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Il modello “Nord Italia” ha facilitato la diffusione del coronavirus

Non è una sorpresa, ma ancora oggi è quasi un tabù che le classi dirigenti del Nord Italia hanno cercato in ogni modo di nascondere ed esorcizzare.

A facilitare la diffusione del virus Covid 19 in Italia e soprattutto nelle regioni più ricche e “competitive” del Settentrione, è stata proprio la struttura di quel modello.

A far sì che il nostro paese sia stato tra i primi colpiti dalla pandemia, con più violenza e rapidità, sono stati anche fattori come la rete capillare di autostrade nell’area padana, l’alta percentuale di pendolarismo degli abitanti di queste zone, il tasso di inquinamento atmosferico, e non ultima, l’altissima densità abitativa di Veneto e Lombardia.

A documentarlo è lo studio èWhy Italy first?‘, (Perchè l’Italia è la prima?) curato dall’Università di Trieste e pubblicato sulla rivista ‘Sustainability’. Lo studio ha esaminato i motivi della vulnerabilità italiana alla prima ondata della pandemia di Covid-19. Comprendere questi meccanismi è infatti è fondamentale per scongiurare una seconda ondata.

Basandosi su metodi di analisi spaziale, il team di ricerca dell’Università di Trieste ha ricostruito un inedito indicatore di mortalità da SARS-Cov-2 a livello provinciale, che ha confermato una mortalità superiore alle attese nel Nord Italia e nelle province padane in particolare, mentre nel resto d’Italia questa si è mantenuta in linea con l’anno precedente, se non inferiore. Sono state evidenziate delle relazioni molto forti tra questo indicatore, una scarsa qualità dell’aria e l’aumento del consumo di suolo, nonché con alcune caratteristiche dell’area, soprattutto l’ampia mobilità pendolare e la dimensione e la densità medie degli insediamenti.
Il gruppo di ricerca è composto da ricercatori nel campo della geografia umana ed economica (Giuseppe Borruso – Università di Trieste), dell’urbanistica e della pianificazione (Ginevra Balletto – Università di Cagliari; Beniamino Murgante – Università della Basilicata) e della epidemiologia e della medicina (Paolo Castiglia e Marco Dettori – Università di Sassari).

 

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