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Milano. Sporchi, cattivi e pendolari, nella città per pochi

Per un servizio popolare, sicuro, garantito, contro le speculazioni e il profitto privato.

Abbiamo voluto farci sentire oggi alla stazione di Porta Garibaldi, luogo di incontro e di passaggio per centinaia di migliaia di pendolari e cittadini che ogni giorno si spostano da e per Milano. 

Questa città è una sorta di “polo magnetico” di attrazione, ma di che tipo? La narrazione dominante ci parla di una città smart, alla portata di tutti, efficiente, in costante crescita. Abbiamo scelto i gillet gialli, prendendo esempio dal popolo francese, per catalizzare la nostra rabbia in un simbolo, in modo da farsi ascoltare da chi ha le redini del comando. Certo, per chi ha governato questo paese, la Regione Lombardia e il Comune, e si è fatto paladino delle richieste della Confindustria, delle agenzie di rating e della Unione Europea, Milano offre molto. 

Ecco noi questa retorica la vogliamo infrangere, non per partito preso, ma perché vogliamo utilizzare un punto di vista diverso da quello dei flussi finanziari, dei profitti, delle banche, dei grandi imprenditori e costruttori, e cioè il punto di vista di chi in questi anni ha pagato i costi della crisi e delle politiche messe in atto, li ha pagati in termini salariali o con la perdita dello stesso posto di lavoro, così come nella quotidianità con la progressiva sottrazione, lo smantellamento e la riduzione dei servizi fondamentali quali la salute, le pensioni, la casa, i trasporti. 

Spostarsi ogni giorno per lavoro non è un passatempo divertente. Tantomeno se farlo diventa un’odissea economica e di tempo. Con l’aprirsi del nuovo anno lo sarà ancora meno a Milano e in tutta la Lombardia, data la concomitanza di due decisioni che colpiranno pesantemente i pendolari: l’aumento dei biglietti e progressivamente degli abbonamenti dell’ATM e il taglio delle corse della già malmessa TRENORD. Con totale disprezzo e con grande chiarezza, chi governa la Regione e il Comune di Milano ci dicono cosa pensano di noi: o potete permettervelo, o… affari vostri.

Lo sa bene un pendolare cosa vuol dire:  vedere a fine mese la propria busta paga depauperata di almeno 30, 60, 80 euro, sapendo che a tale cifra corrispondono almeno 2 ore al giorno, quando non ci sono ritardi, di tempo personale che nessuno ci restituirà, che affare! Non c’è spazio per le esigenze di sporchi, cattivi e pendolari. Anzitutto contano i profitti delle società, e i pendolari, così come ingranaggi, garantiscono l’efficienza del centro direzionale.

La nostra campagna è solo all’inizio: ci troverete ancora, coi nostri gilets, per rivendicare un servizio di trasporti pubblico, garantito e accessibile davvero a tutti!

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