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Il governo prova a prendere tempo anche con la Ue

Tutto il contrario di quello “chiesto” dal Consiglio d’Europa entro 72 ore. Ma questa maggioranza non sa e non può stravolgere gli equilibri su cui vive. Le “pensioni del Nord” sono palesemente l’ultima trincea su cui Bossi cerca di posizionare la Lega, dando per scontato il crollo del governo, la morte politica di Berlusconi e un “governo tecnico” fino al 2013. In questo modo potrebbe garantirsi un anno e mezzo di “opposizione ce l’ho duro”, con cui cercare di recuperare consenso in fuga.

Ma Berlusconi non ha margini dentro il suo blocco sociale. Tutto quello che gli ha garantito fin qui l primazia (tre occhi chiusi sull’evasione, l’uso di riorse pubbliche a fini privatissimi, criminalità organizzata e nteressi immbiliari, ecc) “deve essere” ridotto ai minimi termini se si seguono le indicazioni della Ue e della “lettera della Bce”. Questo lo immobilizza e lo costringe a evitare le “riforme” invocate da Confindustria, banche ed Europa, partorendo al loro posto lunghissimi elenchi di mezzucci e sotterfugi fiscali. Fino all’incredibile inserimento nel “decreto sviluppo” di una modifica della “legittima”: ovvero della legge sul diritto ereditario dei figli. Un modo sbrigativo per risolvere il contenzioso con l’ex moglie Veronica, che ha tre figli con lui (mentre dal primo matrimonio ce ne sono soltanto due).

Lavoratori, pesionati, precari di ogni ordine e grado sono totalmente ignorati. Tanto da questa maggioranza, quanto dall’opposizione. Al massimo un “salvadanaio” da svuotare, a cominciare dalle pensioni. Che “sono in ordine” (ovvero escono fuori da un sistema ampiamente sostenibile), ma costituiscono anche una “cassaforte” ricca da cui si può prendere molto dando l’impressione di togliere poco.

Una guerra di tutti contro tutti che si può cooncludere in molti modi. Anche se al momento il “governo tecnico” per fare il “lavoro sporco” (le “riforme economiche” e una nuova legge elettorale) resta l’ipotesi principale. Per realizzarlo bisognerà solo garantire il termine fisiologico della legislatura ai parlamentari del Pdl in cambio del loro voto a favore. Non un problema insuperabile…

Per evitarlo, l’ultima speranza di Berlusconi è un voto  marzo. Ma questo non dipende da lui. Sarà Napolitano a gestire il passaggio. E lo farò in modo “europeo”, tenendo d’occhio le priorità dell’economia viste da Bruxelles e Francoforte, non tanto quelle italiane.

 

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dal Corriere della ser

Nella missiva tutte le «cose fatte»
«Il nostro sistema è sostenibile»

Debito pubblico: l’Ue si attende misure concrete per una riduzione non simbolica dello stock, in tempi rapidi

ROMA – Una lettera a Bruxelles, lunga quattordici pagine. Con la quale il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, non elenca nel dettaglio tutte le misure che il governo prenderà per rafforzare il risanamento dei conti pubblici, ma alla quale il premier affida comunque la speranza di passare il severo esame che subirà oggi al Consiglio dei capi di Stato e di governo dell’Unione. Speranza riposta su un solo impegno preciso: il rispetto dell’obiettivo dell’anticipo del pareggio di bilancio al 2013 deciso con le manovre della scorsa estate, costi quel che costi, se necessario anche con misure aggiuntive.

Sulla previdenza si afferma l’obiettivo dell’età pensionabile a 67 anni nel 2026, senza spiegare come. In pratica, il governo si sarebbe orientato ad anticipare, dal 2014 al 2012, il percorso di aumento graduale da 60 a 65 anni dell’età pensionabile delle donne del settore privato. L’accordo con la Lega, ha detto ieri sera il ministro dell’Istruzione Mariastella Gelmini a Ballarò , prevede «67 anni per donne e uomini del settore pubblico e di quello privato, gradualmente aumentando l’età pensionabile dal 2012 al 2025». In pratica da quell’anno tutti, anche per effetto della «finestra mobile» e dell’adeguamento alla speranza di vita, andranno in pensione di vecchiaia non prima di aver compiuto 67 anni.

La lunghezza della missiva alla Commissione europea serve per ricordare tutti i provvedimenti già adottati dall’esecutivo con i decreti di luglio e agosto, che comportano una correzione dei conti pubblici del valore cumulato di 145 miliardi di euro nel quadriennio 2011-2014. Anche sul nodo delle pensioni, dove pure lo stesso Berlusconi si era esposto direttamente qualche giorno fa annunciando nuovi provvedimenti, si ricordano tutte le riforme fatte negli ultimi anni, che hanno ricevuto giudizi positivi dallo stesso esecutivo di Bruxelles e dall’Ocse, e si ritiene che questi provvedimenti garantiscano la sostenibilità finanziaria del sistema. Un’orgogliosa rivendicazione delle riforme fatte e che diversi Paesi a cominciare la stessa Francia, che come noi conservano le pensioni di anzianità, non sono riusciti a fare.

Nella lettera Berlusconi illustra anche i capitoli sui quali il governo interverrà con il decreto sviluppo, anticipando novità importanti rispetto alle bozze circolate nei giorni scorsi. Ci sarebbe una nuova stretta sul pubblico impiego, con l’obiettivo di ridurre il numero dei dipendenti pubblici, ricorrendo, se necessario, anche alla messa in mobilità. Per il settore privato si accennerebbe invece a una revisione delle norme sui licenziamenti per motivi economici, con l’obiettivo di stabilire in questi casi un indennizzo del lavoratore, senza diritto al reintegro. Ci sono poi le liberalizzazioni dei servizi pubblici locali e la riforma delle professioni, con l’abolizione delle tariffe minime. Tutte richieste, per inciso, sollecitate dalla Bce nella lettera di inizio agosto, e che finora erano rimaste inesaudite.
Grande importanza viene data anche al rilancio delle infrastrutture e alle norme di semplificazione. Per favorire la crescita si punta sull’aumento del tasso di occupazione, in particolare femminile, con i contratti agevolati di inserimento. Per i giovani si conferma la già annunciata riduzione dei contributi sull’apprendistato e si prevedono misure per frenare l’abuso dei contratti atipici e favorire la stabilizzazione dei rapporti di lavoro. Per il Mezzogiorno e le aree sottoutilizzate ci sarebbe il credito di imposta sulle assunzioni.

Berlusconi sa bene che convincere la Ue e soprattutto i mercati, su queste basi, sarà molto difficile. Sa che dovrà affrontare il forte scetticismo delle altre capitali europee sulla capacità del suo governo di gestire la crisi, ma anche quello dei mercati sull’efficacia del nuovo Fondo Salva Stati. La trattativa su questo fronte, in questi due giorni, non ha fatto grandi progressi sui meccanismi per rafforzare e rendere più flessibile lo strumento. Avanzamenti che sarebbero tanto più urgenti proprio perché quel Fondo, pensato per i piccoli Paesi, domani potrebbe essere lo strumento europeo con il quale, se servisse, intervenire in Italia e in Spagna. E c’è anche il timore che se i mercati domani dovessero reagire male, giudicando il Fondo inadeguato all’impresa, gli altri governi potrebbero anche addossarne a Berlusconi la responsabilità.

Quello che è certo è che oggi, a Bruxelles, all’Italia verranno chiesti sforzi aggiuntivi e impegni molto precisi. Non solo garanzie puntuali sulla tenuta degli obiettivi di deficit. Al punto in cui si è arrivati potrebbe non bastare. Una nuova forte riforma delle pensioni non porterebbe grandi risparmi nell’immediato, ma sarebbe utile per blindare i conti a lungo termine e soprattutto darebbe all’Europa, che lo chiede, un segnale di capacità politica. Il premier ci puntava, ma al momento non è in grado di offrire molto al riguardo. Così l’attenzione rischia di spostarsi, a partire da domani, sul nodo cruciale, il debito pubblico. Da ridurre, e in modo certo non simbolico, in tempi molto rapidi.

Enrico Marro
Mario Sensinia


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da Il Sole 24 Ore

Accordo senza pensioni di anzianità

di Barbara Fiammeri
ROMA. A un passo dalla crisi, nonostante la mancata rottura con la Lega. Silvio Berlusconi è il primo ad esserne consapevole. Oggi si recherà a Bruxelles per rassicurare le autorità europee e soprattutto i mercati del rilancio dell’Italia. Ma è un’impresa ardita nonostante i tentativi di rassicurare operati da Angelino Alfano che in serata annunciava urbi et orbi «l’accordo» con la Lega. Bossi in realtà ha concesso assai poco. Nulla sulle pensioni di anzianità, la carta che più d’ogni altra il premier avrebbe voluto giocarsi. Qualcosa forse sull’età di vecchiaia delle donne.

«Vedrete lo convincerò», aveva detto qualche giorno fa il Cavaliere, speranzoso che l’aut aut europeo imponesse anche a Bossi di ammorbidirsi. Ma nelle ultime ventiquattr’ore si è dovuto ricredere. Ore di confronto, di vertici avevano fatto fare ben pochi passi avanti. All’ora di cena Berlusconi e Letta erano soli a Palazzo Grazioli assieme ai ministri Brunetta e Romani per mettere giù la lettera da consegnare a Bruxelles. Tremonti aveva da tempo lasciato la residenza del premier, quasi a voler lasciare intendere in modo plastico che lui con quel testo aveva poco a che fare. E anche i leghisti si tenevano a distanza. Bossi aveva dato mandato a Calderoli e Maroni di trattare ma lui personalmente si era tenuto a distanza. Solo in serata, richiamato dal premier, ha rotto gli indugi varcando il portone dio Palazzo Grazioli. Ma cambia poco.

Il rischio, quello che ora davvero si teme, è la reazione dei mercati, l’asta dei titoli di venerdì, l’innalzamento dello spread. Berlusconi lo ha detto esplicitamente ieri durante il vertice ad oltranza cominciato fin dal mattino e nel quale è tornato a ripetere: «Se sono io il problema, sono pronto a farmi da parte». Un’ipotesi che lo stato maggiore del Pdl ha respinto, così come i leghisti. L’obiettivo di tutti in prima battuta è infatti quello di prendere tempo. Bossi deve far titolare anche oggi La Padania di non aver mollato chi ha lavorato per 40 anni e Berlusconi deve evitare in ogni modo di creare pericolose fratture all’interno della maggioranza, le sole che potrebbero sfrattarlo da Palazzo Chigi. Insomma cercare di andare avanti il più possibile per ostacolare i tifosi del governo tecnico, che sia la Lega che il Cavaliere temono. Il traguardo è tagliare il panettone, arrivare a Natale, poi succeda quel che succeda, alla peggio saranno le elezioni anticipate. Questo il programma. E per realizzarlo Berlusconi è pronto a tutto, anche a presentarsi a Bruxelles con una lettera di intenti, senza troppe specifiche, senza nessun articolato che ne espliciti i reali contenuti. Senza neppure il decreto sviluppo.

Una scelta che certo non ha fatto piacere al Quirinale. Giorgio Napolitano poche ore prima aveva infatti ribadito che è giunto il momento di «definire le nuove decisioni di grande importanza» annunciate dal premier. Si racconta che il Capo dello Stato abbia atteso a lungo il risultato del confronto tra il Cavaliere e la Lega e anche che abbia espresso perplessità sui contenuti iniziali della missiva. Tant’è che nel primo pomeriggio si era perfino sparsa la voce di una possibile rinuncia di Berlusconi ad andare a Bruxelles, prontamente smentita subito dopo dal portavoce del premier Paolo Bonaiuti. Il clima però è stato fino all’ultimo di grande incertezza. Qualcuno (nel Pdl) addirittura ipotizzava un colpo di scena con la salita al Colle del premier. Un falso allarme che però era stato animato anche dal rinvio della partenza di Napolitano, atteso stamane a Bruges. Berlusconi punta a una tregua, spera che il rischio Italia per l’euro induca i partner europei a non infierire. Ma appunto è solo una speranza, aggrappata agli scongiuri del Senatur che con la mano mostra le corna mentre esce da Palazzo Grazioli.

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da Repubblica

Previdenza, trovata intesa al ribasso
nel 2026 donne in pensione a 67 anni

Pronta la lettera di 15 pagine sulle misure che il governo si impegna a mettere in atto e che sarà presentata alla Ue. Le autorità europee avevano chiesto le riforme entro mercoledì. La Lega tiene il punto: non si toccano gli assegni di anzianità. E poi misure su liberalizzazioni, privatizzazioni e semplificazioni normative, ma senza una data di approvazione. Lettera inviate per conoscenza anche a Napolitano. Bossi: “Resto sempre pessimista”.

 

La maggioranza ha trovato l’accordo sulla lettera con le misure anti-crisi da inviare all’Unione Europea, ma è un’intesa minima sul fronte delle pensioni, generica sulle misure e vaga sulle date. Insomma un compromesso, l’unico possibile vista la posizione irremovibile della Lega: “Le pensioni d’anzianità non si toccano”, ha ripetuto Bossi fino all’ultimo (video 1).

 

Così, nel vertice serale di due ore a Palazzo Grazioli, ha preso forma la lettera di 15 pagine che Berlusconi presenterà a Bruxelles oggi. Unica misura sulla previdenza è l’equiparazione dell’età pensionabile delle donne nel privato a quelle del pubblico: si lascerà il lavoro a 67 anni, con un aumento graduale che sarà completato nel 2026.  Questo punto dell’accordo è stato anticipato a Ballarò dal ministro Gelmini (video 2), mentre si cercava ancora la quadratura del cerchio.

 

Per il resto, nella missiva rientrano misure sulle liberalizzazioni, sulle privatizzazioni, sulle semplificazioni normative a vantaggio delle imprese e sul piano delle infrastrutture. Ma senza nessuna indicazione sulle date d’approvazione. Un elemento che potrebbe far storcere il naso ai leader europei e ai mercati.

La lettera è stata inviata anche al presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, per conoscenza. Berlusconi punta ad ottenere dalla Unione europea ad un via libera di massima sull’impegno assunto dal governo italiano, convinto che i colleghi europei non attaccheranno l’Italia, anche per non compromettere la stabilità dell’Unione.

Il futuro dell’esecutivo. Silvio Berlusconi, al termine del lungo vertice con la Lega Nord, non ha nascosto una certa soddisfazione per l’accordo raggiunto sul capitolo pensioni che da giorni tiene il Governo con il fiato sospeso e ha stimolato il toto-governo: ieri giravano insistenti 3 voci di un esecutivo Schifani. Per il premier, questa intesa allontana lo spettro della crisi di governo.

Per Berlusconi, le misure che andrà ad illustrare ai leader europei riceveranno il via libera, cementando la maggioranza: “Una strada l’abbiamo trovata, dobbiamo vedere cosa dice l’Europa”, ha detto dopo il vertice Umberto Bossi, che poi ha chiosato: “Resto sempre pessimista”

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Silvio chiede un ultimo patto a Umberto. “Evitami la figuraccia e a marzo si vota”

 

Lo stallo sulle misure chieste dalla Ue e la trattativa sulle pensioni. Il Senatur vuole andare alle urne con i porcellum. L’ombra di un esecutivo tecnico

di FRANCESCO BEI

 

ROMA – Un patto per sopravvivere fino alla fine dell’anno. Dopo una giornata di trattative al limite della rottura, Berlusconi e Bossi ritrovano un’esile intesa per evitare  le dimissioni e  un governo tecnico. È un patto segreto. Un patto che garantisce a entrambi qualcosa. Il premier ottiene così di accelerare l’andata in pensione a 67 anni, dando in pasto ai partner europei un assaggio di riforma. In cambio il prezzo da pagare è alto: l’accordo prevede le sue dimissioni tra dicembre e gennaio e le elezioni anticipate nel 2012.

“Evitami la figuraccia a Bruxelles – è stato il discorso fatto dal cavaliere nel breve incontro a quattr’occhi con il Senatur – e io ti prometto che si va a votare a marzo. Con il Porcellum”. Appunto, la “Porcata” di Calderoli. L’arma che il capo dei leghisti continua a considerare vitale per il suo partito. E per tenere a bada la fronda interna. A cominciare da Roberto Maroni.

 

L’azzardo resta comunque altissimo dato che il Cavaliere si presenterà oggi a Bruxelles senza un asso nella manica, senza quell’abolizione delle pensioni d’anzianità promessa soltanto tre giorni fa al termine del Consiglio europeo. Un rischio enorme, di cui è ben consapevole il capo dello Stato. Napolitano ha infatti ricevuto intorno all’ora di pranzo da Gianni Letta una prima bozza della lettera di intenti che Berlusconi porterà oggi con sé in Belgio, ma quello che vi ha letto non deve averlo tranquillizzato affatto.

 

Nel governo riferiscono infatti che il Quirinale l’ha giudicata del tutto “insufficiente” rispetto alle richieste. Solo titoli, nulla di concreto. Nel governo è così scattato l’allarme rosso per le conseguenze di una possibile nuova bocciatura europea, che a questo punto non potrebbe che avere effetti pesanti anche sul mercato del debito e sullo spread.

Il caos è tale che nel pomeriggio, in ambienti di governo, si ipotizza persino un clamoroso forfait del premier, che sarebbe pronto a disertare il vertice europeo. Una voce subito smentita da Paolo Bonaiuti, ma che rende bene il livello di fibrillazione raggiunto dalla maggioranza.

 

È Umberto Bossi, nel lungo vertice di ieri, a mettere il premier di fronte alla gravità della situazione: “È chiaro che hanno deciso di farti fuori. La regia è di Draghi: si stanno muovendo per sostituirti non l’hai capito? Se tocchi le pensioni noi rompiano e quelli ti fanno subito un governo tecnico. Dobbiamo invece arrivare insieme fino a gennaio”. Parole che fanno breccia nel premier, portando la tensione ai massimi livelli. “Umberto – replica il premier – io ho preso impegni vincolanti domenica, un segnale sulle pensioni lo dobbiamo dare assolutamente”.

 

Così, sulle convenienze reciproche, matura l’accordo segreto. Un passo obbligato, dal punto di vista del Carroccio, perché Bossi continua a ripetere ai suoi che “ogni giorno che passiamo al governo perdiamo voti”. Le elezioni sono l’unica via d’uscita. Del resto anche Berlusconi ormai è consapevole di non avere più benzina nel motore. Deve vedere approvata la legge sul processo breve per terminare il processo Mills, poi sarà pronto per tuffarsi in una nuova campagna elettorale. Da candidato premier.

 

Andare avanti in questo modo è diventato impossibile. E a pesare non c’è soltanto lo scontro con Bossi. Anche l’atteggiamento del ministro dell’Economia è tornato nuovamente sotto la lente d’ingrandimento. “Non capisco – si è lamentato Berlusconi con un ministro – che partita stia giocando Tremonti. Mi dicono che sta dicendo in giro che il vero problema sono io, la mia credibilità, qualunque cosa portiamo in Europa”.

 

A colpire il premier è stato anche l’annuncio fatto sabato a Bruxelles dal ministro dell’Economia di un piano “Euro-Sud”. Piano che non sarebbe stato discusso preventivamente con palazzo Chigi e di cui Berlusconi non sapeva nulla. Lo stesso Tremonti, quando un collega del Pdl gli ha chiesto cosa pensasse della situazione, non ha nascosto la sua sfiducia sulla possibilità di uscirne, addossando al premier la responsabilità del caos. Con una citazione d’antan di Amintore Fanfani: “Chi ha fatto la frittata ora se la mangi”.


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