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L’ideologia credulona di “Repubblica”

Stamattina hanno allegramente titolato: “Volano gli stipendi nel pubblico, in 8 anni potere d’acquisto +24%”. Conoscendo molti lavoratori pubblici, trovavamo qualcosa di strano in questa notizia. Stringono la cinghia come qualunque altro lavoratore e nessuno si era accorto che invece avevano così migliorato le proprie retribuzioni? Eppure secondo “Repubblica” (e Libero, Il giornale, e via rovistando nella “libera e serva” informazione nazionale) non ci potevano esser dubbi: “Secondo la relazione annuale di Bankitalia, le retribuzione reali (al netto dell’inflazione) sono cresciute tre volte la crescita media dei salari (+6,8%). I travet guadagnano di più e lavorano meno ore dei privati”. Roba da far aprire una guerra civile, con orde di lavoratori impegnati nel privato e soprattutto giovani precari alla caccia dei “ricchi” dipendenti pubblici. Comprensibile che un simile depistaggio sociale sia compiuto dai berlusconian-brunettian-sacconiani, ma perché anche Repubblica.

L’ideologia fa male al cervello, impedisce di fermarsi a leggere e chiedersi: sarà vero?

Direte: beh, i sindacati avranno detto il contrario, ma pure loro hanno interesse a non dire davvero le cose come stanno. Hanno parlato, ovviamente, ma non sono le loro dichiarazioni che vogliamo farvi notare. Vi inviatiamo invece a leggere quel che ha risposto l’Aran, l’agenzia che fa le trattative nel pubblico impiego su incarico del governo:

“Nel biennio 2008-2009 gli stipendi dei dipendenti pubblici sono cresciuti in termini reali solo dello 0,60%. A precisarlo è l’Aran rilevando che i dati Istat contenuti nelle tabelle allegate alla relazione annuale di Bankitalia «mostrano effettivamente una dinamica sostenuta per i pubblici tra l’anno 2002 ed il 2010. Va tuttavia osservato – dice Sergio Gasparrini, della Direzione Studi Risorse dell’Aran – che il dato complessivo di crescita, pari al 22,4%, va scomposto in +17% tra il 2002 ed il 2005 ed un + 5,4% tra l’anno 2006 ed il 2010». In particolare, prosegue Gasparrini, «negli ultimi due anni (2008 e 2009) la crescita in termini reali si è limitata ad un +0,60% confermando tutte le recenti evidenze (non in valore reale) sia della Corte dei Conti (+ 0,76% del 2009 sull’anno precedente) sia dell’Istat (che a 31 marzo aveva cifrato in +0,5% la crescita per l’anno 2010) sia dell’Aran che nel proprio rapporto semestrale n.1/2010 aveva già da tempo stimato un sensibile raffreddamento delle dinamiche retributive da ascrivere sostanzialmente al blocco della contrattazione nazionale ed alle stringenti disposizioni introdotte anche sulla contrattazione di secondo livello». “

E se i salari son fermi dal 2008, mentre l’inflazione ha viaggiato al ritmo di almeno il 2% annuo, ne deriva che ad oggi gli stipendi nel pubblico impiego sono calati – in termini di potere d’acquisto ­ addirittura dell’8%.

Cari colleghi democratici di Repubblica, era così faticoso dare un’occhiata ai dati Istat (sono pubblici, sul sito dell’istituto) e poi lanciare l’applicazione “Calcolatrice” dal vostro computer?

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