Ci si era andati vicini a fine maggio, ma poi la non sempre comprensibile “realpolitik” dell’Autorità Palestinese aveva fatto marcia indietro. La Fifa – la federazione mondiale del calcio – era stata chiamata a rispondere alla richiesta di espulsione di Israele dalla federazione per gli ostacoli che frappone continuamente all’attività dei calciatori e dei club palestinesi. Attivisti da tutta Europa erano arrivati al palazzo della Fifa a Zurigo per sostenere la richiesta. Ma la delegazione palestinese aveva dato vita ad una improvvisa rinuncia a presentare la richiesta che ha suscitato delusione e polemiche in molti sostenitori della causa palestinese. Eppure i motivi per rendere operativa la decisione di mettere Israele fuori dalla Fifa continuano ad essere forniti giorno dopo giorno. Ultimo in ordine di tempo è quanto accaduto ieri, domenica.
A Hebron doveva svolgersi la partita di ritorno tra i club di Hebron (Al Ahli, allenata dall’italiano Stefano Cusin) e Gaza (Shejaya), ossia la prima finale di Coppa Palestina dal 2000, l’anno dell’esplosione della Seconda Intifada.. Ma la partita non si è potuta perché Israele vuole sottoporre a controlli preliminari quattro calciatori palestinesi della squadra della Striscia di Gaza e “interrogarli per motivi di sicurezza”. La pretesa israeliana è stata però respinta da Jibril Rajub, presidente della Federazione calcio palestinese: “Il passaggio della frontiera di Gaza deve essere del tutto libero per qualsiasi giocatore in base alle regole della Fifa”.
La partita di andata si era giocata a Gaza giovedi e quella di ritorno doveva giocarsi ieri a Hebron, ma non si è potuta svolgere perché la delegazione della squadra dello Shejaiya – una quarantina di persone tra giocatori, tecnici e accompagnatori, nessun supporter però – non si è recata al valico di Erez tra la Striscia di Gaza ed Israele. Rajoub afferma che “le autorità israeliane vogliono interrogare i quattro giocatori ma ciò è inaccettabile perché sulla base delle regole Fifa ogni atleta ha il diritto di entrare ed uscire da Gaza senza interferenza da parte dei servizi di sicurezza”.
Ci sono dunque seri motivi per tornare a chiedere alla Fifa l’espulsione di Israele dalla federazione, ma questa volta Jibril Rajoub, presidente della federazione calcistica palestinese, dovrebbe andare fino in fondo, anche nelle sedi internazionali.
- © Riproduzione possibile DIETRO ESPLICITO CONSENSO della REDAZIONE di CONTROPIANO
Ultima modifica: stampa