A Torino in questi giorni succedono cose interessanti. Succede, ad esempio, che un gruppo di famiglie ROM sgomberate (anche ad armi spianate) dal campo di Lungo Stura Lazio senza che gli sia stata offerta una reale alternativa decida di ricorrere allo strumento dell’occupazione abitativa per riprendersi la dignità del diritto ad un abitare dignitoso.
Fin qui nulla di strano: in una città in cui la situazione del diritto alla casa è disastrosa sono state tante le famiglie e i singoli che hanno reagito occupando case e spazi sfitti.
La novità sta che stavolta gli ormai ex abitanti di Lungo Stura, aiutati dal collettivo “Nero Gatto Rosso” che da tempo li aiuta nella loro lotta, hanno letteralmente occupato un’occupazione.
Si tratta di un’occupazione del tutto particolare. É la caserma di Via Asti, occupata da mesi da vari soggetti politici. Fra questi l’ONG “Terra del Fuoco”, legata a doppio filo al consigliere comunale di SEL Michele Curto e che, ohibò!, fa parte del progetto “La Città Possibile”, sponsorizzata dal comune proprio a favore della popolazione ROM, ma che ha avuto la spiacevole conseguenza di buttare letteralmente per strada molte persone dopo aver demolito le abitazioni in cui vivevano.
E così, spiazzando letteralmente tutti, il 1 Novembre gli abitanti sgomberati hanno occupato un pezzo della ex Caserma di Via Asti, rivendicando il fatto che “Terra del Fuoco” e gli altri avevano promesso un “uso sociale” dello spazio occupato.
Apriti cielo! L‘occupazione dell’occupazione ha creato non pochi cortocircuiti. Da subito gli abitanti della zona (un quartiere bene) hanno rilasciato preoccupate dichiarazioni alla “Stampa” perché si sa, signora mia, gli “zingheri in quartiere” abbassano il valore degli immobili. Fra gli esponenti del Partito Democratico saliva velocemente la rabbia verso SEL, cui viene addebitata la colpa del “fattaccio”. Il consigliere regionale Antonio Ferrentino si lascia andare: “Qualcuno pensava che lasciando Via Asti a Terra del Fuoco si evitava una lista a sinistra. Sono mesi che avevano deciso la lista e ci stanno solo prendendo in giro”.
Eh sì, perché da mesi si vocifera della nascita di una fantomatica cosa rossa (a primavera anche Torino andrà alle elezioni), che il PD voleva evitare. Via Asti come il prezzo da pagare? Certo, a chi sa di come finiscono occupazioni di caserme in altre città a guida PD (e se non lo sapete ve lo diciamo noi: male) non appare troppo improbabile.
Sta di fatto che i Rom di Lungo Stura hanno rotto le uova nel paniere a tutti: al quartiere bene, al PD e pure a SEL. Intanto in Via Asti pare essersi instaurato un traballante compromesso: dopo aver tentennato per due giorni, il comitato dei vecchi occupanti ha emesso un comunicato in cui si afferma che “mantenendo vivo e saldo il principio fondante dell’azione che in questi mesi ha portato avanti e si impegna a sostenere al meglio delle sue possibilità l’ingresso nella caserma di queste famiglie, per costruire insieme un percorso che diventi presto sostenibile in prima battuta per loro e per il quartiere”. Vedremo come andrà nei prossimi giorni.
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