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Spagna. “La chiamano democrazia ma non lo è”

Pochi giorni dopo la morte del dittatore Francisco Franco, si procedeva all’incoronamento di Juan Carlos di Borbone come Re di Spagna e Capo di Stato, secondo la “legalità” del regime fascista (la Legge di Successione del 1947) e secondo la stessa volontà del “Caudillo”.

Tutto questo processo fu tutelato fin dall’inizio da determinati elementi del proprio regime (Esercito, settori del Movimento Nazionale, etc.), che si presentavano davanti al nuovo monarca e di fronte al popolo spagnolo come artefici della “pacifica e naturale” transizione verso la democrazia parlamentare.

In questo modo, coloro che prima gridavano “viva il dittatore” e si definivano come seguaci della “sentinella dell’Occidente” – con la terra ancora impregnata del sangue degli ultimi fucilati – sarebbero stati i responsabili nel definire il nuovo sistema di dominazione, contando con la complicità attiva delle differenti forze politiche dell’oligarchia e con le principali forze popolari in ginocchio e sottomesse.

Oggi, 36 anni dopo, continuiamo a subire le stesse conseguenze degli eventi avvenuti in quegli anni: l’assenza di democrazia e uno Stato ai piedi dell’oligarchia. Dalla morte del dittatore fascista fino ad oggi, i più beneficiati sono stati i grandi imprenditori. Attraverso gi incentivi alle imprese private e la privatizzazione delle imprese pubbliche si è perpetrato il processo di impoverimento della classe lavoratrice nello Stato spagnolo e dei paesi meno sviluppati.

Costantemente vediamo come sviluppano una dura e costante privatizzazione dei servizi pubblici mentre, allo stesso tempo, alzano i prezzi al di sopra dei salari. La crisi del capitalismo porta con se la perdita di diritti della classe lavoratrice. Questo è dovuto a un motivo molto semplice che si spiega con l’assenza di un’Unità d’Azione. Le grandi centrali sindacali sono al servizio dello Stato, ed è per questo che dobbiamo organizzarci a partire dalla base.

Prova di questo ragionamento è il movimento 15M che ha dimostrato che l’Unione è possibile. Però un’unione senza condizioni e senza una linea ideologica precisa non porta da nessuna parte. Siamo lavoratori e non possiamo più subire queste condizioni. Il blocco degli sfratti, gli scioperi nel mondo dell’istruzione, l’occupazione di piazze e strade nonostante i divieti e il resto dei conflitti che si sviluppano tutti i giorni, sono la dimostrazione concreta di come l’unità fa la forza e che è possibile vincere. Però dobbiamo comprendere bene chi sono i nostri nemici.

I nostri nemici sono i partiti politici e le organizzazioni borghesi, tanto nella loro rappresentazione parlamentare come il loro sviluppo in senso più marcatamente fascista. Con la scusante della crisi tentano di aumentare il fenomeno della xenofobia per dividere la classe lavoratrice tra autoctoni e migranti, quando invece apparteniamo alla stessa classe sociale e abbiamo gli stessi problemi. Le ultime elezioni municipali dimostrano che è necessario ricostruire un Fronte amplio nella lotta contro il fascismo e il capitalismo per frenare questa rinascita della xenofobia e del fascismo. Lo spirito di unità del 1936 deve essere recuperato. Si continua ad avere due Spagne, la ricca e la povera.

Questo 20 Novembre si presenta come differente rispetto agli anni passati perchè coincide con il giorno delle elezioni politiche. Siamo entrati nuovamente nel circo elettorale che monta lo Stato per farci pensare che, per il semplice fatto di mettere un foglio di carta in una urna, siamo liberi e possiamo scegliere. La realtà è che le grandi imprese e la Banca, che popolarmente si stanno chiamando in questi giorni “Il Mercato”, che non è nient’altro che il Capitale, rappresentano chi veramente decide le regole del gioco. Per questo dobbiamo rompere il giocattolo.

Non importa quale sarà il risultato delle elezioni di questo 20 Novembre, perchè non vincerà nessuna opzione che difenda l’insieme della società, al contrario vincerà chi vela per gli interessi del “Mercato”. Dobbiamo organizzarci, dobbiamo potenziare e consolidare le assemblee, le piattaforme e i coordinamenti già esistenti. Dobbiamo dotarci di uno sviluppo ideologico e un discorso proprio capace di contrapporsi a quello dei mezzi di comunicazione capitalisti. La nostra voce deve sentirsi perchè devono conoscere le nostre esigenze, perchè devono sapere che conquisteremo noi stessi i nostri diritti.

Continueremo bloccando il fascismo, avanzeremo distruggendo il capitalismo.

Unità, organizzazione e lotta!

Nel 75º anniversario della sua difesa, Madrid sarà la tomba del fascismo!

No pasarán!

traduzione di Zeistar

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