Due cortei che hanno bloccato tutta la città in una connessione rabbiosa di speranza e scopo, che pur definendo pratiche di lotta differenti si ricompattano nell’affermazione di un’alterità radicale alle politiche del governo Monti e della Troika che stanno affamando l’Europa dei popoli e saziando l’Europa delle Banche.
Non ci interessano le solite e noiose disquisizioni sulla violenza, con il tentativo perverso della politica e del sindacalismo istituzionale di “spezzare” quella giornata in buoni e cattivi, in violenti e pacifisti, creando ad arte una diramazione irreversibile che vuole ridurre la lotta a semplice pantomima della realtà.
In entrambi i cortei c’erano i nostri figli, i nostri alunni e i nostri studenti, vogliamo capire quella giornata senza ripudiare nessuno o premiare altri, come nelle peggiori famiglie borghesi non vogliamo mascherarci dietro una divaricazione che nasconde il “figlio diverso” e si pavoneggia del “figlio normale” pacificando le nostre colpe adulte.
Facciamo nostra la frase di Paul Nizan in Aden Arabia: “Avevo vent’anni. Non permetterò a nessuno di dire che questa è la più bella età della vita”, la precarietà e il non-futuro sono pesi troppo grandi sulla generazione attuale per continuare a nascondersi dietro un tristissimo televoto sulle ragioni di studenti e forze dell’ordine, su chi ha attaccato e su chi si è difeso.
Diciamo ai tanti “Gesù nel Tempio” che faremo a meno dei loro buoni consigli, perche poi: “tutto ricomincia come ogni giorno e chi ha la ragione, dico nobili uomini, danno implacabile giustificazione, come ci fosse un modo, uno soltanto, per riportare una vita troncata, tutta una vita da immaginar”(F.G., Piazza Alimonda).
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