“Oggi, 20 Ottobre, OSA insieme agli studenti del Liceo Artistico Ripetta ha occupato la sede centrale dell’Istituto”.
Non c’è due senza tre. Se avete un déjà-vu, siete perdonati, perché con questo incipit gli studenti e le studentesse dell’Opposizione Studentesca d’Alternativa (Osa) di Roma, assieme ai compagni di scuola, dichiarano la terza occupazione di questo autunno romano, dopo quella del Cine-TV Rossellini e dell’Albertelli.
“Questa occupazione nasce dalla necessità di opporci e di lottare sulle problematiche del proprio istituto e contro un modello scolastico portato avanti da Draghi e dal ministro Bianchi che, come il PNRR ha dimostrato, segue la stessa linea di tutte quelle politiche che in questi anni hanno massacrato la scuola”, affermano i ragazzi nella nota diramata pochi minuti sulla pagina Instagram.
“Tali contraddizioni le abbiamo sentite gravare sulle nostre spalle in maniera esorbitante dall’inizio della pandemia fino ad adesso, dove il malessere e la rabbia di noi studenti è esplosa”.
“La preside ha voluto intimidirci, sono stati minacciati e addirittura spintonati studenti anche minorenni ma non ci siamo fermati”, denuncia l’Osa, che dalle informazioni ricavate ha dovuto fare i conti con un atteggiamento aggressivo e intimidatorio anche da parte delle forze dell’ordine.
Chi in città e nelle istituzioni, dopo la disfatta delle destre e la ripresa degli scranni della rappresentanza politica da parte del Partito Democratico, pensava di poter instaurare un regime di pacificazione sociale è stato bruscamente svegliato.
Non sarà infatti un semplice cambio di poltrona tra chi insegue gli stessi programmi politico-economico-educativi che potrà riscattare le sorti di una generazione a cui la sola certezza riservata è quella dell’incertezza del proprio domani.
“Continuiamo la lotta scuola per scuola, verso la mobilitazione del 29 ottobre”, rilanciano dal Ripetta, ennesimo esempio di insofferenza sociale organizzata che rompe gli schemi dell’apparato di potere politico, burocratico e repressivo, per iniziare a scrivere una parola nuova sulle pagine bianche del futuro di una generazione al contrattacco.
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