L’accordo sulla produttività, sottoscritto da CISL, UIL, UGL e confortato dai balbettii della CGIL, che ha partecipato a tutte le fasi della trattativa ma sottraendosi dalla firma finale (per ora) per non aver ottenuto il rientro della FIOM ai tavoli negoziali, è una vera azione spregiudicata e “cattiva” dei padroni contro i lavoratori, che potranno essere demansionati e anche filmati con le videocamere durante il lavoro (che c’entra con la produttività?), oggi ampiamente vietato dallo Statuto dei Lavoratori. Si potranno inoltre modificare a piacimento retribuzioni, orari, oltre che ridimensionare ulteriormente diritti di rappresentanza sindacale con regole che saranno definite entro dicembre 2012, saranno previste sanzioni per tutti i sindacati conflittuali che avranno ancora l’ardire di difendere i lavoratori e non rispetteranno “le tregue”, in un perfetto clima da coprifuoco. E’ la fase finale della vendetta contro le conquiste degli anni settanta, che vorrebbe ogni singolo lavoratore isolato di fronte a tanta violenza.
Inoltre, mentre da un lato le controriforme sulla previdenza e l’allungamento dell’età pensionabile obbligano ad una permanenza sul posto di lavoro quella generazione che poteva maturare i requisiti per liberarsi dal lavoro salariato, contemporaneamente si creano in questo accordo le condizioni per “individuare soluzioni utili a conciliare le esigenze delle imprese e quelle dei lavoratori più anziani, favorendo percorsi che agevolino la transizione dal lavoro alla pensione, creando nello stesso tempo nuova occupazione anche in una logica di “solidarietà intergenerazionale”. Se questo fa il paio con le dichiarazioni della Fornero sul tentativo di ridurre i costi tra fra le esagerate speranza di vita e l’età della pensione, c’è da attivare gesti scaramantici contro chiunque volesse garantire la pensione solo ai morti, cioè a nessuno.
Tutto questo avviene in un contesto dove la produttività non cresce da vent’anni, secondo quanto dichiara in queste ore l’Istat, e il ruolo richiesto all’Italia da questa Europa del Fiscal Compact è quello di confermarsi paese importatore e non produttore – dall’acciaio alle automobili. Nonostante ciò si continua da decenni, con pessimi risultati, sempre con le stesse logiche di risparmio sul costo del lavoro obbligando i lavoratori a condizioni peggiori ai limiti della sicurezza, sacrificando addirittura la vita sull’altare del profitto, per sovraprodurre merci che non potranno comprare.
Le società di telecomunicazioni, settore strategico e potenzialmente trainante di un rilancio dell’economia, sembrano più interessate ad obiettivi finanziari che alle innovazioni tecnologiche, risparmiando solo e sempre sulle retribuzioni dei dipendenti, lasciando ostentamentamente lo stesso status di agiatezza alla classe dirigente, risparmiata ancora una volta dai sacrifici. E, a proposito di accordi sulla produttività, proprio a Telecom Italia, dopo che i lavoratori hanno raggiunto ed in alcuni casi superato gli obiettivi di produttività prefissati, viene invece negata la conseguente erogazione del Premio di Risultato con l’alibi “concertato”che non si potrebbero sottoscrivere accordi di secondo livello se non sono sottoscritti quelli di primo livello. Il tutto accade tra la rabbia diffusa e le azioni spontanee di protesta dei lavoratori sostenute dal sindacato SNATER in Telecom Italia Sparkle, che fanno da contraltare ai silenzi o alle imbarazzanti prese di posizione di CGIL,CISL,UIL,UGL.
Le firme sull’accordo di Abi, Ania, Confindustria, Lega cooperative, Rete imprese Italia, Cisl, Uil e Ugl danno un quadro devastante di sudditanza estrema e cieca a imposizioni sovranazionali che impongono povertà e disoccupazione a vantaggio degli interessi di banche, assicurazioni e multinazionali; inoltre a quelle stesse sigle sindacali preoccupate di firmare sempre tutto e sempre in fretta, negandosi ai confronti con chi dovrebbero rappresentare, era stato annunciato che avrebbero potuto sottoscrivere questo accordo anche con una “firma elettronica”, inaugurando forse un nuovo metodo per “leggere” gli accordi solo “dopo” che il padrone li avrà scritti ben bene e senza la fatica di essere presenti ai tavoli di trattativa, tanto è richiesto solo di obbedire, se poi vorranno anche credere e combattere la vicinanza con le corporazioni sindacali fasciste sarà sempre più vicina..
E’ una guerra da rispedire al mittente, non consentiremo che le nostre lotte di resistenza e di opposizione a questo ulteriore crudele provvedimento, che pochi o nessun vantaggio porterà all’economia nazionale, vengano affrontate dal governo dei tecnici come un problema di ordine pubblico e rivendichiamo il diritto ad un altro tipo di economia, che nazionalizzi le aziende strategiche e restituisca ai paesi europei la propria autodeterminazione ed autonomia sulle scelte economiche, fiscali e politiche, senza alcuna indulgenza all’Europa dei padroni ed al governo Monti, comprensivo di chi lo sostiene direttamente o indirettamente.
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