora, ha detto che “la sicurezza e la pace si ottengono ponendo fine all’occupazione israeliana della terra dello Stato di Palestina, con la sua capitale, Gerusalemme Est, ai confini del 1967“.

La Striscia di Gaza è parte integrante dello Stato di Palestina e ci assumeremo pienamente le nostre responsabilità nel quadro di una soluzione politica globale che includa tutta la Cisgiordania, compresa Gerusalemme Est, e la Striscia di Gaza“, ha detto il presidente dell’ANP.

Da parte sua, l’agenzia di stampa ufficiale palestinese WAFA ha affermato che Abu Mazen “ha chiesto la fine immediata della devastante guerra e la rapida fornitura di aiuti umanitari, tra cui forniture mediche, cibo, acqua, elettricità e carburante, per la Striscia di Gaza”.

Il “ministro atomico” resta al suo posto

A completare il quadro, il Times of Israel riferisce che, contrariamente a quanto diffuso dai media occidentali, il primo ministro Benjamin Netanyahu non ha affatto licenziato il ministro Amichai Eliyahu, quello che aveva detto che una delle opzioni di Israele nella guerra contro Hamas è quella di bombardare Gaza con una bomba nucleare. Arma che peraltro Israele non ha mai ammesso di avere, in violazione di tutti i trattati internazionali.

Secondo quanto riportato da Channel 12, “Bibi” ha fatto marcia indietro in seguito all’opposizione del ministro della Sicurezza nazionale di estrema destra Itamar Ben Gvir (quello che invece va pubblicamente distribuendo armi ai coloni illegali in Cisgiordania).

Ben Gvir, che guida il partito di estrema destra Otzma Yehudit, di cui Eliyahu è membro, ha detto a Netanyahu che non avrebbe collaborato con la decisione di sospendere il ministro, dicendo che il governo dovrebbe concentrarsi sulla distruzione di Hamas, non sull'”educazione dei ministri”. E Netanyahu ha assentito.

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1 Commento


  • Bernardino Marconi

    Abu Mazen non rappresenta il popolo palestinese altri personaggi devono emergere affinchè la Palestina abbia il suo stato con Gerusalemme est per capitale. I coloni dovranno sgomberare dalla Cisgiordania.

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