Prendete un gruppo di scafessi che non ha mai fatto nascere nulla, non ha mai organizzato una manifestazione (solo “eventi” e apericena, forse), né messo in piedi un’organizzazione purchessia; nutriteli di disprezzo per le regole del confronto istituzionale e per le generazioni precedenti (tutte e tutti, così, in linea di principio, senza neanche stare a distinguere); metteteli al servizio delle banche e delle imprese, dite loro che avranno strada libera per cambiare la Costituzione e il paese, tanto ci penserà il sistema dei media – proprietari: gli stessi che li hanno selezionati e “messi lì” – a presentarli ogni giorno come dei giovani geniali che stanno rottamando la vecchia politica per “far ripartire il paese”… e avrete la corte renziana,
A questi scafessi, però, non dovete far mai sperimentare la sconfitta. Geniali come sono avranno come primo istinto quelli di addossarsi reciprocamente la colpa, convinti che i loro soliloqui davanti ai microdoni siano manifestazione di genialità cui poi la realtà – spontaneamente – si conformerà. Senza increspature.
È quello che sta avvenendo il largo del Nazareno, nel cosiddetto vertice del Pd. Due giorni dopo la catastrofe dei ballottaggi la sempre silenziosa e miracolata ministra Marianna Madia si fa intervistare dal giornale governativo Repubblica per consigliare al presidente del partito Matteo Orfini (commissario a Roma, ex subordinato di “Fassina chi?”) di dimettersi. “Se è il tappo è lui allora si dimetta. Non ci possiamo più permettere ostacoli al cambiamento”.
Pochi minuti dopo aver sfogliato la mazzetta dei giornali, tutto il resto della corte si lancia in un autodafè mediatico che in altri paesi sarebbe preludio di caduta del governo.
Il vicesegretario Lorenzo Guerini mette in mostra letture poetiche per consigliarle di tagliarsi la lingua: “Io tengo sempre scolpita a mente una frase di Alda Merini che dice: ‘Mi piace chi sceglie con cura le parole da non dire’. Consiglierei a tutti più sobrietà nelle dichiarazioni. Orfini si è assunto la responsabilità di commissario di Roma dopo Mafia Capitale e lo ha fatto con grande impegno e determinazione, di cui va solo ringraziato”.
Michela Di Biase, consigliera capitolina e moglie di Dario Franceschini, fa la Marianna de Noantri: “Veniamo da 18 mesi di commissariamento post Mafia Capitale durante i quali, anziché pensare a dare risposte ai cittadini, ci si è occupati – forse troppo – del partito. Orfini e i sub-commissari non hanno avuto un rapporto reale con gli amministratori locali dei territori. Non hanno alimentato una discussione vera sulle cose che servivano”.
Un clima che sembra aprire varchi anche per gli sconosciuti che fin qui avevano ringraziato gli dei perché avevano ottenuto uno stipendio da parlamentare nell’indifferenza generale. Il giovane e sconosciutissimo deputato Enzo Lattuca se la prende addirittura col conducator: “Caro Renzi, spesso è sembrato che il Pd per te fosse un peso e un impiccio. Da quando sei segretario, abbiamo raggiunto l’apice della correntizzazione. Vorrei che ritrovassimo insieme la strada per cambiare questo Paese”.
Se anche le pulci fan sentire che hanno la tosse, lo sfascio è dietro l’angolo. Si comincerà a vederlo domani, in direzione… Forse ad ottobre non ci arrivano interi, questi giocherelloni.
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