La manifestazione che martedì ha circondato il poligono di Capo Teulada riuscendo anche a interrompere le esercitazioni militari in corso – nell’ambito delle manovre Trident 2015, tra gli obiettivi della protesta convocata da varie forze antimilitariste, indipendentiste e antagoniste – ha lasciato dietro di sè una lunga scia di polemiche e conseguenze.
Partita in sordina, la mobilitazione – che seguiva di pochi giorni un altro consistente corteo realizzato a Cagliari sabato scorso con parole d’ordine simili, contro la Nato e l’occupazione militare della Sardegna – è montata grazie alla determinazione delle forze sociali e politiche che l’hanno promossa o vi hanno aderito. Ma soprattutto grazie alla forsennata campagna di boicottaggio messa in atto dalla Questura di Cagliari: prima la proibizione dell’iniziativa sulla base del fatto che i promotori non avrebbero comunicato adeguatamente le caratteristiche del corteo (circostanza facilmente smentita dagli organizzatori); poi una pioggia di ‘fogli di via’ nei confronti di una ventina di attivisti; poi ancora, la mattina stessa di martedì, la militarizzazione delle aree intorno alla base con la realizzazione di un gran numero di check point, il blocco e l’identificazione di centinaia di manifestanti, alcuni dei quali minacciati di ritorsioni se avessero continuato a esercitare il loro diritto a manifestare; poi il lungo blocco di quattro autobus carichi di manifestanti per impedirgli di raggiungere il corteo, e la certosina perquisizione di pullman e automobili private anche a una notevole distanza dal luogo scelto per il concentramento – Porto Pino. Quando nonostante i vari impedimenti il corteo è riuscito a partire le provocazioni sono continuate fino alla violenta e immotivata carica realizzata contro gli attivisti quando ormai una parte di loro aveva già imboccato uno sterrato che li avrebbe condotti all’interno del poligono, obbligando le autorità militari a interrompere le esercitazioni, un vero e proprio smacco per i responsabili dell’ordine pubblico. Oltre che l’ennesima dimostrazione – di fronte alla carica i manifestanti non si sono dispersi ma hanno tenuto duro – che se una lotta è giusta e condotta con determinazione non ci sono checkpoint, manganellate e divieti che tengano.
Una vittoria che parla non solo ai movimenti sardi, ma a tutti coloro che in queste settimane si sono mobilitati in diversi settori del Mediterraneo per contestare la militarizzazione e l’occupazione dei loro territori da parte della Nato, l’irresponsabile escalation guerrafondaia scatenata dall’Alleanza Atlantica, le maxi esercitazioni Trident, l’aumento delle spese militari.
Non è un caso che la stampa isolana e non solo, imbeccata dai responsabili militari e politici, stia tentando di sminuire la portata di quanto accaduto martedì, affermando che quando gli attivisti sono riusciti a superare i blocchi e ad entrare all’interno del perimetro del poligono di Capo Teulada (intorno alle 15) le esercitazioni si erano già concluse, e da tempo.
Peccato che numerosi filmati, foto e testimonianze provano che al momento dell’irruzione attraverso le reti di un manipolo di manifestanti, si potessero ascoltare ancora le detonazioni e vedere in lontananza le nuvole di fumo provocate dai ‘war games’, stoppati frettolosamente subito dopo che alcuni militari, una volta intercettati e bloccati gli attivisti, avevano avvisato i loro comandi.
Un risultato che i promotori del corteo rivendicano accusando la stampa di non fare adeguatamente il proprio lavoro e di essere in molti casi eterodiretta dalla Nato.
“E’ una falsità l’affermazione che alle 12:30 le esercitazioni erano ampiamente concluse” scrivono in un comunicato, ad esempio, gli studenti del “Comitato studentesco contro l’occupazione militare della Sardegna” contestando le affermazioni dei Carabinieri. A conferma delle loro dichiarazioni il collettivo mostra un’ordinanza del 19 ottobre firmata dal Comandante del porto di Sant’Antioco, in cui si afferma che le esercitazioni del 3 novembre si sarebbero svolte dalle 8 alle 18 e varie immagini che dimostrano che alle 15:05 all’interno del poligono era ancora in corso l’esercitazione.
“La più grande esercitazione della Nato delle ultime decadi è stata costretta a fermarsi. E il fatto che la Sardegna non sarà più teatro inerme per i signori della guerra da ieri è un po’ più chiaro a tutti” concludono gli studenti, in linea con quanto affermano le varie organizzazioni che hanno partecipato alla giornata di lotta di martedì.
Che proseguirà nelle prossime ore e nei prossimi giorni, con l’obiettivo duplice: chiedere ed ottenere le dimissioni del Questore di Cagliari, Vito Danilo Gagliardi; respingere la campagna di criminalizzazione che continua con una pioggia di denunce a carico di alcuni degli attivisti identificati martedì durante il corteo.
Sedici attivisti e attiviste che sono riusciti a superare i reticolati della base sono stati denunciato per ‘introduzione clandestina in luoghi militari’, reato previsto dall’articolo 260 del Codice Penale e che prevede fino a cinque anni di reclusione. Rischiano l’arresto fino a sei mesi anche 12 destinatari del foglio di via emesso qualche giorno prima nei loro confronti dalla Questura e che sono invece stati identificati martedì tra i partecipanti alla manifestazione e condotti in una vicina caserma dei Carabinieri, a Giba.
Domani è previsto un sit-in presso la base di Capo Teulada, lunedì invece si parla di un presidio a Cagliari contro l’operato delle forze dell’ordine.
Contro il Questore Gagliardi alcune realtà antimilitariste hanno emesso un simbolico ma significativo “foglio di via obbligatorio” per violazione di vari articoli della Costituzione.
Leggi: Cariche a Capo Teulada, i manifestanti irrompono nella base e bloccano le esercitazioni
- © Riproduzione possibile DIETRO ESPLICITO CONSENSO della REDAZIONE di CONTROPIANO
Ultima modifica: stampa