Ieri il Presidente dell’Emilia-Romagna si era affrettato ad annunciare la distribuzione della pillola ru486 nei consultori della Regione.
Stamattina a Radio Capital anche l’assessore della Regione Lazio, Alessio D’Amato, ha dichiarato che sarà istituito “un tavolo tecnico” per verificare “la possibilità di procedere con un protocollo sperimentale legato alle giovanissime, per la gratuità della pillola contraccettiva”.
“Chiederò quindi al consiglio regionale di inserire un apposito capitolo di bilancio per questo”, ha aggiunto.
Se due indizi fanno una prova, il contraccolpo in casa del Partito democratico subìto dalla dura contestazione di piazza delle giovani militanti di Potere al Popolo e dell’Osa è stato forte, tanto da far correre subito ai ripari le Regioni a guida dem.
“Questa è una vittoria degli studenti e delle studentesse di Osa”, si legge nella nota diramata subito dall’organizzazione studentesca.
“La dura contestazione a Laura Boldrini al corteo per il diritto all’aborto e il presidio di ieri al consultorio privo di personale di via Levii hanno riportato al centro del dibattito pubblico la questione del diritto all’aborto, spazzando via ogni velo di ipocrisia del centrosinistra, ridando centralità, visibilità e attenzione pubblica al tema e obbligando così le istituzioni a intervenire, non potendo ignorare l’ondata che si è prodotta”, prosegue il comunicato.
“La battaglia è vinta?”, si chiedono gli studenti. “No, perché questa è una misura insufficiente e minima rispetto alla disastrosa situazione in cui versano i diritti in Italia, causata dalle politiche decennali di centrodestra e centrosinistra”.
“Ma solo la lotta paga e cambiare questo sistema si può”, chiosando: “questo non è che l’inizio: continueremo a lottare a fianco dei quartieri popolari e degli studenti per i diritti e per una reale emancipazione contro questo sistema che ci opprime”.
Sicuramente due belle notizie per le ragazze che vivono nei due territori e un segnale di forza dimostrato dalla mobilitazione di piazza che si è posta in diretta contrapposizione con chi negli anni ha smantellato il Servizio sanitario nazionale e tutto il resto dell’apparato sociale e di diritto, duramente conquistato nel lungo ciclo di lotte dello scorso secolo.
Il Pd nelle Regioni è stato “tanato” proprio in uno dei campi dove si credeva più forte, quello della questione di genere, ma la contestazione di piazza Vittorio ha avuto il merito di spostare l’agenda politica sull’emancipazione delle donne provenienti dalle classi popolari.
L’indirizzo politico del “né con i fascisti, né con il Pd” emerge come l’orizzonte entro cui schierare le forze disposte al conflitto politico e sociale, per un cambiamento radicale della rotta imposta a questo paese dall’indecente classe dirigente italiana, fedele suddita da troppo tempo ormai della Nato e dell’Unione europea.
Organizzarsi e scendere in piazza serve e come, a differenze di quello che viene propinato dall’ideologia liberista odierna, soprattutto se si individua il “nemico politico” a cui indirizzare la contestazione e la “classe sociale” a cui proporre l’alternativa.
Se il bel tempo di vede dal mattino, le nubi che offuscano quest’autunno potrebbero non essere portatrici solo di cattivi presagi.
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