Tutti i telegiornali, pubblici e privati (il potere vero non fa di queste distinzioni, arruola tutti…) hanno mostrato le immagini tranquillizzanti del presidente Mattarella in visita a Torino per l’inaugurazione dell’anno accademico.
Sorrisi, strette di mano, un paio di frasi da citare ad esempio, ad illustrare il segnale politico che si vuole dare. A Torino, non per caso, il potere vero – quelli che hanno rispolverato con autentico orgoglio l’appartenenza alla borghesia, a cominciare dalle sette madamin incaricate di prestare un volto educato ai massacratori di territorio e persone – sta facendo in queste settimane le prove di replay del 1980. Quando, con la “marcia dei 40.000” stipendiati dalla Fiat (erano molti meno, ma questo è rimasto nell’immaginario) il capitale italiano lanciò la sua controffensiva per chiudere il decennio degli anni ’70 e le conquiste (sul lavoro, nel welfare, nei diritti civili). Non bastarono quei venduti, naturalmente. Ci fu bisogno dei militari di Dalla Chiesa, della collaborazione di alcune confederazioni sindacali ed anche del Pci (per quanto riguarda la parte più “combattiva” del movimento operaio d’allora, con una apparente scissione schizofrenica tra il Berlinguer che incitava gli operai a resistere e Pecchioli che forniva gli infiltrati per sconfiggerli).
Oggi la situazione è relativamente più semplice per “i borghesi”.
Il nemico da sconfiggere – i movimenti territoriali contro le grandi opere inutili – è assai meno forte dei movimenti d’allora, più facilmente localizzabile ad alcuni territori, circondabile militarmente e socialmente senza sforzi eccessivi.
Eppure non riescono a costruire un vero consenso sociale. Non riescono a “farsi amare”. Devono mentire, occultare, deviare, manipolare. E i media – quasi sempre diretti da una congrega di servi che si lamentano solo quando vengono accusati di mentire – sono l’arma principale per farlo.
Così, ieri, nessun tg ha riferito dell’unica – ma fondamentale – nota stonata all’interno del coro allestito per aprire, insieme all’anno accademico, la laudatio delle “grandi opere” come vettore di sicuro “progresso”.
Colmiamo qui la lacuna, grazie alla felice segnalazione di NoTav.info. Ci vediamo tutti a Torino, l’8 dicembre.
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Si è svolta stamattina l’inaugurazione dell’anno accademico torinese al Teatro Carignano, in presenza del presidente della Repubblica Mattarella e dei vertici accademici dell’università, oltre che delle più alte cariche di governo del territorio.
Una cerimonia partecipata, durante la quale l’intervento della rappresentante degli studenti, Teresa Piergiovanni, ha fatto saltare sulle poltrone non pochi invitati poiché la giovane ha testualmente dichiarato: «Noi siamo con le comunità che ogni giorno lottano per i propri territori, come il movimento No Tav in Val di Susa, che ha una frontiera chiusa e invalicabile per chi migra, ma aperta ad una grande opera inutile e dannosa come il Tav».
Un intervento importante che ha affrontato altri temi centrali quali l’importanza della solidarietà ai migranti che arrivano nel nostro paese, il peso dei confini che sono bloccati per chi cerca una vita migliore, mentre si è disposti a spendere miliardi per opere inutili finalizzate al trasporto merci (poche) proprio attraverso quei confini, e la restrizione inaccettabile di alcuni diritti fondamentali attraverso il Decreto Sicurezza.
Non possiamo che ringraziare questi giovani, la loro passione e il coraggio di non adeguarsi alla triste retorica reazionaria di questi tempi.
Solo qualche settimana fa sui giornali c’era chi chiedeva che fine avessero fatto i giovani poiché avevano disertato la piazza “Si Tav”… a voi la risposta!
Essere contrari al Tav oggi vuol dire volere costruire e sperare in un futuro migliore per tutti e tutte, i giovani lo sanno molto bene.
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