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Francia. In piazza contro il carovita e l’inazione climatica

Una domenica di mobilitazione ieri a Parigi, con la “Manifestazione contro il carovita e l’inazione climatica” che ha attraversato la capitale francese da Place de la Nation a quella di Bastille, con 140mila persone in piazza secondo gli organizzatori (30mila secondo la polizia).

La densità del corteo, per chi l’ha attraversato o ha anche solo guardato le foto e i video in diretta, non lascia alcun dubbio circa da che parte penda l’ago della bilancia…

Convocata ufficialmente lo scorso 16 settembre dalle forze politiche che compongono la NUPES – ad eccezione del PCF che aveva preferito “lasciare la priorità ai sindacati nelle piazze” per aderire all’appello solo in un secondo momento – la manifestazione lanciata da La France Insoumise, Europe Ecologie Les Verts e dal Partito Socialista mirava ad inscriversi “nella continuità delle mobilitazioni già intraprese dai sindacati e dalle associazioni, con le giornate di azione nazionale del 22 e 29 settembre e della mobilitazione per il clima del 23 settembre”.

L’appello è stato sottoscritto da 25 associazioni, da ATTAC alla Marche des solidarités dei sans-papiers, da oltre 700 sindacalisti, da diverse organizzazioni giovanili e studentesche e da numerose personalità pubbliche, tra cui spicca il nome di Annie Ernaux, fresca di premio Nobel per la letteratura e in prima linea nella manifestazione parigina insieme ai deputati di punta de La France Insoumise.

L’appello attacca il carovita come conseguenza delle scelte politiche del governo Macron il quale “si rifiuta di aumentare i salari, congelare gli affitti o bloccare i prezzi dei prezzi dell’energia e dei beni di prima necessità” di fronte all’impennata dei prezzi al consumo e delle bollette che continueranno a lievitare nei prossimi mesi.

Peggio ancora, sta pianificando nuovi attacchi alle pensioni e all’assicurazione contro la disoccupazione e sta organizzando la distruzione dei servizi pubblici, in particolare quelli dell’istruzione e della sanità”.

Infatti, il Presidente Macron è intenzionato a riprendere in mano la maledetta riforma delle pensioni richiesta dalla Commissione europea e accantonata solo per lo scoppio della pandemia di Covid-19.

E questa volta il governo francese sembra intenzionato a marciare spedito, imponendo direttamente il famigerato “articolo 49.3” che consente in pratica al governo (di minoranza, ricordiamo) di adottare un progetto di legge bypassando il voto all’Assemblée Nationale.

Una misura autoritaria resa ancor più “indispensabile” in questa nuova legislatura, poiché il governo guidato da Elisabeth Borne si regge grazie al supporto del Rassemblement Nationale di Marine Le Pen.

Sulle pensioni, la prima ministra e lo stesso Presidente Macron sono ben consapevoli del rischio di “défaillance” anche da parte dei suoi stessi “alleati” su una riforma già altamente impopolare.

Un po’ come avvenuto qualche giorno fa, quando all’Assemblée Nationale, è stata approvata una tassa sui super-dividendi grazie all’astensionismo del gruppo di Horizons (dell’ex primo ministro Edouarde Philippe), i voti del gruppo Modem e persino di 19 deputati di Renaissance (la versione 2.0 de La République En Marche), creando un piccolo scisma interno alla debole maggioranza di governo.

Questa tassa sui super-dividendi arriva qualche giorno dopo l’annuncio di Total Energies che, in virtù del miglior “risultato netto” ottenuto da un’impresa in Francia in tutta la sua storia, distribuirà 2,6 miliardi di euro di dividendi.

Al di là dei profitti stellari che Total sta registrando (5,6 miliardi solo nel secondo trimestre) grazie alla speculazione sui prezzi dell’energia, la multinazionale è una delle principali responsabili dell’inquinamento atmosferico e terrestre, delle elevate emissioni di CO2 e di disastri ecocidi come nel caso del mega-progetto offshore per l’estrazione di GNL in Mozambico.

La manifestazione di domenica attaccava la politica anti-ecologica di Macron, intenzionato a mettere in campo il progetto di rilancio del nucleare francese con la costruzione di 6 nuovi mini-reattori nucleari “Nuward” con tecnologia EPR2, mentre continuano a registrarsi incidenti nelle centrali nucleari ancora in funzione e di cui viene sistematicamente prolungata l’aspettativa di vita senza i minimi interventi di manutenzione necessari.

La rivendicazione di una “biforcazione ecologica” non può che richiedere di “agire per pianificare la transizione necessaria di fronte all’emergenza climatica per porre fine alla nostra dipendenza dai combustibili fossili e alle fluttuazioni dei prezzi del petrolio e del gas”, scrive l’appello.

La questione ecologica è particolarmente percepita dai tanti giovani presenti in piazza, consapevoli della necessità di lotta contro l’intero sistema capitalista, per evitare sia il “giardinaggio” che il “green-washing” neoliberista.

La grande partecipazione alla manifestazione di questa domenica segna un’altra tappa importante in questo autunno di lotta che si sta animando in Francia. Lo sciopero dei lavoratori del settore petrolchimico procede senza alcun segno di resa né di indebolimento nelle raffinerie e nei depositi di Total.

Le precettazioni degli scioperanti volute dal governo e l’accordo firmato dai sindacati complici e servili CFDT e CGE-CGC, nelle raffinerie e nei depositi di ExxonMobil, ha portato la rappresentanza della CGT a interrompere lo sciopero, ma con una ripresa che sarà sicuramente lenta e soltanto parziale a causa dei blocchi che continuano nel resto del settore.

Per martedì 18 ottobre è stata convocata da tutti i sindacati e dalle organizzazioni sindacali studentesche una giornata di sciopero interprofessionale per l’aumento dei salari e in difesa del diritto di sciopero, con numerosi settori già in mobilitazione: trasporto pubblico, ferrovie, centrali nucleari, scuola, sanità, porti.

La rabbia sociale crescente e la solidarietà generale con lo sciopero delle raffinerie dimostrano che una dinamica positiva di mobilitazione è in atto, di presa di consapevolezza contro questo sistema e dell’urgenza di una convergenza fondamentale delle lotte sindacali, politiche e sociali.

Se qualcuno pensava ad un inverno freddo, dovrà fare prima i conti con un autunno caldo…

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2 Commenti


  • Giovanni

    Da noi devono essere il sindacalismo di base e l’ area antagonista ad attivare un processo politico che riesca, anch’ esso, a unificare le lotte dei vari ambiti sociali popolari.
    Ovviamente, senza inquinamenti confederali o centrosinistrini.


  • Giancarlo staffo

    Ottima manifestazione, ma la guerra non può non essere posta come questione centrale e determinante

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