Il 16 novembre USB Lombardia sarà in corteo con gli studenti di Milano, in partenza da piazza Cairoli alle 09.30, per il No Salvini day, contro il Decreto Sicurezza, contro la criminalizzazione della povertà e la repressione delle lotte.
Saremo in piazza perché rifiutiamo questa norma che segna un punto di non ritorno dello Stato di diritto, poiché, a partire dai due Decreti su decoro e sicurezza di Minniti, compie indebite equazioni tra migrazioni, mafia, sicurezza e terrorismo, legittimando la criminalizzazione razziale e la creazione di vere e proprie zone di invisibilità.
Il cosiddetto Decreto Sicurezza col suo restringimento del sistema di accoglienza, la sostanziale abolizione della protezione umanitaria, l’aumento delle possibilità di rifiuto o revoca del diritto d’asilo, le restrizioni sulla cittadinanza e i diritti sociali ad essa connessi, l’aumento dei giorni possibili di detenzione presso i Cpr, veri e proprie luoghi di detenzione per innocenti, è l’ennesimo atto di repressione razzista e classista che i governi di questo paese agiscono verso le/i i migranti che approdano nel Paese in cerca di protezione, lavoro, dignità.
Il decreto ancora una volta indica nelle/i migranti i capri espiatori sui quali scaricare l’odio sociale, utilizzandoli come arma di distrazione di massa rispetto alle reali cause e ai reali fautori del galoppante impoverimento. Nella seconda parte invece punta a reprimere le marginalità sociali e le avanguardie di lotta, mostrando lo scopo ultimo di tale dispositivo: la torsione autoritaria del potere, attuata facendo leva sulla fabbrica della paura costruita negli anni. Si parla di inasprimento delle pene per i blocchi stradali (reato che era stato depenalizzato) e i picchetti: una pratica che ha fatto la storia delle lotte in questo paese diventa un reato penale, con pene che posso arrivare sino a 12 anni di carcere e con l’aggravante specifica per i lavoratori extracomunitari che una condanna potrebbe portare all’espulsione. Viene esteso il Daspo urbano (altra creazione di Minniti e Orlando), vengono militarizzati i corpi dello Stato, si prevede l’inasprimento delle pene e l’uso delle intercettazioni telefoniche per le occupazioni abitative, un atto che punisce i poveri, le esperienze di autogestione e il mutualismo nei quartieri. Siamo di fronte a politiche reazionarie che distolgono l’attenzione pubblica dai problemi reali, primi fra tutti l’impoverimento economico e culturale e l’indebolimento dei nessi della solidarietà sociale, per agitare spauracchi utili a costruire un popolo spaventato e governabile, al quale la dignità si conferisce per decreto e si revoca per urgenza.
Torsione autoritaria e militare che tocca direttamente il mondo della scuola e redistribuisce le risorse pubbliche in chiave securitaria e non di contrasto alle diseguaglianze sociali: il decreto Scuole Sicure, che stanzia 2,5 milioni di euro per incrementare controlli, installare impianti di sorveglianza, assumere agenti di polizia locale a tempo determinato per contrastare lo spaccio negli istituti scolastici, è una mostruosa macchina repressiva che espropria la scuola della sua primaria funzione educativa. In uno Stato che è al 30simo posto in Europa quanto a percentuale del PIL investito in istruzione, in cui i fondi alla scuola subiscono tagli da almeno 30 anni, dove le scuole si trovano in edifici a rischio, dei quali circa quasi la metà è inadeguata rispetto alla legislazione antincendio e il 95% non è pensato per un eventuale evento sismico, si investe nella repressione dello spaccio, senza alcun lavoro di indagine e riflessione sul perché la droga raggiunga in modo così semplice tanti minorenni: il punto non è prevenire, non è educare, è reprimere. Non possiamo inoltre dimenticare l’alternanza scuola lavoro, che mira a trasformare gli studenti in lavoratori avvezzi ad ogni sopruso, la decurtazione del tempo scuola avvenuta dalla riforma Gelmini in poi, la riforma dei professionali, che ancora di più delinea una scuola a due velocità, quella dei ricchi e quella dei poveri, l’ingresso prepotente dei privati e del mercato nelle scuole.
Infine, il 16 alle 09.30 saremo in piazza anche contro i progetti di regionalizzazione della scuola, ventilati dalla Regione Lombardia sull’onda della proposta di legge veneta. Una proposta di legge che è al limite della secessione, con la sue volontà di mantenere i soldi nelle regioni ricche a scapito di quelle in maggior difficoltà, per costruire un’Italia a due velocità, con sistemi scolastici differenziati, o forse con la volontà di agganciare il Nord produttivo alla locomotiva europea, a dire il vero molto più asfittica di quanto vorrebbero i governatori del nord, per liberarsi di un Sud Italia, sempre più considerato una sorta di colonia interna.
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