Ore 16:45
Dopo il Plauto, anche al liceo Russell due studenti si “prendono il tetto” per sostenere e rilanciare la richiesta fatta dall’Osa di un incontro con Ministero, Prefettura e Città metropolitana per la nascita in di un tavolo permanente e inclusivo di discussione sul presente e sul futuro della scuola.
Ai ragazzi di certo non sta mancando né la creatività, né la giusta dose di grinta e coraggio per attraversare una fase molto complicata sia per il paese, ancora alle prese con possibili ondate pandemiche e pericolosi stati di emergenza, sia per la loro crescita, vedi ancora alla voce Covid, distanziamento sociale, didattica a intermittenza ecc.
“Due studenti del liceo Russel occupato sono saliti sul tetto del loro istituto per ribadire ancora una volta che, dopo mesi di mobilitazioni, noi studenti vogliamo avere voce in capitolo sulle decisioni che riguardano la scuola pubblica italiana e i fondi sull’istruzione“, si legge nella nota diffusa sui social.
“Vogliamo un incontro e lo vogliamo subito: pretendiamo ascolto dalle istituzioni! Più di 60 scuole occupate a Roma e in tutta Italia sono un segnale chiaro della rabbia degli studenti: il Ministero dell’Istruzione, Città metropolitana e la Prefettura devono convocarci e aprire un tavolo di discussione con gli studenti in protesta“.
“Non siamo più disposti ad aspettare: le proteste continuano“, conclude l’Osa.
Il corteo studentesco del prossimo 17 dicembre potrebbe essere una buona data per la fine del vergognoso silenzio ancora perpetrato dagli organi di governo. Ma ne avranno la volontà politica?
Ore 9:30
Due studenti dell’Opposizione Studentesca d’Alternativa (Osa) stamattina sono saliti sul tetto del liceo Plauto occupato, zona Spinaceto/Tor de Cenci, facendo sapere che non scenderanno finché non avranno l’incontro con il Ministero dell’Istruzione, la Città metropolitana e la Prefettura, come richiesto due giorni fa.
Immediato il rilancio del Pilo Albertelli (Esquilino), i cui studenti e le studentesse, sempre nell’ambito nel coordinamento dell’Osa, hanno dichiarato che non sgombereranno l’Istituto fino a che i ragazzi, che da due mesi pieni stanno lottando giorno per giorno per il loro (e il nostro) futuro, non otterranno adeguate risposte alle loro richieste.
“Lo diciamo da mesi ormai: le nostre proteste, occupazioni, picchetti e scioperi non sono un gioco, ma rappresentano la volontà di noi studenti di essere ascoltati dalle istituzioni e avere voce in capitolo sui fondi che il Governo sta per stanziare sulla Scuola pubblica“, scrivono dall’Osa nella nota diramata pochi minuti fa sulla loro pagina Instagram.
“Siamo una generazione a cui la nostra classe dirigente, di centrodestra e di centrosinistra, ha tolto il futuro: la scuola non ha più una funzione di emancipazione, individuale e collettiva, e se guardiamo avanti ci aspettano solo precarietà e un mondo in piena crisi ecologica“.
“Ora vogliamo parlare noi“.
“Chiediamo immediatamente una risposta da parte del Ministero dell’Istruzione, della Città metropolitana e della Prefettura: vogliamo un incontro e risposte concrete subito. Non scenderemo dal tetto del Liceo Plauto finché non verremo convocati: ci uniamo quindi all’occupazione permanente del liceo Albertelli“.
“È una promessa – concludono gli studenti – il tetto del liceo Plauto e l’occupazione del Pilo Albertelli non verranno liberati finché non saremo ascoltati“.
Lo avevamo più volte ripetuto nei giorni scorsi, il clima di mobilitazione nelle scuole cozzava irrimediabilmente con la scarsa (e spesso distorta) rappresentazione concessa dai media nazionali e con l’imbarazzante silenzio da parte della politica.
Ma un “movimento” è vero e vitale quando trova le risposte di rilancio ai contrattacchi messi in campo dal pezzo di società che si oppone al cambiamento richiesto da chi ha scelto la lotta come mezzo privilegiato per il miglioramento delle condizioni di vita (a scuola, come al lavoro).
In questo caso, dal ministro Bianchi fino alla Prefettura, si sta tentanto la carta del silenzio prolungato per sfiancare, tramite l’indifferenza, la voglia di riscatto degli studenti.
Ma a quanto pare la mossa sta avendo un effetto boomerang, con gli studenti pronti ogni giorno ad alzare l’asticella del livello di agitazione e “conflitto politico”.
E diversamente non sarebbe potuto essere, visto che le occupazioni in corso non sono una mera “perdita di tempo“, come affermato la scorsa settimana dal Presidente dell’Associazione nazionale dei presidi (Anp), Mario Rusconi, ma mettono in discussione il modello di scuola tout court, dalla sua funzione emancipativa al ruolo degli studenti nella sua costruzione, di contro alla visione aziendalistica di intendere l’educazione delle nuove generazioni.
Sono dunque un “fatto politico” vero con degli obiettivi precisi, che i rappresentanti dell’Osa hanno incarnato nel protagonismo degli studenti nelle scelte delle scuola del domani, a partire dai 19,6 miliardi di fondi che saranno messi a disposizione dal Pnrr.
Mentre scriviamo, apprendiamo che all’Albertelli la polizia ha già iniziato la sua opera di azione intimidatoria, presentandosi alle porte dell’Istituto “rioccupato” martedì in solidarietà agli studenti e alle studentesse portati in Commissariato dal Plauto.
Ma questi due mesi ci hanno già insegnato che gli “studenti al contrattacco” sanno come rispondere alla repressione delle forze dell’ordine, come dimostrato al Ripetta, al Plauto, all’Enzo Rossi ecc.
Il 17 dicembre ci sarà una giornata di mobilitazione studentesca. Se questo è il clima di avvicinamento, non resta che segnare in rosso la data sul calendario.
Sugli sviluppi della giornata invece seguiranno aggiornamenti nell’articolo.
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