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L’uomo nero deve morire? La vicenda di Roverto Cobertera, detenuto in Italia

Il nero che deve morire si chiama Roverto Cobertera, un detenuto di 50 anni, di colore, originario di Santo Domingo. Roverto è stato condannato alla pena dell’ergastolo dalla Corte di assise di Varese per concorso in omicidio. Roverto è stato anche condannato alla pena di 8 anni di reclusione per spaccio di stupefacenti.

Come Roverto anch’io faccio parte della redazione di Ristretti Orizzonti, e ogni giorno condivido con lui questa straordinaria esperienza. Conosco bene la sua situazione, conosco il suo fascicolo processuale e assieme a me lo conoscono tutti i volontari della redazione. Emergono, come più volte ribadito da Roverto, diverse anomalie che si sono verificate durante l’indagine, e non a caso Roverto in primo grado è stato condannato alla pena di 24 anni e poi nel processo d’appello alla pena dell’ergastolo. Decisivo l’atteggiamento del suo coimputato, un maghrebino, che in fase di appello scarica le colpe su Roverto, per poi, dopo mesi, ritrattare tutto e dichiarare, anche per iscritto, che Roverto non c’entra nulla con l’omicidio per cui è stato condannato.

Roverto è chiuso dentro una cella angusta a scontare una pena ingiusta, Roverto ha una moglie che abita in Spagna, con la quale ha avuto due meravigliose bambine, ma non ha la possibilità di vedere spesso la sua famiglia. L’unico modo di farsi sentire è quella misera telefonata di dieci minuti a settimana. A causa di questa esigua possibilità di comunicare direttamente con loro, la più piccola delle sue due figlie lo rimprovera duramente perché parla poco con lei. Questo è l’aggravio di pena che colpisce tanto a Roverto quanto tutti gli altri detenuti così fortemente limitati nel comunicare direttamente con i propri cari.

L’ultima volta che ci siamo incontrati, (ultimamente non scende in redazione perché sta praticando uno sciopero della fame e della parola) mi ha detto: “Biagio, se devo morire tutti i giorni, preferisco farlo un solo giorno, così almeno tolgo la pena alla mia famiglia. Io sono ergastolano e so cosa vuol dire la pena dell’ergastolo. È un fine pena mai, e lo è anche per le famiglie. Una pena senza fine”.

Roverto si dichiara innocente del reato di omicidio, accetta le responsabilità del traffico di stupefacenti, Come lui stesso ha avuto modo di dichiarare pubblicamente nei convegni organizzati da Ristretti Orizzonti.

In passato lui ha provato ad attirare l’attenzione sul suo caso con scioperi della fame pesanti, ma iamo riusciti sempre a convincerlo a smettere, dicendogli che le cose sarebbero cambiate, che qualcuno avrebbe riconsiderato il tuo caso chiedendo la riapertura del processo. Sono passati anni e Roverto è ancora qui a scontare una pena ingiusta. Ora, di nuovo, ha iniziato questa forma estrema di protesta, con l’avvertimento che non si ferma finché non otterrà una risposta di qualche tipo sulla sua vicenda.

Mi diceva: “Biagio, questa volta voglio morire in un solo giorno, e non tutti i giorni. Non voglio che la mia famiglia sconti una pena senza fine”. Una frase mi ha colpito particolarmente: “Biagio, io sono un nero che deve morire”. Provo a convincerlo che le sue sono fissazioni, non è possibile che un paese come il nostro possa dimostrarsi così insensibile su un caso come questo e forse anche razzista.

Oggi mi sto convincendo sempre di più che Roverto abbia ragione. Succede, e non tanto ratramente, che delle persone siano tenute ingiustamente per anni dietro le sbarre, e poi, se usciranno, ci si limiterà a chiedere scusa, e a dire: ci siamo sbagliati. Ricordiamo il caso di Omar nell’omicidio di Ilaria Alpi, il caso Gullotta e tantissimi altri innocenti che scontano una pena ingiusta. Penso che tanti dovranno avere sulla coscienza Roverto e le sue bambine.

Il nero deve morire? Spero che qualcuno risponda, che qualcuno aiuti ad arrivare alla verità.

Una condanna all’ergastolo da colpevole é una pena terribile, ma se la si sconta da innocente è un orrore, una pena di morte viva e prolungata in eterno. Ciao caro amico nero, ti siamo vicini.

* da Ristretti Orizzonti

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