Bisogna sfatare un mantra che i media mainstream ripetono come ossessi, amplificando ogni tweet del guitto di Pontassieve. Sarà difficile, certamente, ma bisogna farlo. È quello che recita “dobbiamo fare le riforme strutturali perché servono all’Italia, non perché ce ‘ordina qualcuno”. L’intanto è banale, ma a suo modo efficace: allontanare il sospetto che Renzi sia in realtà solo un drone teleguidato da Bruxelles, Berlino e Francoforte.
In realtà si tratta solo di un rovesciamento della retorica adottata dai governi Monti e Letta (“ce lo chiede l’Europa”), che aveva indubbiamente facilitato l’emersione di prospettive euroscettiche (per essere benevoli) con grande presa di massa, sia in versione di destra (il fascioleghismo salviniano), che di sinistra antagonista (“No Monti Day”, “No Debito”, ecc).
Ma sul piano del “programma” non c’è alcuna novità: quel che si deve fare viene deciso negli studi della Troika, e Renzi esegue distrando il pubblico (magari alzando le bolle di sapone, come nella vignetta di Giannelli sul Corriere di oggi).
Come facciamo a dirlo?
Basta guardare alle “nuove raccomandazioni” inviate ier dalla Commissione Europea al governo italiano, quelle di cuiè stata enfatizzata soltanto la “maggiore flessibilità sui conti pubblici” concessa in considerazione delle perduranti difficoltà di bilancio (133% di debito pubblico, in salita) e delle conseguenze della sentenza della Consulta sull’adeguamento dei trattamenti pensionistici.
Molto generosa, questa Unione Europea. Con l’Italia, almeno, mentre fa l’opposto con la Grecia. Ma cosa pretende, in cambio di un po’ di “flesibilità”?
Lìelenco è lungo e niente affatto elastico.
a) “Un aggiustamento di bilancio verso l’obiettivo a medio termine pari ad almeno lo 0,25% del Pil per il 2015 e dello 0,1 nel 2016, adottando le necessarie misure strutturali sia nel 2015 che nel 2016, tenuto conto dello scostamento consentito per l’attuazione di importanti riforme strutturali”. In pratica tagli “strutturai” alla spesa pubblica, modulati differentemente a seconda del successo o meno nella realizzazione delle “riforme”. Allo scopo, vanno fatte subito ulteriori privatizzazioni (quelle adottate con “grande successo” in Grecia), vanno riviste e ridotte le agevolazioni fiscali (un aumento di fatto della tassazione sui redditi), aumentati i valori catastali (aumento delle tasse sulla casa), miglioramento dei controlli fiscali su elusione ed evasione.
b) Attuare l’”Agenda della semplificazione 2015-2017” al fine di “snellire gli oneri amministrativi e normativi; adottare misure finalizzate a favorire la concorrenza in tutti i settori contemplati dal diritto della concorrenza e intervenire in modo deciso sulla rimozione degli ostacoli che ancora permangono; garantire la rettifica dei contratti di servizi pubblici locali che non ottemperano alle disposizioni sugli affidamenti “in-house” entro la fine del 2015”. Notevole il fatto che anche le “partecipate dagli enti locali” siano tra gli obiettivi di smantellamenteìo pretesi dalla Ue…
c) “adottare i decreti legislativi riguardanti il ricorso alla cassa integrazione guadagni, la revisione degli strumenti contrattuali, l’equilibrio tra attività professionale e vita privata e il rafforzamento delle politiche attive del mercato del lavoro; istituire, di concerto con le parti sociali e in conformità alle pratiche nazionali, un quadro efficace per la contrattazione di secondo livello; nell’ambito degli sforzi per ovviare alla disoccupazione giovanile, adottare e attuare la prevista riforma della scuola e ampliare l’istruzione terziaria professionalizzante”. La traduzione non sarebbe necessaria, ma la facciamo per chiarezza: smantellare gli ammortizzatori sociali nelle crisi industriali, cambiare i contratti di lavoro (aziendali, di preferenza), e persino sbrigarsi a fare della scuola pubblica uno stabilimento di “formazione terziaria professionalizzante”, in modo da avere il tipo di forza lavoro generica necessaria in un paese ridotto a Disneyland globale, incentrata su patrimonio artistico, buona cucina, ecc. Insomma, pizza e mandolino, meglio se in inglese…
d) “adottare il piano strategico nazionale della portualità e della logistica previsto, in particolare per contribuire alla promozione del trasporto intermodale mediante migliori collegamenti; assicurare la piena operatività dell’Agenzia per la coesione territoriale in modo da determinare un sensibile miglioramento della gestione dei fondi dell’UE”.
e) “adottare e attuare le leggi in discussione intese a migliorare il quadro istituzionale e a modernizzare la pubblica amministrazione; riformare l’istituto della prescrizione entro la metà del 2015; fare in modo che le riforme adottate per migliorare l’efficienza della giustizia civile contribuiscano a ridurre la durata dei procedimenti”. Nulla deve essere lasciato al caso. E comunque c’è la conferma che uno dei problemi più avvertiti dal capitalismo multinazionale, rispetto a questo paese, è l’eccessiva lunghezza dei processi civili, che incide sulla propensioe all’invetimento ben più del costo del lavoro o dell’art. 18.
f) “introdurre misure vincolanti entro la fine del 2015 per risolvere le debolezze che permangono nel governo societario delle banche, con particolare riguardo al ruolo delle fondazioni, e adottare provvedimenti per accelerare la riduzione generalizzata dei crediti deteriorati”. E qui si vede come l’attacco alle banche popolari, obbligate a farsi conquistare dagli istituti più grandi, non sia una “pensata” dello staff renziano, ma un obbligo pressante a favorire la concetrazione del capitale finanziario stesso.
g) “Per la fine del 2015 è prevista un’ambiziosa riforma della Costituzione, particolarmente volta a chiarire la ripartizione delle competenze tra i vari livelli dell’amministrazione”. Neanche le “riforme costituzionali” sono un parto della fervida mente di Renzi e soci; solo una traduzione in vernacolo delle indicazioni europee che puntano a demolire quanto resta dell’assetto costiuzionale republicano, evidentemente considerato troppo “socialista”…
h) “Non è ancora stata completata una riforma complessiva della pubblica amministrazione in materia di ricambio del personale, mobilità e retribuzioni. Benché siano stati compiuti passi in avanti per incrementare IT 6 IT la trasparenza e rafforzare i poteri dell’autorità nazionale anticorruzione, non è stata ancora effettuata la riforma dei termini di prescrizione, ritenuta anche da altre organizzazioni internazionali un caposaldo della lotta contro la corruzione in Italia”.
Come si può agevolmente vedere, non c’è un singolo punto dell’agenda “riformatrice” renziana che sia decisa in modo autonomo. Tutto il programma di governo – a parte ovviamente la distribuzione delle poltrone – è qui precisamente indicato. Per temi, forme e tempi. Il guitto esegue distraendo il pubblico…
Le “raccomandazioni” dell’Unione Europea:
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