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Formare un mondo diverso! Manifestazione il 10 giugno

Manifestazione nazionale a Roma, ore 11:00 davanti al MIUR.

Questi mesi di Pandemia e di crisi generalizzata hanno messo a nudo tutti i limiti di un modello sociale non in grado di garantire in alcun modo gli interessi della collettività.

Per mesi ci siamo detti che non si sarebbe potuto riprendere dal punto in cui si era lasciato, che occorreva invertire totalmente la tendenza, che dal punto di vista politico, economico ed organizzativo fosse venuto il momento di scelte chiare e significative su tutto il mondo della ricerca e della formazione in questo Paese.

Scuola Università e Ricerca hanno rappresentato, per motivi diversi, nodi cruciali nella crisi pandemica, eppure gli interventi del Governo non sono stati minimamente all’altezza, né quantitativamente né qualitativamente, delle criticità emerse che rischiano di compromettere la funzionalità di questi settori per anni.

La separazione tra i ministeri di università e ricerca e quello dell’istruzione, iniziativa assolutamente positiva, è rimasta però un ibrido, con un MUR privo di una sua struttura autonoma tale da consentirgli di svolgere una funzione reale. Non essendo stata accompagnata da una divisione dei comparti di contrattazione, è stata di fatto un’operazione di aumento delle poltrone.

Intanto stabilizzazione dei lavoratori precari, un intervento serio e strutturale sugli organici, un ragionamento adeguato sui salari, non sono affatto all’ordine del giorno. I lavoratori di questi settori, insieme ad USB, non possono accettare che la durissima esperienza che abbiamo attraversato e che stiamo attraversando, possa davvero non aver insegnato nulla.

Tutto il mondo della formazione, con le evidenti differenziazioni, è stato attraversato da spinte fortissime verso la dematerializzazione del rapporto docente/discente, della relazione educativa, base di qualsiasi apprendimento; da una accelerazione dei meccanismi di accumulazione del profitto e di controllo sulla pelle di chi insegna e di chi impara, a partire dalla predominanza delle piattaforme private; da un evidente e dichiarato tentativo di fare della crisi lo strumento definitivo per distruggere la tenuta della comunità educante, della classe docente (anche a livello universitario, dove la percentuale di didattica svolta da precari aumenta di anno in anno), degli studenti certamente, dalla culla alla laurea e possibilmente anche oltre.

La crisi del modello sociale può invece essere ed è per noi l’occasione per ripensare spazi, tempi e soprattutto finalità della ricerca pubblica e dei percorsi formativi, per mettere finalmente al centro le condizioni e la funzione dei lavoratori che li realizzano, degli studenti che rendono il lavoro dei docenti vivo e carico di futuro.

Il mondo dei Saperi non vuole cedere alla prospettiva dominante del mercato nella quale non solo non trova prospettiva, ma rischia di rappresentare la sua nemesi; non ha intenzione di continuare ad essere riproduttore di una ideologia individualistica alla quale corrisponde assenza di reali prospettive.

Usb PI, insieme ad OSA e Noi Restiamo, proseguendo una collaborazione che dura da anni, hanno deciso di uscire dal ridotto in cui si possono solo rappresentare frammenti di una conflittualità che invece deve essere globale e collettiva e vogliono iniziare a porre la questione di un nuovo sistema formativo da un lato e di mondo della ricerca e dei saperi dall’altro, svincolati dall’idea di profitto che li ha slegati dal perseguimento della crescita universale della società.

Appuntamento il 10 giugno per una grande iniziativa che metta al centro la formazione, l’educazione, la costruzione collettiva di sapere al servizio della collettività e la sicurezza di lavoratori e studenti.

Rete giovanile Noi Restiamo
OSA – Opposizione Studentesca d’Alternativa
USB Unione Sindacale Di Base pag. nazionale 

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I comunicati di adesione delle singole organizzazioni.

Noi Restiamo

10 GIUGNO MOBILITAZIONE NAZIONALE A ROMA.
GLI STUDENTI UNIVERSITARI ALZANO LA TESTA!
Di fronte alla enorme crisi che stiamo vivendo, ci siamo mobilitati in tutto il paese per creare un’opposizione forte ad un modello di sviluppo e ad una gestione della crisi che, ancora una volta, si è abbattuta sulle fasce più deboli della popolazione. In primis, noi studenti – abituati a vivere di lavoretti senza diritti – soffriamo pesantissime difficoltà materiali, per questo ci siamo mobilitati in moltissime università d’Italia per far invertire le priorità e ottenere un vero diritto allo studio.
Il Ministro dell’università Manfredi ha stanziato 1,4 miliardi che, a fronte di più di 10 anni di tagli enormi ai fondi pubblici per l’istruzione, si rivelano un tardivo palliativo che non modifica per nulla il sistema universitario. Il mondo universitario adesso ha definitivamente rivelato i suoi enormi fallimenti e la sua vera natura fondata sull’esclusione sociale e sulla riproduzione delle disuguaglianze.
Non c’è nessuna garanzia per il diritto allo studio: sono stati stanziati dei fondi completamente insufficienti senza specificarne la ripartizione tra i vari atenei del paese. Siamo sicuri che il governo, seguendo la linea portata avanti negli ultimi anni, non stanzierà questi fondi in maniera eguale per garantire davvero il diritto allo studio a tutti gli studenti indipendentemente dalla regione in cui studiano. Infatti, i pochi finanziamenti pubblici degli ultimi anni sono stati distribuiti in maniera totalmente diseguale secondo criteri premiali implementando un sistema universitario fondato sulla competizione tra atenei: atenei di serie A, qualificati, con molti accordi con le grosse aziende private presenti sul territorio, e atenei di serie B, in via di smantellamento e situati per lo più nelle regioni del Sud Italia.
Se pochissimi fondi sono stati stanziati per il diritto allo studio, per la tanto decantata didattica a distanza ce ne sono molti di più: moltissimi atenei anche il prossimo anno hanno dichiarato che rimarranno chiusi. Al di là della retorica, sappiamo benissimo che la didattica a distanza non funziona, che l’insegnamento si riduce a puro nozionismo e che porta, ancora di più, all’aumento delle disuguaglianze.
La vera misura “coraggiosa” non è investire sulla didattica a distanza ma sull’edilizia scolastica mettendo in sicurezza e ampliando i locali universitari che negli ultimi anni sono stati svenduti a moltissime aziende private presenti nelle città. Nonché investire sull’ampliamento del personale universitario e su tutti quei strumenti che possano garantire veramente il diritto allo studio.
Scendiamo in piazza per dare corpo ad un percorso che pretende un cambiamento radicale contro le politiche perpetuate, sotto i diktat dell’Unione Europea, dai governi di centro destra tanto quanto dai governi di centro sinistra, con la totale complicità dei grandi sindacati confederali. Costruiamo l’opposizione, diamo forza all’alternativa!
Il 10 giugno saremo in piazza a Roma, in una giornata di mobilitazione nazionale per tutto il mondo della formazione: studenti universitari, medi, professori, lavoratori dell’università, dottorandi e ricercatori. Siamo noi la priorità e, anche se vogliono ignorarci, questa volta, saranno costretti ad ascoltarci.
Vogliamo:
– Gratuità dell’istruzione e stop regionalizzazione, per un diritto allo studio garantito ed omogeneo.
– Stop test d’ingresso, contro l’esclusione di classe.
– Stop aziendalizzazione: aumento assunzioni di tutto il personale universitario (Ata, dottorandi, ricercatori e docenti), eliminazione precarietà e dei criteri Anvur.
– Piano di edilizia scolastica pubblica, dalle residenze alle mense, dalle biblioteche alle aule.

 

OSA

In questi ultimi quattro mesi di sospensione delle lezioni in presenza a causa del Coronavirus, in cui è stata adotta la didattica a distanza, sono emerse tutte le contraddizioni presenti nell’Istruzione pubblica italiana, dovute ai tagli fatti dai vari governi di centro destra e centro sinistra e alle riforme neoliberiste della scuola che si sono susseguite negli ultimi trent’anni.
La DaD, l’unica soluzione possibile per mantenere il rapporto tra studenti e professori (che però non è stata accessibile a tantissimi studenti che, come prima della Pandemia, sono stati lasciati indietro) si è rivelata da subito l’ennesima occasione per il Governo e il padronato di confermare ed implementare il carattere nozionistico su cui è basato l’attuale modello di istruzione. Nonostante le lezioni telematiche non riproducano la reale didattica (quella frontale) e che, di conseguenza, non garantiscano il diritto allo studio, il MIUR ha scelto di considerare la Dad una base valida per continuare la valutazione e per tentare un’improbabile rincorsa al programma scolastico. Ritenere che la didattica a distanza possa replicare quella in presenza è una scelta profondamente sbagliata e dannosa nei confronti di studenti e professori, e che si è rilevata fortemente irresponsabile anche rispetto alla situazione drammatica data dal Covid che il paese ha vissuto e continua a vivere.
La Ministra Azzolina non si è rilevata solo una serva delle logiche del neoliberismo, come i ministri precedenti, ma anche completamente inaffidabile, incompetente e sorda nei confronti delle richieste degli studenti, confermando gli Esami di Stato e che – per le scuole superiori – la DaD verrà utilizzata anche nella prima parte dell’anno, dividendo le classi tra chi farà lezione in aula e chi per via telematica. La situazione che si prospetta per l’Istruzione pubblica in Italia è veramente critica.
Visto inoltre il passaggio con la fiducia al Senato del Decreto Scuola, che dimostra ancora una volta l’inconsistenza di Ministra e Governo, indiciamo una mobilitazione nazionale per il 10 giugno a Roma, rivendicando:
. La totale riapertura delle scuole a settembre, senza smembrare le classi e senza l’utilizzo della Dad, evidentemente fallimentare
. Un serio piano di investimenti sull’edilizia, in modo tale da rientrare a scuola in totale sicurezza
. Fondi per i corsi di recupero in presenza, per dare a tutti gli studenti una pari formazione e la possibilità di recuperare ciò che si è perso durante la pandemia
. Un grande piano di assunzioni di personale ATA e di docenti, per garantire la didattica e i corsi di recupero per tutti
. Il NO alla valutazione a distanza, i voti ricevuti durante la pandemia non sono frutto di un percorso di apprendimento, ma di lezioni nozionistiche e prive di qualsiasi fondamento pedagogico e didattico, e di conseguenza non possono essere considerati durante gli scrutini finali.

USB

Formare un mondo diverso: per un uso pubblico della ricerca e del sapere 

Il 10 Giugno USB, le Educatrici della fascia 0-6, i lavoratori della scuola, dell”università e della ricerca e il mondo degli studenti medi e universitari scendono in piazza. Il luogo scelto è Viale Trastevere davanti al Ministero dell’istruzione e al ministero dell’Università e della ricerca, l’appuntamento  per le 11.
Questi mesi di Pandemia e di crisi generalizzata hanno messo a nudo tutti i limiti di un modello sociale non in grado di garantire in alcun modo gli interessi della collettività.
Per mesi ci siamo detti che non si sarebbe potuto riprendere dal punto in cui si era lasciato, che occorreva invertire totalmente la tendenza, che dal punto di vista politico, economico ed organizzativo fosse venuto il momento di scelte chiare e significative su tutto il mondo della ricerca e della formazione in questo Paese.
Scuola Università e Ricerca hanno rappresentato, per motivi diversi, nodi cruciali nella crisi pandemica, eppure gli interventi del Governo non sono stati minimamente all’altezza, né quantitativamente né qualitativamente, delle criticità emerse che rischiano di compromettere la funzionalità di questi settori per anni.
La separazione tra i ministeri di università e ricerca e quello dell’istruzione, iniziativa assolutamente positiva, è rimasta però un ibrido, con un MUR privo di una sua struttura autonoma tale da consentirgli di svolgere una funzione reale. Non essendo stata accompagnata da una divisione dei comparti di contrattazione, è stata di fatto un’operazione di aumento delle poltrone. Intanto stabilizzazione dei lavoratori precari, un intervento serio e strutturale sugli organici, un ragionamento adeguato sui salari,  non sono affatto all’ordine del giorno. I lavoratori di questi settori, insieme ad USB, non possono accettare che la durissima esperienza che abbiamo attraversato e che stiamo attraversando, possa davvero non aver insegnato nulla.
Tutto il mondo  della formazione, con le evidenti differenziazioni, è stato attraversato  da spinte fortissime  verso la dematerializzazione del rapporto docente/discente, della relazione  educativa, base di qualsiasi apprendimento; da una accelerazione dei meccanismi di accumulazione del profitto  e di controllo sulla pelle di chi insegna e di chi impara, a partire dalla predominanza delle piattaforme  private; da un evidente  e dichiarato  tentativo  di fare della crisi  lo strumento definitivo  per distruggere  la  tenuta della comunità educante, della classe docente (anche a livello universitario, dove la percentuale di didattica svolta da precari aumenta di anno in anno), degli studenti certamente, dalla culla  alla  laurea e possibilmente  anche oltre.
La crisi del modello sociale può invece essere ed è per noi l’occasione per ripensare spazi, tempi e soprattutto finalità della ricerca pubblica e dei percorsi formativi, per mettere finalmente al centro le condizioni  e la funzione dei lavoratori che li realizzano, degli  studenti  che rendono il lavoro dei docenti  vivo e carico di futuro.
Il mondo dei Saperi non vuole cedere alla prospettiva dominante del mercato nella quale non solo non trova prospettiva, ma rischia di rappresentare la sua nemesi; non ha intenzione di continuare ad essere riproduttore di una ideologia individualistica alla quale corrisponde assenza di reali prospettive.
Usb PI, insieme ad OSA e Noi Restiamo, proseguendo una collaborazione che dura da anni, hanno deciso di uscire  dal ridotto in cui si possono solo rappresentare frammenti di una conflittualità che invece deve essere globale e collettiva e vogliono iniziare  a porre la questione  di un  nuovo  sistema formativo da un lato e di mondo della ricerca  e dei saperi dall’altro, svincolati  dall’idea di profitto  che li ha slegati dal perseguimento  della crescita universale  della società.
Appuntamento il 10 giugno per una grande iniziativa che metta al centro la formazione, l’educazione, la costruzione collettiva di sapere al servizio della collettività e la sicurezza di lavoratori e studenti.

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