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Numeri dal Trentino-AltoAdige

I dati provenienti dalle due province di Trento e Bolzano dove si è votato domenica scorsa per eleggere i rispettivi consigli provinciali indicano prima di tutto il permanere di una forte volatilità elettorale che permane come caratteristica costante di tutta questa fase politica che, comunque, risulta ancora essere di transizione.

Questa indicazione vale naturalmente quale elemento di valutazione di carattere generale.

Nello specifico, invece, è necessario, utilizzando i dati provenienti dalla cifre assolute e non percentuali, dividere il piano d’analisi per quel che riguarda le due province: sarebbe sbagliato, almeno a mio avviso, analizzarli cumulando i dati.

Infatti non solo si è votato ad orari diversi e lo spoglio si è svolto in tempi differenti, ma lo stesso sistema elettorale è diverso tra Trento e Bolzano: Trento prevede l’elezione diretta del Presidente e l’assegnazione del premio di maggioranza con la suddivisione dei seggi attraverso l’utilizzo del metodo d’Hondt, a Bolzano invece il presidente è eletto dal Consiglio con la regola dell’alternanza etnica: a metà legislatura al presidente di lingua tedesca subentra, infatti, un presidente di lingua italiana.

Andando quindi per ordine e premesso che l’analisi riguarda il voto delle Regionali 2013, Politiche 2018 e Regionali 2018. Le percentuali indicate riguardano il totale degli iscritti nelle liste aventi diritto e non il totale dei voti validi:

Provincia di Bolzano:

Il primo dato da rilevare riguarda la partecipazione al voto: nel caso si  è notato nell’occasione delle Regionali 2018 una ripresa di partecipazione rispetto alle Politiche anche se il dato dei voti validi, alla fine, è risultato inferiore a quello delle Regionali 2013.

In occasione delle Regionali 2013 gli aventi diritto erano 373.050 e i voti validi 287.010 pari al 76,93%. Politiche 2018: aventi diritto 388.357, voti validi 243.655 pari al 62,79%; Regionali 2018 aventi diritto 382.964, voti validi 284.351 pari al 74,25%. Nei cinque anni intercorsi tra un’elezione regionale e l’altra il calo è quindi del 2,68%.

Partiamo dai dati riguardanti le forze politiche che hanno ceduto terreno.

Prima fra queste la SVP: Regionali 2013 131.255 voti (35,18%), Politiche 2018 119.039 ( 30,65%) Regionali 2013 119.108 ( 31,10%). In percentuale sul totale degli aventi diritto la SVP, tra un’elezione regionale e l’altra ha ceduto il 4,08%.

Il calo più netto però riguarda i due partiti indipendentisti che non si presentano alle elezioni politiche: nelle regionali 2013 “Die Freiheitlichen” legata alla FPO austriaca aveva ottenuto 51.510 voti ( 13,80%); cinque anni dopo il bottino si è ridotto a 17.620 (4,60%) mentre Sud – Tiroler Freiheit, il partito di Eva Klotz, è sceso da 20.743 voti ( 5,56%) a 17.620 (4,60%), una flessione più contenuta.

In calo anche un altro soggetto politico con riferimento oltralpe: i Verdi che, nella provincia di Bolzano, mantengono caratteristiche affatto diverse dal resto del territorio nazionale italiano. Nelle Regionali 2013 i Grunen ebbero 25.070 voti ( 6,72%), nel 2018 19.391 (5,06%), flessione del 1,66%.

Esaminiamo adesso l’andamento dei due fenomeni che possiamo definire come “del giorno”.

La Lega Nord ha confermato quel trend espansivo del resto assegnatogli da tutti i sondaggi sul piano nazionale (attenzione: in Alto Adige siamo ancora a Lega Nord e non a “Lega” tout court”). Alle regionali 2013 una lista comprendente Forza Italia e Lega Nord ottenne 7.120 voti ( 1,90%). Separati alle Politiche 2018 hanno fatto registrare: Forza Italia 12.421 voti (3,19%) e la Lega Nord 23.472 ( 6,04%) per assestarsi alle Regionali 2018 a quota 31.510 ( 8,22% quindi un più 2,18% sul totale degli iscritti, di conseguenza si può parlare di incremento reale) con Forza Italia in calo fino a 2.825 voti (0,73%, flessione del 2,46%). Si può quindi osservare un interscambio quasi automatico di suffragi.

Di grande interesse l’andamento elettorale presentato dal Movimento 5 stelle. Il M5S alle regionali 2013 aveva ottenuto 7.100 voti ( 1,90%) saliti vertiginosamente il 4 marzo a 34.001 ( 8,75%). In occasione delle elezioni regionali 2018 il diavolo però ci mette la coda sotto le vesti del consigliere Kollesperger il quale giudicando il Movimento “troppo rigido” ha promosso una propria lista. Kollesperger ha ottenuto 43.315 voti pescando di conseguenza sia nel bacino del M5S sia in quello dei partiti indipendentisti che abbiamo verificato aver fatto registrare un netto calo. Il M5S, al 21 ottobre, si è fermato a 6.670 voti (1,74%). Un esempio evidente delle possibilità di spostamento elettorale che possono verificarsi sul terreno di quella che è stata definita “antipolitica” anche attraverso la personalizzazione. Fenomeni da studiare.

Il Partito democratico ha subito una netta flessione dopo che tra le Regionali 2013 e le Politiche 2018 aveva fatto registrare, in controtendenza rispetto al dato nazionale, un sia pur minimo incremento. Andando per ordine: il PD alle Regionali 2013 aveva ottenuto 19.210 voti ( 5,14%), saliti a 20.658 nelle politiche 2018 ( 5,31%) e scesi seccamente a 10.806 nelle regionali 2018 ( 2,82%, un meno 2,32% sul totale degli iscritti fra un’elezione regionale e l’altra).

Da notare come alle politiche del 4 marzo 2018 fossero stati conteggiati anche 12.471 voti per LeU.

A destra, tra le politiche e le regionali 2018 aumento per Fratelli d’Italia da 4194 a 4883 suffragi, e flessione per Casa Pound scesa da 4418 a 2451.

A sinistra, mentre per le Regionali 2013 Rifondazione Comunista e Comunisti Italiani si erano presentati con liste separate raccogliendo rispettivamente 1.134 e 730 voti, nelle Politiche 2018 il bottino di Potere al Popolo era stato di 2.055 voti,alle Regionali 2018 la lista Sinistra Unita ha messo assieme 1.753 voti.

In sostanza per quel che riguarda la Provincia di Bolzano i dati più salienti da segnalare sono questi:

1)      Calo contenuto dello SVP che pure vede incrinata la propria egemonia;

2)      Affermazione effettiva della Lega (in questo caso Nord) soprattutto rispetto all’area del centro – destra

3)      Calo secco dei partiti indipendentisti e del M5S (in questo caso rispetto alle politiche) investiti dal fenomeno della Lista Kollesperger che può essere considerata come una vera novità in grado di aggregare consenso

4)      Il Partito Democratico, dimezzato anche in questo caso, non fornisce segnali di una qualche vitalità positiva

Provincia di Trento

Il primo dato da segnalare, al riguardo del voto espressosi il 21 ottobre nella Provincia di Trento, riguarda il diverso andamento,rispetto a Bolzano, nella partecipazione al voto.

Le regionali 2013 avevano fatto registrare un totale di voti validi di 237.539 pari al 57,00% degli aventi diritto, numero di suffragi impennatosi nell’occasione delle politiche del 4 marzo 2018 fino a 313.239 (76,68%) e ridisceso nelle Provinciali del 21 ottobre a 251.786 (58,59%), in lieve incremento percentuale (1,59%) da un’elezione Provinciale all’altra. Se ne deduce che le elezioni Provinciali sembrano suscitare minore interesse di quelle Politiche, a differenza di quanto verificato nella provincia contigua.

Anche nella provincia di Trento il dato più saliente appare quello conseguito dalla Lega Nord in questa occasione Lega Salvini Trentino): nel 2013 il Carroccio si era attestato su 14.768 voti (3,54% sul totale degli aventi diritto); alle provinciali 2018 questa cifra è salita a 69.116 voti (15,84% sempre sul totale degli aventi diritto. Domani i giornali parleranno di 30% ma si tratta di una illusione ottica causato dalla diminuzione nel numero dei voti validi). Difatti alle politiche del 4 marzo la Lega aveva ottenuto 83.510 voti pari al 20,44% sul totale degli aventi diritto. L’impressione più significativa rispetto al voto della Lega rimane quella di una redistribuzione all’interno del centro – destra.

Infatti Forza Italia pervenuta a quota 10.495 alle provinciali 2013 e risalita a 26.517 in occasione delle Politiche del 4 marzo si è trovata ridotta nelle provinciali del 2018 a 7.204 voti ( 2,81 sempre sul totale degli aventi diritto).

Parabola particolare quella realizzata dal M5S in questa occasione. Nel 2013 il Movimento aveva raccolto 13.889 voti pari al 3,33%; Politiche 2018 74.685 ( 18,28%) e capitombolo alle provinciali con 18.437 voti (4,24%, incremento dello 0,91% rispetto al 2013). Risultato a montagne russo determinato sia dall’andamento delle vicende di governo, sia dalla particolarità della competizione locale.

Deciso il calo del PD che aveva messo assieme nel 2013 52.412 voti ( 12,57%) risalendo a quota 61.011 il 4 marzo 2018 ( 14,93%) e abbassandosi invece adesso a 35.530 ( 8,18%, un meno 6,75% sempre riferito al totale delle iscritte/i nelle liste elettorali aventi diritto).

Più contenuta la flessione del Partito Trentino – Tirolese, passato dai 41.689 voti del 2013 ( 10,00%) a 32.109 del 2018 ( 7,47%).

Netto calo invece per i più importanti partiti autonomisti dopo il PATT: UPT scende da 31.653 voti a 10.150 e PT da 21.450 voti a 8.248.

Buon risultato per Futura 2018, partito europeista presente per la prima volta che recupera quasi per intero la somma di voti delle liste fiancheggiatrici del PD alle elezioni politiche : 19.850 voti il 4 marzo per più Europa, e  la lista Lorenzin; , 17.670 voti il 21 ottobre per Futura 2018.

A destra Fratelli d’Italia era passata tra le provinciali 2013 e le politiche 2018 da 3.699 voti a 10.466 per tornare a 3.686 nelle provinciali 2018 ( 0,85%), caduta secca per Casa Pound scesa tra Marzo e Ottobre da 3.142 voti a 1.215.

A sinistra si passa dai 4.286 voti di Sel nel 2013 ai 9.334 di Leu a Marzo 2018 ridotti in ottobre a circa un terzo: 3.560 mentre Rifondazione Comunista aveva ottenuto 2.742 voti nel 2013, suffragi saliti a 3.649 con Potere al Popolo nelle politiche 2018 riassestasi a quota 2.101 con la lista “Altro Trentino” nelle provinciali 2018.

Da notare, ancora i 5.306 voti ottenuti dalla lista dell’UDC  e la crescita della lista civica Trentina da 5.060 voti nel 2013 a 11.777 nel 2018 (da 1,21% a 2,67%, raddoppio anche in percentuale).

Nel complesso si può notare, in conclusione, la diversità tra le due province al riguardo della partecipazione al voto tra le politiche e le provinciali che hanno richiamato un maggior numero di elettrici/elettori a Bolzano, la crescita della Lega da un’elezione provinciale all’altra che si verifica soprattutto come travaso di voti all’interno del centro – destra, la caduta del M5S tra le elezioni politiche e quelle provinciali che si verifica anche a Trento dove non sono state presenti liste di fuoriusciti come è successo a Bolzano con grande successo, la caduta delle liste autonomiste (o indipendentiste come nel caso di Bolzano), il calo costante del PD che nel complesso della regione lascia, da un’elezione provinciale all’altra, circa 26.000 voti tra Trento e Bolzano.

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