Era facilmente prevedibile: il dato di maggior interesse al riguardo dell’esito elettorale in Emilia-Romagna e Calabria era rappresentato dalla crescita dell’astensione.
I dati adesso ci indicano che quell’attesa era più che giustificata: in particolare in Emilia i risultati indicano l’esplosione di un vero e proprio fenomeno di massa dimostrando come la disaffezione al voto abbia raggiunto livelli fino a qualche tempo fa impensabili, in particolare nella situazione di una grande regione “rossa”: non siamo certo al “riallineamento fisiologico ai trend delle grandi democrazie europee” ma si può ben dire, invece, che il regime è seduto per davvero sul barile di polvere di una vera e propria disaffezione di massa.
Andiamo alla valutazione dei numeri avendo lavorato, come sempre si deve fare in questi casi, sulle cifre assolute.
Il regime è seduto su un barile di polvere. Domenica 23 Novembre 2014 in Emilia-Romagna si sono raccolti complessivamente 1.254.916 voti validi; pochi mesi fa, in occasione delle Elezioni europee erano stati 2.308.559 (una flessione di 1.053.643 unità) mentre rispetto alle politiche 2013 il calo è esattamente di 1.416.666.
Vasco Errani nel 2010 era stato eletto con 1.197,789 voti, in quest’occasione Bonaccini ne ha ottenuto 615.516 quindi con un calo di 582.273 voti: in pratica un vero e proprio dimezzamento. Il PD è sceso, nel giro di pochi mesi dalle elezioni europee a oggi da 1.212.392 voti a 531.855 (meno 680.537).
Cifre in perdita secca anche per il centro-destra, se si esclude la Lega Nord.
Nel 2010 la candidata Anna Maria Bernini ottenni 844.915 voti, ieri Fabbri ne ha avuti 374.653 con un calo di 470.262 suffragi. In quell’occasione il PDL ebbe 518.108 voti mentre adesso Forza Italia ne ha raggranellato 100.113 (meno 417.995). Le percentuali di calo di Forza Italia rispetto al proprio elettorato risultano dunque superiori a quelle, pur molto elevate del PD.
La Lega Nord in realtà risulta anch’essa in flessione rispetto alle regionali 2010, dove aveva ottenuto 288.601 voti, quindi 56.283 in più dei 232.318 realizzati in quest’occasione .Il grande maestro Celso Ghini si sarebbe fermato qui, perché rigorosamente i dati elettorali dovevano essere confrontati in maniera omogenea, elezione per elezione, ma la politica adesso viaggia in maniera molto più veloce di qualche tempo fa e quindi non è possibile ignorare il dato politico della crescita della Lega Nord dalle elezioni europee dove aveva ottenuto 111.934 voti, con un incremento di 120.384 voti.
Singolare la parabola del M5S ritornato esattamente, a distanza di quattro anni, ai dati delle elezioni del 2010: da 161.056 a 166.981. Una vera e propria parabola passata attraverso l’exploit delle politiche 2013 con 658.475 suffragi e la debole tenuta delle Europee 2014 dove il Movimento aveva ottenuto 443.936 voti.
Da segnalare ancora il dato della lista “Altra Emilia” ispirata a quella Tsipras presentata alle Europee: l’assenza di SeL passata con il PD ha riportato il dato della lista ai numeri già espressi nelle politiche 2013 con la lista Ingroia: allora 51.630, oggi 50.208. SeL ha ottenuto 38.743 voti. Una totale staticità elettorale di quest’area che ha così dimostrato di non soffrire più di tanto dell’astensione che ha così massicciamente colpito i partiti maggiori: alle europee infatti la lista Tsipras aveva ottenuto 93.914 voti, in sostanza la somma più o meno esatta di Altra Emilia e SeL. Un elettorato ridotto ma davvero tetragono al riguardo del quale però si pongono, a sinistra, seri problemi di recupero di rappresentatività rispetto alle aree di distacco che stanno evidenziandosi con grande forza e rispetto alle quali i soggetti attualmente impegnati a sinistra non appaiono in grado si sviluppare un discorso di coinvolgimento politico ed elettorale.
Al momento in cui scriviamo in Calabria lo scrutinio deve essere ancora completato, su 1814 seggi scrutinati rispetto ali 2.409 del totale i voti validi sono 580.141 rispetto ai 1.064.003 del 2010. Si può quindi ragionevolmente prevedere una flessione complessiva di circa 400.000 voti validi.
Sui risultati relativi alla Calabria si dovrà però ritornare con le cifre assolute rilevabili al momento della conclusione dello scrutinio.
La sostanza del giudizio politico che si può esprimere a caldo non può che riguarda la fragilità di un regime che appare davvero circondato dall’insofferenza e dal distacco di interi settori sociali: rifugiarsi in una legge elettorale destinata ad assegnare a tavolino livelli spropositati di agibilità governativa rappresenterebbe un tragico errore. Personalizzazione e governabilità non appaiono essere gli elementi giusti di una produttiva dialettica democratica, e salgono i rischi di una stagione di conflitto non politicamente definibile.
Naturalmente ci sarà chi, ubriaco di potere, griderà alla vittoria: ma sarà un ben tragico richiamo a una realtà davvero difficile da affrontare per chi intenda rappresentare l’ormai esausto sistema politico italiano.
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alfredo
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