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A Brescia l’industria vince e la salute perde

Due titoli oggi campeggiano sulla stampa locale a Brescia. Il primo è sul dilagare della pandemia, con i servizi sanitari già in crisi che devono inviare in altre province i malati.

È da più di venti giorni, da quando a Corzano nell’hinterland bresciano è esploso il contagio della variante inglese, che il virus ha ricominciato a colpire sempre poi pesantemente, ma finora nulla è stato fatto. Brescia è in zona gialla mentre gli ospedali e i medici sono in zona rossa e tutte le autorità, locali, regionali, nazionali, si rimpallano responsabilità e decisioni.

Intanto mentre il sindaco esprime preoccupazione, la regione ed il governo si riuniscono, il CTS valuta, il tempo passa e sempre più persone si ammalano.

Una cosa dovrebbero averla imparata in un anno anche le ridicole istituzioni che ci governano. Che la velocità delle decisioni di chiusura delle zone contagiate vuol dire salute e vita in misura diretta.

Una settimana di ritardo nell’applicare una zona rossa, in una provincia dove il ritmo del contagio è di oltre 300 persone su centomila abitanti quando il limite per far scattare misure dovrebbe essere di 50, questo ritardo vuol dire tanti ammalati e morti in più. Inoltre aspettando si lascia diffondere ovunque il contagio, per cui la mancata zona rossa al momento e nel territorio giusto, significa una inevitabile zona rossa più vasta dopo.

Quando a Corzano oltre 20 giorni fa un solo medico di base appena nominato ha dovuto affrontare il 10% di contagiati su una popolazione di 1400 abitanti, sono state chiuse le scuole e le attività commerciali. Ma i cittadini hanno continuato a spostarsi per andare a lavorare.

Come un anno fa quando non si chiusero Nembro e Alzano nella bergamasca, anche oggi si è scelto di non fermare le persone che sono necessarie al “ciclo produttivo”.

La scelta costante di tutte le autorità, allora come oggi, è quella di privilegiare l’industria rispetto a tutte le altre attività. Così oggi, mentre i lavoratori dello spettacolo protestano per un anno di chiusura, a Brescia si festeggia il recupero del livello pre Covid nella produzione industriale.

Tanti malati e morti in più, ma anche tanto fatturato, questo il bilancio di una provincia dove l’industria vince e la salute perde. E non per destino, ma per scelta.

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