Dopo il riuscito sciopero degli autoferrotranvieri indetto da USB il 15 maggio, si fanno sempre più pesanti gli attacchi ai lavoratori, al sindacato e al diritto di sciopero da parte di politici, di alcuni giornalisti e di noti perditempo.
Non entriamo nel merito delle provocazioni di Oscar Giannino, dimostratosi nel recente passato un campione di sincerità, di verità e di equilibrio, che su “Il Messaggero” dice tra l’altro anche delle sonore sciocchezze su argomenti che non conosce, come l’asserzione che nelle società municipalizzate, come quelle dei trasporti, non si applica l’accordo del 10 gennaio tra Confindustria e Cgil, Cisl e Uil.
Non ci interessa neanche entrare nel merito delle affermazioni del Presidente della Commissione di Garanzia che dimostrano che di fatto siamo di fronte ad una vera Commissione anti-sciopero, che invece di contemperare il diritto di sciopero e quello degli utenti, difende a spada tratta quello delle aziende di poter fare il massimo utile possibile in qualsiasi situazione.
Ci piacerebbe discutere dell’esercizio del diritto di sciopero come previsto dalla Costituzione, ma anche su questo tema dobbiamo prendere atto che ci troviamo in una società, quella italiana, che in gran parte è ormai estranea anche alla sua “Carta fondamentale”, nata dalla lotta contro fascismo ed autoritarismo e fondata sul diritto al lavoro.
Ci piacerebbe dire a Giannino e ad altri grandi detentori della “verità” come lui, che il diritto di sciopero è individuale e non può essere riservato al sindacato o, peggio ancora, a quei sindacati che da anni non svolgono il loro ruolo, “collaborano” con le controparti e badano esclusivamente a perpetuare la loro esistenza.
Ci piacerebbe anche ribadire che troviamo contraddittorio, offensivo e persino rivoltante l’ipotesi di legare lo sciopero al SI del 50% (c’è chi dice il 75%) dei lavoratori attraverso un referendum preventivo. Chi chiede il consenso del 50% dei SI per esercitare un diritto costituzionale individuale, è lo stesso che con la nuova legge elettorale decide che con il 40% dei voti – che corrisponde al 20% degli italiani – si fa il pieno in parlamento e si governa da soli.
L’USB combatte tutto ciò, come e con i lavoratori che non chinano la testa, che lottano, che partecipano e si difendono anche con il diritto di sciopero, ma si trova ad operare sindacalmente anche tra quei lavoratori che spesso si iscrivono a Cgil, Cisl e Uil per timore di essere discriminati o perché pensano che “così qualche problemino c’è chi me lo risolve”, ma che poi in tanti scioperano perché non ce la fanno più.
E dovremmo spiegare anche che se un sindacato che ha “pochi iscritti” (ma non ne ha poi così pochi nei trasporti come in tanti altri settori del pubblico e del privato), indice uno sciopero ed è seguito da un numero di lavoratori così alto da riuscire a bloccare le città italiane, vuol dire che le ragioni dello sciopero sono sentite dai lavoratori, vuol dire che il sindacato rappresenta realmente e non soltanto formalmente le istanze di chi lavora.
Questa, cari tromboni politici ed economisti che vi esercitate all’autoritarismo sulla stampa per accattivarvi le carezze di qualcuno, si chiama DEMOCRAZIA, si chiama RAPPRESENTANZA DEL LAVORO, si chiama CONFLITTO SOCIALE….. si proprio quel conflitto che per noi significa emancipazione e per voi rappresenta l’unico nemico rimasto sulla strada che porta al liberismo più sfrenato.
Lo sciopero del 15 maggio parlava di lotta al jobs act e alle privatizzazioni, di necessità di un contratto di lavoro che non si rinnova da anni: questo per noi è conflitto sociale che salda queste esigenze con i bisogni di milioni di altre donne e uomini che non ce la fanno più ad andare avanti.
Ma questo sciopero parla anche a noi ed ai lavoratori: non è ormai più rinviabile la costruzione di una vera alternativa sindacale a Cgil, Cisl e Uil, la costruzione di un sindacato di massa, conflittuale, democratico, indipendente, che rappresenti degnamente la classe lavoratrice di questo paese.
Per fare questo ci vogliono anche i numeri oltre che le ragioni: dobbiamo accelerare lo sviluppo anche numerico ed organizzativo dell’USB. Non c’è più molto tempo! USB è ancora troppo piccolo per rappresentare l’alternativa, ma è ormai troppo grande e forte e costituisce un reale pericolo per l’equilibrio esistente tra governi, confindustria e Cgil, Cisl e Uil.
Ai lavoratori chiediamo di dare forza ad USB, adesso e senza aspettare “tempi migliori”: ora è necessaria la forza dei lavoratori per costruire il sindacato che serve.
Non basta scioperare, non basta lottare: mentre lottiamo e scioperiamo dobbiamo anche costruire le basi per un mondo del lavoro migliore e questo si fa soprattutto attraverso la partecipazione, la solidarietà e l’organizzazione.
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