Lorenzo Parelli, studente di 18 anni frequentante l’istituto Bearzi, è morto ieri intorno alle 14:30 colpito da una putrella in un capannone della Burimec, azienda metalmeccanica alle porte di Udine, mentre si apprestava a concludere l’ultimo giorno di alternanza scuola-lavoro.
Un evento disastroso, tutt’altro che isolato e tuttavia non affrontato in questo maledetto paese, se non nel momento immediato del cordoglio di quel mondo politico (dalla destra al centrosinistra parlamentare) e sindacale (CgilCisl&Uil) complice dell’apparato confindustriale dello smantellamento degli istituti di tutela dei lavoratori e delel lavoratrici, nella contrattazione così come nei luoghi di lavoro.
Ma la scomparsa di Lorenzo porta con sé un elemento in più, perché questo ragazzo non era un lavoratore: era uno studente.
Che ci fa un diciottenne che ha deciso di diplomarsi (e chissà, magari di fare anche l’università) in una fabbrica? Che ci fa un ragazzo alle 14:30 ancora fuori di casa, peraltro neanche con lo zaino in spalla? Che ci fa un non lavoratore, non retribuito, non tutelato, in un’azienda metalmeccanica?
Le risposte a queste domande vanno cercata nell’alternanza scuola-lavoro e nella “caccia al profitto a tutti i costi” del mondo padronale.
Il primo è un provvedimento approvato del governo Renzi (targato Pd) nel 2015 all’interno del pacchetto della “Buona scuola”. Non ci si lasci ingannare dalle parole del ministero dell’istruzione, quando definisce l’alternanza “un’esperienza formativa che unisce sapere e saper fare, orienta le aspirazioni dei giovani e apre la didattica al mondo esterno”.
L’alternanza è piuttosto lo sfruttamento della forza lavoro che entra nei banchi di scuola, è la messa a disposizione di giovani studenti costretti al lavoro a costo zero a favore delle imprese (ma anche dello Stato), è l’introiezione di un futuro fatto di lavoro povero nelle generazioni di domani, è uno degli attacchi alla formazione e all’educazione dei ragazzi e delle ragazze della nostra penisola. Da ieri, è anche causa di morte. E come tale va abolita!
È, in definitiva, l’ennesimo strumento tramite cui il mondo padronale cerca di ricacciare la crisi dei profitti che ciclicamente, senza possibilità di scampo, si trova da affrontare. E nello sfruttamento di ogni possibile essere umano (così come di risorsa naturale), se qualcuno muore “pazienza”, secondo le parole di Domenico Guzzini, presidente della Confindustria di Macerata. Un confindustriale, un padrone, un nemico, tra gli altri.
L’alternanza non è formazione, ma è sfruttamento lavorativo e sfondamento ideologico e nel capitalismo lo sfruttamento e la menzogna uccidono.
L’anno scorso sono stato circa 1500 i morti sui luoghi di lavoro, più di 15mila nel decennio, una strage tutt’altro che “bianca” che ha dei responsabili precisi: l’alleanza politico-confindustriale alla guida del paese da sempre nella storia repubblicana, oggi pienamente incarnata nella figura di Mario Draghi e nella compattezza di tutte le forze parlamentari nel sostenere il processo di integrazione europeo.
A 18 anni, Lorenzo e tutti gli altri studenti dovrebbero stare a scuola, in edifici degni di questo nome, con insegnati coscienti del proprio ruolo, formati e ben pagati, assistiti da personale tutelato e retribuito a dovere e dovrebbero poter scoprire e coltivare i propri talenti, a prezzi accessibili per tutte le fasce di reddito, per metterli a disposizione nella costruzione di una società più giusta.
L’istruzione del paese non garantisce niente di questo e nei due anni di pandemia tutti i nodi sono venuti al pettine.
Solo negli ultimi mesi, il ministro Bianchi e il governo Draghi hanno dimostrato tutta la loro noncuranza della voce che si è alzata soprattutto dalle scuole romane con l’ondata di occupazioni e la mancanza di volontà politica nell’affrontare il rientro scolastico, considerando i bisogni di sicurezza e garanzia di apprendimento degli studenti e del personale.
Ieri sera, gli studenti dell’Osa hanno fatto subito a un presidio sotto il Miur, con un’indicazione di lotta precisa: “quello di oggi è un omicidio i cui mandanti sono le aziende, interessate solo al profitto e non alla sicurezza dei lavoratori, ma di cui anche il Governo Draghi e il Ministro Bianchi sono responsabili”.
E che non si dica che non l’avevano detto per tempo, i tanto vituperati “giovani d’oggi”, come dimostra l’attacco in diretta tv portato da Giulia in collegamento da una piazza degli studenti contro Matteo Renzi proprio sulla “Buona scuola”, subito cassato dalla conduttrice Myrta Merlino. Altre piazze sono attese in questo fine settimana.
La realtà è che la nuova generazione, così come alla classe lavoratrice, le si vorrebbero silenziose, ubbidienti e laboriose.
Ma la storia ha dimostrato che quando questi due soggetti riconoscono il reciproco stato di sfruttamento a cui sono sottoposti e individuano il nemico storico della loro emancipazione, allora comincia la lotta. E senza lotta non c’è cambiamento.
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Silvia
Sono pienamente d’accordo con Voi.
Francesco
Ho partecipato a corsi di studio che prevedevano anche dei periodi di alternanza scuola lavoro. Non mi sono mai sentito sfruttato ed anzi mi sono sempre sentito in dovere di ringraziare la aziende ospitanti per quanto ci hanno concesso.
Stefania Motosi
Sono d’accordo mediamente su tutto, meno che sullo sfruttamento, che è veramente una grande sciocchezza, legata ad una mentalità in questo caso non condivisibile. Il fatto invece grave e’ quello della scelta di dove fare quella breve esperienza, più onerosa per chi la accoglie che non per chi la fa. Non si mandano dei ragazzini digiuni di ogni formazione in fabbriche e luoghi dove muoversi è sempre pericoloso, anche per i più esperti, dato che tutto il lavoro tecnico e manuale ha sempre creato morti e feriti , al di là delle montagne di carta scritte dai burocrati. Chi va a lavorare per una settimana in biblioteca, od in qualche ente, od in farmacia ….etc. non corre certamente alcun rischio , ma ha la piccola opportunità di dare uno sguardo al mondo del lavoro e spesso del ” non” lavoro. Capirai che sfruttamento! La cosa gravissima ed inopportuna è, ripeto, mandare ragazzini in luoghi pericolosi, cioè in fabbriche, edilizia e quant’altro, la’ dove il lavoro è una cosa seria e complessa, non come in parlamento.
Redazione Contropiano
Lo sfruttamento di studenti che prestano lavoro gratuito mentre in teoria starebbero “formandosi” non può essere chiamato in altro modo. La pericolosità del posto di lavoro (una fabbrica è diversa da una biblioteca, certo) non cambia il fatto – testimoniato da centinaia di studenti passati per questa esperienza – che “in alternanza” si lavora. Come un “apprendista”, del resto, che almeno ha un contratto e una retribuzione.
E, certamente, anche gli apprendisti muoiono sul lavoro. Come gli anziani esperti e quelli di mezza età. C’è un problema grosso come un cimitero, insomma…
Stefano Pussig
Dire che il sindacato è complice di confindustria e perciò altrettanto responsabile dello sfruttamento e degli incidenti sul lavoro ,scusate è per dirla col Fantozzi :” una cagata pazzesca”