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Pyongyang: “un attacco nucleare preventivo non è monopolio degli Stati Uniti”

Nei giorni scorsi l'agenzia Reuters scriveva che il Viet Nam avrebbe dislocato rampe di lancio missilistiche su cinque basi dell'arcipelago Spratly, a proposito delle quali un mese fa la Camera permanente del tribunale de L'Aja aveva sentenziato che la Cina, nella disputa con le Filippine – ma le Spratly (per i cinesi Nansha) sono contese anche da Viet Nam, Taiwan, Malesia e Brunei – non può avanzare pretese di zona economica esclusiva. Il Ministero degli esteri vietnamita ha però definito la notizia “non esatta”, evitando ogni ulteriore commento; al Ministero della difesa hanno dichiarato che lo stato ha il diritto di dispiegare mezzi di difesa in qualunque territorio nell'ambito delle frontiere sovrane del paese.

Il passo, in ogni caso, andrebbe a innalzare ulteriormente la tensione nel mar Cinese Meridionale ed è difficile non collocarlo nell'ottica dei tentativi di Washington di attirare anche l'antico nemico (gli 80 milioni di litri del famigerato “Agent Orange” continuano tuttora a mietere vittime in Viet Nam, come ha dichiarato pochi giorni fa il vice premier di Hanoi Vu Duc Dam) nella strategia di accerchiamento della Cina e di militarizzazione crescente dell'area, di cui il dispiegamento del sistema THAAD in Corea del Sud non è che la punta più preoccupante.

Al proposito, nei giorni scorsi, Mosca e Pechino sono tornate ad avvertire Washington che al sistema antimissilistico statunitense THAAD in Asia, risponderanno con un'alleanza nucleare. Questo, almeno, quanto riportato da Global Times, che sottolinea come dopo l'annuncio USA relativo alla Corea del Sud, anche il Giappone avrebbe espresso la volontà di accelerare il dispiegamento di basi missilistiche sul proprio territorio. La questione era già decisa da tempo, ma Tokyo aveva sinora parlato di una prospettiva quantomeno posteriore al 2018; ora, sembra invece che i tempi debbano essere più ravvicinati: la tensione nel mar Cinese Meridionale ha evidentemente spinto Washington ad accelerare le “richieste di aiuto” dei propri satelliti asiatici. Secondo Global Times, nei piani USA rientra il dispiegamento di sistemi antimissilistici in ogni punto del Pacifico considerato strategico: l'obiettivo è quello, da un lato, di controllare ogni passo cinese e russo in Asia, “paralizzando” la potenza dell'avversario e, dall'altro, di ottimizzare il sistema delle “alleanze” militari ed economiche di Washington nell'area estremo orientale.

Ed è appunto Global Times a scrivere che Cina e Russia devono collaborare strettamente nella messa a punto di nuovi armamenti strategici, se vogliono che “il programma americano perda completamente la propria autorità”: in particolare, devono cercare di realizzare un'arma in grado di “perforare” il THAAD. Il dispiegamento del sistema antimissilistico USA in Corea del Sud e Giappone crea un asse potente nella regione e, nota rusvesna.su, molti media di Tokyo e Seoul cominciano ad allarmarsi della possibilità che Mosca, Pechino e Pyongyang mettano a punto un sistema comune di risposta.

Ancora ieri l'altro, l'agenzia Xinhua scriveva di forti manifestazioni di protesta a Seoul contro il dispiegamento del THAAD nel paese e in occasione della visita del direttore del Missile Defense Agency del Dipartimento della difesa USA, il vice ammiraglio James D. Syring. Il sistema “THAAD ha fornito alla Cina” conclude Global Times, “il pretesto per la formazione di una forza nucleare prima nel mondo e ciò, in lunga prospettiva, non è poi così male”.

Senza attendere le raccomandazioni di Global Times, la Corea del Nord ha detto senza tanti orpelli di esser pronta a portare “un attacco nucleare nel caso della più piccola provocazione USA nella regione Asia-Pacifico". La decisione della Corea del Sud di dispiegare sul proprio territorio batterie del complesso missilistico THAAD, è detto in un comunicato dell'agenzia nordcoreana KCNA, e il trasferimento di tre bombardieri strategici B-2A “Spirit” sull'isola di Guam, costituiscono parte del piano di attacco alla RPDC.

Lo scorso 9 agosto, il Rodong Sinmun riportava un comunicato relativo alla decisione del Pentagono di trasferire dalla base “Whiteman” nel Missouri, alla base di “Anderson”, all'estremità nordorientale dell'isola di Guam, tre bombardieri B-2A (velivolo “transonico” a tecnologia stealth, realizzato in base al progetto “High Altitude Penetrating Bomber”) per un attacco preventivo alla Corea del Nord. Il trasferimento, scriveva il Rodon, è concomitante al dispiegamento di quattro bombardieri strategici nucleari B-1B, sempre nella base aerea di “Anderson”. L'obiettivo perseguito “dagli imperialisti degli Stati Uniti, con l'introduzione di sistemi per la guerra nucleare nella regione Asia-Pacifico, è quello di preparare un attacco nucleare preventivo sulla Corea del Nord”.

In base a questo scenario, continua il Rodong Sinmun, gli USA nel giugno scorso, in occasione delle esercitazioni “con le forze fantoccio sud coreane e i reazionari giapponesi”, avevano portato una formazione di B-52Hs dalla base di Guam; a luglio hanno poi compiuto ancora esercitazioni con bombe nucleari nel cielo della Corea del Sud, senza nemmeno informarne Seoul. Tali “mosse indicano chiaramente uno scenario di invasione della Corea del Nord” e le prossime manovre congiunte USA-Corea del Sud “Ulji Freedom Guardian” potrebbero costituire l'occasione di un attacco nucleare a sorpresa contro la Corea del Nord.

Quindi, perché poi Washington non abbia a lamentarsi, con Giovenale, che “a Delfi gli oracoli tacciono e la caligine avvolge il futuro”, il Rodong News Team avvisa che “un attacco nucleare preventivo non è monopolio degli Stati Uniti”.

 

 

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