Un po’ come tutte le altre categorie sociali, nello Stato Spagnolo anche studenti, genitori e docenti sono sul piede di guerra contro le politiche governative che colpiscono frontalmente il sistema d’istruzione pubblico. Tagli e aumenti di tasse che renderanno di fatto inaccessibile la scuola pubblica a fasce sempre più larghe di studenti le cui famiglie, colpite dalla crisi economica e dalla disoccupazione, non sono già oggi in grado di permettersi tasse d’iscrizione in crescita e servizi collaterali a pagamento.
La cosiddetta ‘riforma educativa’ del Ministro José Ignacio Wert non è altro che un taglio netto all’istruzione di 4 miliardi di euro, il che comporterà il licenziamento di migliaia di docenti.
Contro una situazione che definire grave è poco il Sindacato degli Studenti e la Confederazione Spagnola delle Associazioni dei genitori degli Alunni (Ceapa) ha proclamato uno sciopero generale di ben tre giorni in tutte le scuole del Regno, dal 16 al 18 ottobre. Mobilitazione che prevede ogni tipo di manifestazione – dalle occupazioni ai cortei, dai picchetti alle assemblee pubbliche – e che sarà parallela agli scioperi e alle altre forme di protesta dei sindacati dei lavoratori della scuola già proclamati. Studenti e famiglie hanno chiesto ai sindacati dei docenti di accettare che questa volta la protesta e lo ‘sciopero’ sia indetto da loro, a dimostrazione dell’importanza che il sistema di formazione ha a livello sociale e di civiltà, al di là delle questioni salariali o lavorative.
Il sistema d’istruzione sta tornando ai livelli di esclusione di decine di anni fa, denunciano i promotori della protesta, ed è inaccettabile che un milione di giovani debbano intraprendere la strada dell’immigrazione in altri paesi. “Noi giovani siamo stufi di sentirci dire che non ci sono soldi per l’istruzione da un governo del PP che destina il 33% del bilancio statale al pagamento del debito” denuncia il Sindacati degli Studenti. Da parte sua il portavoce della Ceapa Sanchez ha denunciato che Wert è un nostalgico della dittatura, e che mentre taglia l’istruzione pubblica il governo finanzia le scuole e le università private gestite dall’Opus Dei e dai Legionari di Cristo. “Per nascondere la gravità e l’entità dei tagli alla scuola pubblica sia il PP sia i regionalisti catalani di CiU stanno alzando la cortina fumogena della polemica sull’uso dello spagnolo nelle scuole catalane” sottolinea inoltre la Ceapa.
Durante una conferenza stampa i rappresentanti di studenti e famiglie hanno spiegato quale sarà il programma della mobilitazione: lunedì 15 ottobre assemblee generali si terranno in tutte le scuole pubbliche con la partecipazione di studenti, genitori e insegnanti; martedì 16 comincerà lo sciopero generale in tutte le scuole; mercoledì 17 oltre allo sciopero sono previste manifestazione mattutine in 40 città mentre giovedì 18 altre manifestazioni sono state convocate nel pomeriggio. A Madrid la manifestazione partirà alle 18,30 da Plaza Neptuno e si dirigerà al Ministero dell’Istruzione.
Oggi intanto a manifestare contro i tagli alla scuola pubblica del governo spagnolo e di quelli regionali – in concomitanza col movimento cileno – sono stati decine di migliaia di studenti medi e universitari che hanno aderito alla mobilitazione convocata dalle organizzazioni giovanili indipendentiste basche, catalane, galiziane e di altre comunità autonome riunite nella piattaforma ’11×12’, nel segno dello slogan “Istruzione del popolo per i popoli”. Le strade delle città di 11 comunità autonome (catalane, basche, castigliane, aragonesi, andaluse, galiziane, asturiane e cantabre) hanno visto stamattina sfilare cortei a favore di una “alternativa socialista e indipendentista”. In alcuni casi alla mobilitazione si sono uniti anche gruppi studenteschi non indipendentisti, come a Madrid, dove la piattaforma universitaria del movimento 15 maggio – gli indignados – denominata ‘Prendi la facoltà’ ha manifestato a Puerta del Sol nel pomeriggio.
Stamattina gli studenti hanno bloccato gli ingressi alle facoltà dell’Università di Barcellona, del Politecnico Catalano e dell’Università Autonoma (UAB) in un clima di forte presenza da parte dei Mossos d’Esquadra. Un centinaio di studenti della sede di Bellaterra dell’Autonoma ha occupato il campus e piazzato barricate davanti agli accessi all’università. Altri studenti hanno collocato barricate nei pressi della stazione ferroviaria della Generalitat vicina alla UAB urlando slogan come ‘chi semina miseria raccoglie rabbia’. Nel capoluogo catalano hanno infine sfilato in corteo almeno 5000 studenti. Durante il corteo sono state lanciate uova contro la sede della Borsa e alcuni partecipanti hanno tentato di incendiare una bandiera dell’Unione Europea. Al termine della manifestazione un pupazzo raffigurante il governatore catalano, Artur Mas, è stato dato alle fiamme davanti alla sede del suo partito CiU.
A Santiago de Compostela circa 3000 studenti hanno manifestato per un sistema di istruzione “pubblico e di qualità” mentre a Palma de Mallorca, nelle Baleari, a scendere in piazza sono stati un migliaio di giovani al grido di “Non sono tagli, sono pugnalate”. A Granada circa 2500 tra studenti e docenti hanno partecipato alla protesta contro l’aumento delle tasse universitarie.
Nei Paesi Baschi manifestazioni con migliaia di studenti hanno sfilato nei quattro capoluoghi – Pamplona, Bilbao, Donostia e Gasteiz – e anche nei centri più piccoli anche qui contro i tagli alle borse di studio e l’aumento delle tasse e della selezione di classe. Oltre che contro l’intenzione – ammessa oggi dal Ministro Wert – di ‘spagnolizzare’ i programmi educativi finora applicati nelle comunità autonome.
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