Domani si terrà a Milano un’iniziativa promossa dalla Rete dei Comunisti che, partendo dalla gestione della pandemia, apre il dibattito non solo sugli effetti di una crisi già in atto da tempo che con il lockdown ha prodotto una maggiore polarizzazione del conflitto di classe e di quello interno alla borghesia, ma anche sulle ragioni storiche di un modello di sviluppo diseguale nel nostro Paese.
“Il dualismo Nord/Sud è stato evidente nel decorso di questa epidemia. Ma perché il Covid-19 si è difuso più al Nord che al Sud?
Certamente l’alta urbanizzazione del nord e la necessità di concentrare un gran numero di esseri umani nei luoghi della produzione, spostandoli in mezzi di trasporto sovraffollati hanno favorito la diffusione dell’epidemia e sicuramente l’inquinamento proprio di queste regioni e la conseguente diffusione di malattie polmonari e cardiache ha rappresentato un fattore di indebolimento delle difese naturali contro il virus.
Ma se urbanizzazione selvaggia e inquinamento sono da sempre visti come il rovescio della medaglia, il lato negativo dello sviluppo, il sistema socio sanitario doveva rappresentare invece il lato positivo di questo sviluppo, una delle “eccellenze” che giustificava tutto il resto.
AL contrario invece, la cura dei contagiati è stata ostacolata proprio dal fatto che il servizio sanitario è stato orientato (con tagli e privatizzazioni) alle eccellenze piuttosto che alla cura della salute pubblica e che le strutture di assistenza agli anziani, delegate ai privati, sono diventate i principali focolai dell’epidemia.
Allargando però il nostro punto di vista tutti questi fattori che hanno favorito l’epidemia sono a loro volta prodotto della contraddizione Nord/Sud e di quello sviluppo diseguale che ha portato sì arretratezza nel meridione, ma ha anche portato crescita distorta nel settentrione.
Una crescita che mentre illudeva milioni di persone facendo loro credere di vivere in una società avanzata, anzi “eccellente”, ha stressato ambiente, lavoratori e lavoratrici, relazioni sociali di quel grande arcipelago metropolitano che è diventata la pianura padana negli ultimi 30 anni, creando le condizioni idonee per l’esplosione di una pandemia che sicuramente è stata imprevista, ma si è sviluppata dentro un contesto di collasso di sistema ampiamente prevedibile.
Quello del Nord è un modello volto all’esportazione, quindi dipendente dall’andamento dei mercati internazionali in momento di grande crisi, la stessa ragione che ne aveva decretato le fortune nel boom economico.
Oggi entra in campo la conclamata crisi generale dove i finanziamenti arriveranno con il contagocce e dove le classi dirigenti del nord Italia agitano le loro rivendicazioni e sono pronte a sacrificare quella parte di borghesia del sud pur di tentare di strappare una qualsiasi posizione (di subalternità) sul piano europeo.
Questi 4 mesi di epidemia hanno strappato molti veli e hanno evidenziato molte vulnerabilità di sistema che prima di oggi erano state rimosse o coscientemente occultate. Tra queste vi è anche una “questione settentrionale” alla quale è necessario mettere mano” che storicamente non ha mai trovato (o non ha avuto interesse a trovare) una sintesi con la “questione meridionale”.
L’evento sarà trasmesso in streaming dalla pagina Facebook di Contropiano.org, e vedrà l’intervento di diversi relatori, da Sergio Brenna (Architetto Urbanista Politecnico di Milano), a Max Gazzola (Spread.it), Roberto Montanari (USB Logistica), Giorgio Cremaschi (Potere al Popolo), Viola Negro (Noi Restiamo) e il Il Sud Conta.
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