Efficace iniziativa questa mattina della Usb della Città Metropolitana di Roma. Una diretta televisiva del canale regionale RAI è andata in onda davanti al famoso grattacielo del Torrino. Guarda il video: https://www.youtube.com/watch?v=y2D0fmXA3jw&feature=em-uploademail
Qui i delegati e i lavoratori della Usb insieme ad alcuni esperti (geologi etc.) hanno denunciato i rischi ai quali si sta andando incontro avendovi trasferito uffici e dipendenti della Città Metropolitana. Acquistato dalla ex Provincia di Roma dal costruttore Parnasi per ben 260 milioni di euro, nel grattacielo del Torrino (quartiere della periferia ovest) hanno cominciato ad essere trasferiti (meglio dire deportati vista la locazione impossibile sia per i lavoratori che per gli utenti) i dipendenti della ex Provincia passati in carico alla Città Metropolitana. Un particolare curioso, visto che prima di acquistare il grattacielo – situato all’estremo quadrante ovest della città – un sondaggio condotto tra dipendenti e utenti della ex Provincia dava come risultato il fatto che più del 70% di entrambi risiedesse nel quadrante est dell’area metropolitana, ossia l’esatto opposto. L’area metropolitana di Roma infatti si estende soprattutto nel quadrante sud ed est, appena meno in quello nord essendo quello ovest – dove è il grattacielo – limitato dal mare. Insomma una dimensione territoriale che gli amministratori della ex Provincia che presero e mantennero la decisione di comprare il grattacielo (Gasbarra, Zingaretti), avrebbero potuto e dovuto conoscere con estrema facilità, anche tenendo conto che le dimensioni e la mobilità di Roma Capitale rasentano ancora le dimensioni di un incubo quotidiano e metropolitano, sia per chi deve andare a lavorare sia per gli utenti e i cittadini che hanno necessità di rivolgersi agli uffici. Nel caso del Torrino entrambe le esigenze somiglieranno molto da vicino ad una avventura.
Ma il grattacielo di Parnasi, così come il nuovo Stadio della Roma (anche questo operazione targata Parnasi e giunte di centro-sinistra), oltre a essere decisamente fuori mano, sembra essere anche “fuori luogo” a causa di un difetto strutturale e cioè per il fatto che la zona dove è stato edificato viene ritenuta a rischio idrogeologico. Il Tevere che viaggia verso il mare infatti non è lontano.
L’Usb della Città metropolitana, sin dall’inizio si è opposta alla “costosa” e malfunzionale operazione Torrino, e scavando scavando ha appreso che, l’Autorità di Bacino del Fiume Tevere con Decreto n. 42/2015 del 16 luglio 2015 ha, in virtù delle norme tecniche di attuazione del piano di stralcio per l’assetto idrogeologico, definito e/o ridefinito le aree allagabili e conseguentemente perimetrate e/o riperimetrate le aree territoriali dei corsi d’acqua secondari e reti canali di bonifica nel territorio di Roma Capitale. Una di queste aree è il reticolo secondario Malefede-Vallerano, dove è stata costruita la sede unica del Torrino in via Ribotta, 41, la zona in questione è stata classifica, nel piano di assetto idrogeologico (P.A.I.) a rischio idrogeologico R4.
E’ bene sapere cosa significa il livello di rischio R4 dalla definizione ufficialedell’Autorità di Bacino:
“Rischio molto elevato R4: per il quale sono possibili la perdita di vite umane e lesioni gravi alle persone, danni gravi agli edifici, alle infrastrutture e al patrimonio ambientale, la distruzione di attività socio economiche”.
La diretta televisiva di oggi e gli esperti che vi hanno partecipato hanno confermato tutte le denunce avanzate dall’Usb in questi anni contro l’operazione Torrino, ennesimo regalo ad un palazzinaro amico degli amministratori realizzato contro i lavoratori, gli utenti e le casse pubbliche.
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