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L’Europa dei mezzi lockdown corre verso il baratro

L’Europa (non) si ferma. Nemmeno davanti alla constatazione di essere il continente in cui la pandemia ha ripreso a correre con maggiore velocità. Col suo carico di morti e la prevedibile inchiodata dell’economia, ossia quello che si voleva a tutti i costi evitare, anche a rischio di una strage di dimensioni belliche.

Dall’Unione Europea, invece, tutto tace. Che cazzo c’entra un’istituzione del genere con una pandemia? Niente. E’ nata per governare i rapporti di forza economici tra multinazionali e Paesi, mica per tutelare il benessere delle popolazioni…

Tutti i governi del Vecchio Continente stanno adottando le stesse, identiche, misure. Lockdown “morbidi”, che riguardano – come in Italia, nessuna differenza sostanziale – tutte le attività del tempo libero (ristoranti, bar, palestre, cinema e teatri, ecc), con divieti anche per quanto riguarda l’ospitare in casa parenti, amici e conoscenti.

Vietate in alcuni casi – e questo dà il segno politico più grave – le manifestazioni in genere. La motivazione finge preoccupazione per la salute della popolazione, in realtà cerca di blindare le città da contestazioni che cominciano a diventare “virali”, anche se con partecipazione di soggetti di estrazione molto disomogenea (con i fascisti pagati per fare “l’opposizione della Corona”).

Come spiegano gli scienziati migliori – quelli che non cercano di compiacere il governo di turno, in fondo tutti simili – il pericolo di contagio viene dagli “assembramenti”. E il virus non distingue tra lavoro in fabbrica, lezioni a scuola, gradinate degli stadi (in Germania li chiudono soltanto ora!), calca su metro e bus, apericena e bordelli.

I governi invece sì. La linea europea unica è riassumibile con le parole di Macron, ieri sera, nell’annunciare uno stranissimo lockdown: “Tutti quelli che potranno rimanere a casa, dovranno farlo”, ha annunciato. “Ma resteranno aperte uffici pubblici, aziende agricole, alcune fabbriche perché l’economia non può affondare“.

Come dovrebbe ormai essere chiaro, questa linea – adottata fin dal primo giorno in tutto l’Occidente neoliberista (ma ancora peggio in Usa, Brasile, Gran Bretagna) è riuscita ad ottenere lo “straordinario miracolo” di far crollare l’economia molto più pesantemente di quanto non sarebbe avvenuto con lockdown rapidi, mirati ad isolare i focolai e tracciare i contatti.

Non c’è dunque ragione di dubitare che queste misure saranno rese ancora più restrittive tra un paio di settimane, perché l’andamento dei contagi – con le fabbriche (dappertutto) e le scuole aperte (come in Francia) – non potrà che crescere. Con una velocità leggermente inferiore, certo, ma senza alcuna “retrocessione” della tendenza.

Chiusure e crollo dell’economia aumenteranno di dimensioni e gravità, senza peraltro sradicare affatto la pandemia. Il “modello” che ha reso possibile questo risultato in Cina (e Cuba, Vietnam, Kerala – mentre il resto dell’India sta precipitando nel baratro, con oltre 8 milioni di contagiati) è chiarissimo. E ha permesso di ridurre al minimo le perdite, sia umane che economiche.

E già dover scrivere una frase del genere dà la misura della follia con cui l’Occidente neoliberista ha affrontato il Covid: come se un’economia potesse essere conservata “sana e forte” in presenza di una popolazione che si ammala o contagia in massa.

Eppure è quello che continuano a chiedere le Confindustria di tutti i paesi europei (e non). Ancora ieri, per esempio, Carlo Bonomi è tornato a chiedere libertà di licenziamento e fine della cassa integrazione ordinaria (quella pagata con i contributi di lavoratori ed imprese); mentre accetta di buon grado quella straordinaria, detta “Covid”, perché pagata tutta dallo Stato.

E’ quello di cui si fanno interpreti i “Giuseppi” Conte, gli Attilio Fontana e i Beppe Sala. E che non trova alcuna opposizione nella “triplice sindacale”, ferma alla banale richiesta di “prolungamento della cassa integrazione fino a fine inverno”.

La misura della fetida complicità di CgilCislUil è data dalla segretaria Cisl, Annamaria Furlan, che forse neanche si rende conto di quel che dice: “Non abbiamo ancora riformato gli ammortizzatori sociali e non abbiamo ancora quelle politiche attive che accompagnino il lavoratore da una occupazione ad un altra”. Come se, in una situazione del genere, ci fossero “altri lavori” verso cui dirottare i dipendenti che Confindustria vorrebbe licenziare subito…

Il fatto è che la cosiddetta “economia” non è un blocco omogeneo in cui tutti guadagnano o perdono allo stesso modo. Alcune delle industrie che hanno grandi volumi di export con la Cina, per esempio, sono subissate di ordinativi. Mentre quelle “contoterziste” per i grandi gruppi di Germania e Francia seguono, mestamente, l’andamento dei loro capi-filiera.

Per chi invece produce per il mercato interno, la notte si fa buia. Il tracollo dei redditi da lavoro, già ora, riduce fortemente la domanda, anche per i beni di prima necessità. E stimola inevitabilmente la protesta e la richiesta di reddito e “ristori” (aiuti a fondo perduto alle imprese costrette a chiudere per il lockdown).

Se la situazione peggiorerà – e non c’è nulla che contrasti con questa ipotesi, visto che anche i mercati finanziari stanno mettendo fine al “disaccoppiamento” rispetto all’economia reale – presto ci potremmo trovare in totale assenza di controllo dell’epidemia.

Sarà insomma sempre più difficile chiedere di “restare in casa” (a tutti), ma “andate a lavorare” (ad una parte della popolazione), mentre il reddito disponibile scende al di sotto dei limiti della sopravvivenza.

Le conseguenze? Provate ad immaginarle. E smettete di leggere Repubblica, se volete riuscire a pensare…

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1 Commento


  • Alfredo Sellitto

    Era già’ tutto previsto…….
    Infatti il Virus e’ negligente, non si conforma alle regole del mercato e della Confindustria, non lo fa seguendo i meccanismi di rialzo o ribasso degli indici delle orse mondiali, non segue attento le trasmissioni televisive dove a turno ognuno propone spiegazioni e soluzioni cercando di interpretarlo come se avesse un anima.
    Ma in fondo di cosa parlano coloro….?
    Siamo arrivati al punto che la satira si avvicina molto di più’ alla eventuale comprensione di ciò che sta accadendo che non la scienza o la politica che ha mostrato ancora una volta tutto il suo limite.
    Invece la corsa e’ inarrestabile, e prevedo che neppure il lockdown totale la possa fermare, in quanto abbiamo un contagio diffuso nelle stesse abitazioni e luoghi di lavoro per cui a questo punto anche questa soluzione, tra l’altro in ritardo sui numeri in crescita, non ha piu nessuna ragione di essere presa.
    Abbiamo strutturato una società’ che non riesce ad affrontare una banale epidemia, come si faceva in epoche passate, che erano localizzate, circoscritte, non interessate alla accumulazione ma alla vita.
    La grande lezione della Storia insegna e’ che faremo la fine dei Faraoni sepolti con tutti i loro averi se non cambiamo la logica che ha portato il nostro modello di sviluppo sino a qui.
    Ciò che ci salvera’ sara la pace,la solidarietà’,il mutuo soccorso,il rinunciare un po’ in favore del prossimo, pensavo che questi principi enunciati nella cultura cattolica ritornassero immediatamente e entrassero nell’ l’animo, non solo di coloro che decidono, ma un po’ di tutti…. siamo sempre in tempo a cambiare strada, in fondo chi ci dice che questa non e’ altro che la prova alla quale qualcuno ci sottopone per misurarci.

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