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Milano, è già finita la “rivoluzione”?

Così Carlo Masseroli, ciellino doc ed ex assessore all’Urbanistica nella Giunta Moratti, ha commentato la decisione di Giuliano Pisapia di affidare a Lucia Castellano, direttrice del carcere di Bollate e, ancor prima, di quelli di Genova, Eboli e Alghero, l’assessorato a Casa, Demanio e Lavori Pubblici.  Un giudizio duro, certo, ma cosa avremmo detto – da sinistra – a parti inverse, se la direttrice di un carcere fosse stata messa a decidere delle politiche abitative di una città come Milano da un sindaco di destra? La risposta la sappiamo, inutile nascondersi. Quella della Castellano non è, però, l’unica decisione non propriamente da “rivoluzione a sinistra” del neo sindaco milanese che ha pensato bene, per assicurarsi un governo più tranquillo, considerando che dovrà affrontare temi caldi con l’applicazione di un Pgt “tutto cemento” e l’organizzazione di un Expo anche qui “tutto cemento”, di guardare il più al centro possibile.
Così, al Bilancio, ecco il democristiano di vecchia data Bruno Tabacci, quota Api nel terzo polo. Eppure il terzo polo, a differenza della Federazione della Sinistra o dell’Italia dei Valori, non ha portato Pisapia come suo candidato. Eppure per Di Pietro e Ferrero nessuna delega. Per Casini, Fini e Rutelli nientepopodimenoche il Bilancio. Poteri della sinistra “migliore”.
E se di assoluto valore può dirsi la nomina di Maria Grazia Guida come vicesindaco, lei che con Don Colmegna e i volontari della Casa della Carità è riuscita nell’impresa di far assegnare delle case popolari ai rom sgomberati dal Triboniano, optare per Stefano Boeri alla Cultura e all’Expo significa continuare sul scolco tracciato da Moratti, Formigoni e Compagnia delle Opere. Ricordiamo, infatti, che è stato proprio Boeri – sotto il “nemico” governo Moratti – a firmare il progetto sia dell’Expo che del Cerba. Progetti tutt’altro che a misura d’uomo, tutt’altro che green, tutt’altro che in ottica di “nutrire il pianeta” come recita lo slogan di Expo 2015. Se a Lucia Castellano, Maria Grazia Guida, Stefano Boeri, aggiungiamo Pierfrancesco Majorino (Welfare e Salute), Pierfrancesco Maran (Mobilità, Ambiente, Arredo Urbano), poi, il risultato è molto semplice: la giunta Pisapia è chiaramente marcata Partito Democratico. In fondo, anche la vendoliana Daniela Benelli (Decentramento, città metropolitana e servizi civici) è una candidatura che guarda al Pd: la Benelli, infatti, è stata assessore provinciale alla Cultura nella giunta Penati. Sommando alla Benelli, poi, Cristina Tajani (Lavoro, Sviluppo Economico, Università, Ricerca), compaesana di Vendola (di Terlizzi), ecco che a Milano si sta sperimentando quel duopolio Vendola-Bindi che tanto ha fatto discutere qualche mese fa. Più che una rivoluzione, quella Pisapia sembra quindi essere una giunta-laboratorio per una nuova Unione o, ancor meglio (o peggio, fate voi) per un ingresso di Vendola e del suo mondo nel Partito Democratico. Interessante, invece, vedere come se la caverà Ada Lucia De Cesaris, avvocato cassazionista esperta di diritto applicato all’ambiente, nel difficile compito di assessore all’Urbanistica. Chi vincerà tra lei, ambientalista doc, e Boeri quando si parlerà di Expo e di Pgt? Staremo a vedere. Per chiudere, due scelte decisamente poco di sinistra: Franco D’Alfonso, espressione della Milano socialista e riformista, ex dirigente Fininvest e Mediaset, alle Attività produttive, al Commercio e al Turismo e Chiara Bisconti, manager della San Pellegrino (gruppo Nestlè) al Benessere e Sport. Infine a Marco Granelli, dipendente di Caritas Ambrosiana e presidente del Coordinamento nazionale dei centri per il Volontariato, toccherà il non difficile compito di fare meglio di quel De Corato che ha militarizzato l’intera città in nome di una sicurezza che, spesso, ha significato politiche xenofobe. Per lui la delega alla Sicurezza, coesione sociale, polizia locale e volontariato. Buon lavoro, giunta (poco) espressione di una “rivoluzione”.

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1 Commento


  • giovanni

    per finire, le rivoluzioni devono cominciare. Uno che scrive libri con Pecorella è rivoluzionario come i nazi erano socialisti perchè il partito si chiamava nazionalsocialista, essù.

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